Nasser, un giovane yemenita di 14 anni, ha subito l’amputazione della gamba destra poco sotto il ginocchio dopo l'esplosione di una mina. “Non era rimasto nulla da salvare – spiega Faroukh, fisioterapista di Medici senza Frontiere – l'osso era completamente esploso”. Il ragazzino stava sorvegliando le pecore di famiglia con suo zio e suo cugino nei campi di Mafraq Al Mocha, a 180 km a sud di Hodeidah. Il destino è stato particolarmente duro con Nasser: qualche anno fa, aveva perso il pollice della mano destra, colpito da un proiettile, e oggi anche usare le stampelle gli è difficile. Il padre, Mohammed, ora ha paura di camminare nei campi. “Sappiamo che ci sono le mine – racconta – ma non conosciamo esattamente dove si trovano”. Con pochissimi segnali che indicano la presenza degli ordigni nascosti nel terreno, tutti i giorni una sorda detonazione significa che un’altra trappola esplosiva è stata innescata.
All'ospedale chirurgico da campo di Medici senza Frontiere a Mocha, unica struttura nell'area a fornire cure di emergenza, non c’è giorno che non arrivi un ferito di guerra. Tra agosto e dicembre 2018, l’organizzazione umanitaria ha trattato più di 150 pazienti vittime di mine e ordigni esplosivi improvvisati o inesplosi. Un terzo di loro sono bambini, vittime innocenti come Nasser, colpiti mentre giocavano nei campi. “Le prime vittime di questa minaccia nascosta sono i civili: uccisi, amputati, mutilati a vita”, sottolinea Msf.
Una generazione di mutilati
In Yemen, le mine stanno creando generazioni di persone mutilate – è la denuncia l’organizzazione umanitaria – e avranno un impatto a lungo termine sull'intera società. Perché oltre all'aspetto sanitario, c’è anche quello economico. Nelle zone agricole, l’abbandono dei campi a causa degli ordigni disseminati ovunque ha effetti molto pesanti sulle famiglie che vivono di agricoltura. “Sono andato nei campi a lavorare – è la testimonianza di un agricoltore yemenita – quando ho calpestato una mina ed è esplosa. Mi sono ritrovato a terra. E’ stato mio padre il primo ad intervenire e portarmi all'ospedale di Aden”. Un viaggio durato più di 8 ore possibile solo grazie alla generosità di un vicino che ha prestato la macchina per trasportare il contadino gravemente ferito. “Vediamo fratture complesse, difficili da operare, che spesso richiedono amputazioni e lunghi mesi di riabilitazione”, spiega Husni Abdallah, infermiere di Msf. “La costa tra Hodeidah e Aden è una zona rurale molto povera e sono pochi quelli che hanno i mezzi per accedere alle cure. Al di là del nostro ospedale non hanno un posto dove andare se hanno bisogno di un intervento chirurgico. Stiamo parlando di feriti di guerra – continua l'operatore sanitario – che muoiono perché non riescono a raggiungere Mocha in tempo, ma anche donne incinte che perdono la vita durante il parto per mancanza di cure appropriate”.
Yemen: un Paese minato
Per impedire l'avanzata delle truppe di terra sostenute dalla coalizione guidata dall'Arabia saudita e dagli Emirati, in guerra dal 2015 contro le truppe le milizie Huthi, nel sud-ovest dello Yemen sono state sparse migliaia di mine e altri ordigni esplosivi improvvisati. Secondo il Centro di azione sulle mine dello Yemen, tra il 2016 e il 2018, l’esercito yemenita ha disinnescato 300.000 ordigni. Lo sminamento, però, si concentra quasi esclusivamente su strade e infrastrutture strategiche, con scarsa attenzione alle aree civili e i terreni agricoli. Un’operazione indispensabile per permettere alle persone di tornare a lavorare in sicurezza nei loro campi. “Le organizzazioni specializzate per lo sminamento e le autorità devono intensificare i loro sforzi nella regione al fine di ridurre il numero delle vittime”, afferma Claire Ha-Duong, a capo della missione di Msf in Yemen.
La popolazione del distretto di Mawza, a 45 minuti di macchina da Mocha, si è letteralmente dimezzata, perché la popolazione è fuggita a causa dei combattimenti. Come in altre località della zona, i campi sono stati prima abbandonati, poi minati per impedire l’avanzata delle truppe militari. “Le persone qui vengono punite due volte – conclude Ha-Duong – da un lato i bambini saltano sulle mine, dall'altro è impossibile coltivare i campi, e le famiglie vengono private della loro unica fonte di reddito”.