La storia dei due bambini killer che torturarono e uccisero un bimbo di due anni
12 febbraio 1993, sono passate le 15. Al centro commerciale ‘New Strane' di Bootle, cittadina di 77mila anime a 12 minuti da Liverpool, c’è un viavai di persone. Il clima gelido di quella giornata di mezzo inverno non ha scoraggiato gli avventori. Per i corridoi del grande complesso commerciale che serve la classe media di Liverpool, si vedono passeggiare studenti con lo zaino in spalla, gruppi di ragazzine adolescenti infagottate in pesanti bomber dai colori vivaci, casalinghe affaccendate e bambini con le loro mamme.
Il rapimento
Anche il piccolo Jamie, 2 anni, capelli chiari e occhi sorridenti, passeggia insieme alla sua mamma nel consueto giro di spese quotidiane. Di cognome fa Bulger, come James Bulger, il pericoloso criminale americano con cui, per fortuna, i Bulger di Bootle non hanno niente a che fare. Denise deve rimediare qualcosa per la cena e con un marito disoccupato non è facile provvedere ai bisogni della famiglia. I Bulger non sono esattamente una famiglia benestante e la vita in quel piccolo appartamentino di Oak Tower nel grigiore di Roughwood non è facile. Mentre passeggiano, Denise lascia la mano del piccolo Jamie che, attratto dagli oggetti e dalle persone, inizia a gironzolare qua e là. Quando si volta, James non c’è più. Nello spazio di appena quattro minuti, dalle 15 e 38 alle 15 e 42, suo figlio è sparito. Le ricerche scattano immediatamente: l’incubo peggiore di un genitore si è avverato, qualcuno ha preso un bambino di due anni e si è allontanato nel monotono tran tran del centro commerciale. Secondo le statistiche la maggior parte dei bambini dichiarati scomparsi muore nelle prime 48ore, ma la storia di James può essere diversa. Ci credono i Bulger, vogliono crederci anche i poliziotti che mettono a ferro e fuoco lo storico complesso commerciale di Bootle. L’attesa dura poco meno di ventiquattro ore.
La scoperta alla stazione di Walton
Sui binari della stazione ferroviaria di Walton e Anfield sulla Walton Lane, a circa 7 chilometri dal New Strane Shopping Center, viene trovato qualcosa che somiglia ai vestiti di un bambino di poco più di un anno. Avvicinandosi, però, si ha il sospetto che non si tratti di mucchio di abiti, sembrano piuttosto i pezzi di una bambola. In realtà, quello è ciò che resta del piccolo James. In poco tempo nella stazione semideserta della periferia di Bootle arrivano la Polizia locale e la Scientifica. La scena del ritrovamento è uno degli spettacoli più strazianti che i poliziotti abbiano mai visto. James ha il volto imbrattato di vernice blu, ricoperto di immondizia e materiale di risulta. Il suo corpo è stato tranciato in due dal treno in corsa. I calzoncini sono abbassati. Roy Barter, il coroner che esamina il corpo, dichiara che in venticinque anni non aveva mai visto niente di simile. Due giorni dopo sui binari della stazione spuntano crisantemi, orsacchiotti, biglietti struggenti e candele. La dura cittadina del Merseyside si scioglie di tenerezza e dolore e ciascuno va a portare il suo personale omaggio sul luogo della tragedia. A deporre un fiore sulle rotaie della Walton c’è anche un ragazzino di dieci anni: si chiama Rob Thompson. Anche lui quel pomeriggio del 12 febbraio si trovava al centro commerciale insieme al compagno di scuola Jon Venables.
La foto dell'orrore
Anche al funerale, qualche giorno più tardi, ci sono centinaia di persone. Piegata dallo strazio e dal freddo, sotto una pioggia battente, c’è una comunità annichilita dall'orrore e dal senso di fallimento per aver coltivato come una gramigna velenosa quel male che ha portato via il piccolo James. L’orco, colui che ha rapito Jamie facendolo ritrovare ore dopo orribilmente mutilato, è uno di loro. Intanto la televisione diffonde una foto estratta dal video dell’impianto di sorveglianza del centro commerciale. Sono le ultime ore di vita di James. Si vede il piccolo camminare mano nella mano con il suo assassino, è un‘immagine che atterrisce, ma a sconvolgere chi guarda quella foto sono le sembianze dell’aguzzino: è un bambino di circa 10 anni. Dopo aver visto quell'istantanea una cittadina di Bootle contatta gli inquirenti. La donna ha riconosciuto due ragazzini del posto: sono Jon Venables e Robert Thompson. I due vengono prelevati e interrogati immediatamente. In circa 20 interrogatori andati in scena per due giorni consecutivi viene a galla la verità. I bambini confessano, tra finte lacrime e accuse reciproche, di aver rapito il piccolo.
