La storia di Jesse Dufton, il climber cieco che colleziona arrampicate da record
"Esausto? Certo che ero esausto. Terrorizzato? Non particolarmente". Questo è quanto dichiarato dall'alpinista cieco Jesse Dufton. "Difficilmente sono preoccupato: mi stresso soltanto se sto per cadere giù o se sono consapevole di essere in possesso di un'attrezzatura che non è buona", ha continuato a spiegare. L'alpinista, che soffre di una condizione degenerativa dell'occhio che lo ha reso praticamente cieco. Secondo quanto afferma è in grado di distinguere appena "un mucchio di luci lampeggianti".
Ciò non gli ha impedito di diventare fra i più famosi climber: ha scalato per più di una volta El Matador, la parete rocciosa alta oltre 150 metri che si trova in Wyoming e che è conosciuta anche con il nome de "la Torre del Diavolo" ed è stato il primo a scalare The Old Man of Hoy, in Scozia.
L'inizio delle arrampicate e la malattia
Dufton è nato con una condizione degenerativa dell'occhio chiamata "distrofia dei coni". Ha iniziato ad arrampicare quando era bambino, insieme a suo padre, quando aveva appena due anni. Ad 11 anni, però, proprio a causa della sua malattia, gli era rimasto soltanto il 20% della sua vista che ha continuato a peggiorare progressivamente. Oggi ha 39 anni e anche se la sua patologia continua ad avere effetto sui suoi occhi, continua ad arrampicarsi, collezionando vette e traguardi da record, raccontati in un film documentario sulla sua vita, Climbing Blind II, disponibile tramite BritRock Films.
"Non voglio che il mio destino genetico determini le mie scelte di vita – spiega Dufton alla Cnn – Per me attraversare la strada per andare in ufficio è più pericoloso perché non riesco a vedere le macchine. Non ho alcun controllo su di loro, le sto letteralmente solo ascoltando… potrei morire in un istante. Ma se non corri mai alcun rischio, ti condanni alla certezza di perdere qualcosa".
Certamente il modo di arrampicare per lui e sua moglie, che lo accompagna in ogni traguardo, è diverso. Per lui, che non può vedere, prestare attenzione a tutto il resto è fondamentale: dal tatto su cui posano i suoi piedi alla resistenza. "Sono esigente per le scarpe. Sono sensibile e devo sentire cosa c'è sotto ai piedi – ha aggiunto – La forza delle mie dita non è eccezionale, ma la mia resistenza è incredibile".
I traguardi dell'alpinista cieco Jesse Dufton da record: la scalata de El Matador
Dufton è stato il primo alpinista cieco a scalare il famoso Old Man of Hoy nelle Isole Orcadi in Scozia e ad aprire una via di più tiri su una scogliera di 300 piedi nelle montagne del Piccolo Atlante in Marocco. Insieme a sua moglie ha impiegato un solo giorno per scalare El Matador, monolite con fessure colonne e strapiombi, anche se non è mancata qualche caduta nel corso dell'arrampicata. "El Matador è stata l'impresa più difficile della mia vita – ha aggiunto – Ho subito diverse cadute pesanti, ma grazie all'allenamento ho portato a termine anche questa missione".
Con lui a scalare la parete anche la moglie Molly: "Una volta eliminate i primi problemi, possiamo già festeggiare. Siamo contenti già a metà parete – ha spiegato la donna a Cnn – Anche io faccio arrampicate da oltre 20 anni e lo faccio anche piuttosto bene. Ma alcune cose che fa lui, sono semplicemente pazzesche".
Il rapporto fra Jesse Dufton e la moglie Molly
Oltre ad arrampicare insieme, i due si fanno compagnia anche quando è soltanto uno dei due a svolgere la scalata: grazie ad un sistema di ricetrasmittenti ideato dai due, si fanno coraggio e si spronano nel corso di tutta l'arrampicata. "Se io sono davanti, mentre lui sale dietro di me gli faccio notare dettagli a cui deve fare attenzione, come rocce che sporgono o cose simili – precisa lei – Non posso ricordarmi tutto, ma sicuramente è un aiuto. Oppure gli faccio presente quando ci sono punti buoni per riposarsi. Lui non parla molto. Lo sento che è concentrato e che punta a resistere".
Poi prosegue lui: "Spesso ci chiedono se litighiamo. Siamo bene assortiti, posso dire. Inoltre, quando stiamo scalando, questo occupa tutta l'attenzione. È un’attività mentale piuttosto impegnativa. Non hai spazio per nient’altro. Delle volte capita che si discuta, ma può capitare. Per il resto, forse ancora di più che negli altri casi, il nostro rapporto è basato sulla fiducia".