La confessione
Il racconto che risuona dalle vocine infantili è agghiacciante. Jon e Rob hanno marinato la scuola e si sono diretti verso il centro commerciale dove di solito andavano a giocare. Hanno rubato caramelle, un pupazzo, batterie elettriche e un barattolo di vernice blu. Poi hanno adescato il piccolo James, lo hanno portano via con loro iniziando la sequela di torture e violenze che porterà il piccolo alla fossa. Hanno camminato fino a un vicino canale dove lo hanno preso per le caviglie e hanno lasciato cadere a testa in giù, provocandogli una grave ferita sulla fronte, che hanno occultato con un berretto. Poi hanno ripreso il cammino senza una meta, arrivando, dopo diversi chilometri – circa 7 – alla stazione ferroviaria dove avevano intenzione di seviziarlo. Secondo la ricostruzione è verosimile che lo abbiano impiccato e poi colpito con dei sassi e una mazza, spogliato, molestato sessualmente e infine abbandonato sulle rotaie agonizzante. Il treno ha fatto il resto.
I testimoni
Dell'atroce viaggio all’inferno, dal centro commerciale alla stazione, spuntano numerose testimonianze. Un articolo che fa scalpore denuncia la vergogna dei 39 testimoni del rapimento. Queste persone hanno incontrato il trio in momenti diversi del sequestro. Alcuni riferiscono di aver visto un bimbo di circa due anni con vistose ferite sulla fronte puntare in piedi per strada, rifiutandosi di seguire quelli che, all’apparenza, venivano scambiati per fratelli maggiori. James era stato visto mentre veniva trascinato via urlante dai due ragazzini per un tragitto lungo 7 chilometri durato circa due ore. Nessuno, però, ha compreso il pericolo che incombeva sul piccolo James sebbene apparisse confuso, insanguinato e disperato. Nessuno è intervenuto.
Chi sono i due bambini killer
Chi sono quelli che la stampa prende a chiamare i due ‘bambini killer'? Non bisogna guardare tanto lontano per trovare una risposta, è sufficiente dare un’occhiata nelle loro case. Thompson, figlio di una madre alcolista, era stato vittima di abusi sessuale da parte dal padre; Venables, figlio di genitori divorziati, entrambi con dei trascorsi di depressione, aveva un fratello e una sorella affetti da handicap e per questo era vittima di bullismo. Da ragazzini deviati quali erano ben presto Rob e Jon si erano ritrovati. Jon aveva tratto maggiore sicurezza nella vicinanza di Rob e aveva cominciato a rivalersi delle angherie subite su bambini più piccoli di lui. Questo incontrovertibile processo di corruzione e degrado li aveva portati sulle rotaie di quella stazione. Quei due ragazzini erano due bombe ad orologeria destinate ad esplodere. Intanto, proprio come se si trattasse di due criminali adulti, i loro nomi vengono diffusi e cominciano a circolare le foto segnaletiche dei due bambini, cosa che scatena la reazione dell’opinione pubblica. Le famiglie Thompson e Venables sono costrette a trasferirsi lontano da Bootle per evitare il linciaggio. Anche la madre di James comincia a essere perseguitata e incolpata per aver perso di vista il figlio. Centinaia di lettere vengono filtrate dalla polizia perché la donna non legga insulti e minacce.
L'epilogo
Quando inizia il processo i due ex compagni di scuola vengono giudicati sul banco degli imputati, lontano dai genitori, seduti su due seggiolini rialzati. Un'immagine, anche quella, che sconvolge. I due assassini e torturatori di James sono due ragazzini che non riescono a toccare il banco con il naso. Tra polemiche e proteste il giudice pronuncia la sentenza: dieci anni di carcere, poi ridotti a 8. Durante tutta la durata del processo i ragazzini non mostrano mai il minimo segno di rimorso.
Jon Venables e Robert Thompson oggi
A giugno 2001 i due ragazzi sono usciti dal carcere e hanno iniziato una nuova vita con una nuova identità. Jon Venables è tornato in carcere per una grave violazione della libertà vigilata e per possesso e distribuzione di materiale pedopornografico. I coniugi Bulger hanno avuto un altro figlio esattamente alla conclusione del processo che condannò gli assassini di Jamie. Dopo aver partorito il piccolo Michael James, Denise Bulger, all'epoca 25 enne, commentò, con un sorriso amaro: "Questo bambino non lo perderò mai d'occhio".