video suggerito
video suggerito

La sfida più difficile per Lula: “Sedare la strisciante guerra civile scatenata da Bolsonaro”

Il professor Gennaro Carotenuto: “Lula dovrà sedare la strisciante guerra civile che il bolsonarismo ha condotto contro afrodiscendenti, indigeni, donne e omosessuali, una guerra fondata sull’odio e sulla diffusione costante di fake news costruite ad arte”.
Intervista a Professor Gennaro Carotenuto
Storico, esperto di America Latina
A cura di Davide Falcioni
757 CONDIVISIONI
Immagine

Il Brasile svolta a sinistra. Luiz Inácio Lula da Silva – leader del Partito dei Lavoratori – ha vinto il ballottaggio ed é stato eletto presidente del Paese per la terza volta battendo l'attuale capo dello Stato, Jair Bolsonaro, estremista di destra e primo presidente ad aver fallito nel suo tentativo di rielezione.

La riscossa di Lula ha avuto inizio nell'aprile del 2021, quando la Corte Suprema brasiliana annullò una serie di condanne per corruzione che l'avevano escluso dalle elezioni del 2018: la Corte riconobbe la ‘parzialità’ del giudice Sergio Moro, diventato successivamente ministro della Giustizia del governo di Jair Bolsonaro, annullando le sentenze anche per vizio di forma. Secondo la Corte, i procuratori di Curitiba (compreso l’accusatore di Lula, Deltan Dallagnol), e i giudici (tra cui lo stesso Moro) insieme con altri attori della magistratura, costruirono ad arte prove contro Lula e condussero una campagna di stampa diffamatoria per consolidare le proprie tesi presso l’opinione pubblica.

Dalla primavera dello scorso anno per l'ex operaio metalmeccanico e sindacalista è iniziata una rimonta che, nel giro di 18 mesi, l'ha visto recuperare almeno 13 milioni di voti sullo sfidante. Lula ha promesso di riportare in Brasile i risultati della sua presidenza 2003-2010, conclusa con un indice di gradimento dell'83%.

Il presidente sarà chiamato a rilanciare un'economia in difficoltà e un preoccupante aumento della fame. Ma anche a salvare una democrazia minacciata dal razzismo e curare una nazione ferita dal secondo numero di vittime Covid più alto al mondo e dalle politiche di devastazione dell'Amazzonia.

Ma quali saranno le priorità di Lula? Fanpage.it ne ha parlato con il professor Gennaro Carotenuto, professore associato in Storia Contemporanea presso l’Università della Campania ed esperto di America Latina, continente che studia e frequenta da un trentennio.

Quali saranno le priorità di Lula? A quali emergenze dovrà dare le prime risposte?

Innanzitutto dovrà ristabilire dei piani sociali minimi che possano contrastare la crescita devastante della fame in Brasile. Sotto questo aspetto con Bolsonaro, e prima ancora con Michel Temer, si è tornati indietro di 20 anni: durante gli otto anni di Lula e i sei di Dilma Rousseff infatti la malnutrizione era stata – se non del tutto abbattuta – sicuramente molto contenuta. Poi è riesplosa e oggi ci sono 57 milioni di brasiliani con carenze alimentari, e altre milioni di persone che soffrono di inedia. Ecco, quella contro la fame sarà senz'altro la prima sfida per Lula per ristabilire un minimo di decenza in una grande democrazia, quale è il Brasile.

In Brasile è drammaticamente aumentato il numero di persone che soffrono la fame
In Brasile è drammaticamente aumentato il numero di persone che soffrono la fame

Poi?

Lula dovrà riuscire a trovare un difficilissimo equilibrio di convivenza con l'enorme forza di estrema destra che ha espresso Bolsonaro in maniera molto più solida rispetto a quanto accaduto quattro anni fa, quando vinse le elezioni quasi per caso. Lula dovrà sedare questa sorta di strisciante guerra civile che il bolsonarismo ha condotto contro afrodiscendenti, indigeni, donne e omosessuali, una guerra fondata sull'odio e sulla diffusione costante di fake news costruite ad arte da una sorta di "gabinetto" coordinato direttamente dal figlio di Bolsonaro. Negli ultimi anni, ad di là delle accuse di corruzione nei suoi confronti, con un processo che venne in seguito annullato, Lula è stato costantemente descritto come un satanista, un pedofilo, un politico intenzionato a bruciare le chiese e chi più ne ha più ne metta. Così per 365 giorni all'anno, 24 ore su 24, su tutte le televisioni e suoi social. Eppure Lula aveva governato già per otto anni…

Quali sono state le chiavi della vittoria del leader del Partito dei Lavoratori?

Al di là delle fake news e del processo farsa che venne imbastito contro di lui, Lula può godere di una credibilità personale immensa. Ricordo che quando nel 2011 uscì da Planalto (sede della Presidenza della Repubblica Brasiliana, ndr) non sapevano cosa fargli fare, e si parlò persino del Segretario Generale delle Nazioni Unite. Parliamo di uno dei politici più autorevoli al mondo degli ultimi 30-40 anni. Il suo prestigio sia internazionale che interno è altissimo: durante i suoi mandati da presidente la povertà diminuì drasticamente, ma anche le banche erano felicissime del suo operato e il Pil brasiliano crebbe in continuazione. Insomma, quando mesi fa si è ricandidato alla guida del Paese il messaggio che ha lanciato è stato semplicissimo: "Con chi stavate meglio? Con me o con Bolsonaro?". I brasiliani delle classi basse e medio basse non hanno avuto dubbi. A ciò vanno aggiunte le indubbie doti politiche di Lula, che è riuscito a costruire una coalizione ampia inglobando anche suoi ex oppositori: penso a Geraldo Alckmin, a Fernando Henrique Cardoso, all'ambientalista afrodiscendente Marina Silva che con Lula era stata ministra, poi aveva rotto.

Immagine

Nonostante i disastri degli ultimi anni, al ballottaggio Bolsonaro ha comunque ottenuto il 49,17% dei voti, circa 2 milioni in meno rispetto a Lula. Come mai?

La forza di Bolsonaro non è stata il risultato elettorale in sé – perché ha preso gli stessi voti i 4 anni fa – ma aver consolidato la sostituzione del centrodestra con l'estrema destra: qualcosa di abbastanza simile l'abbiamo visto in Italia, con Meloni e Salvini che hanno spodestato Berlusconi, ma anche negli Stati Uniti, con l'estremista Donald Trump che ha preso il posto di un rispettabile borghese come John McCain. I liberali che negli anni '90 in Brasile votavano un uomo inappuntabile come Fernando Henrique Cardoso, permettendogli di diventare presidente per due volte sconfiggendo proprio Lula, oggi si sono ritrovati un personaggio come Bolsonaro. Detto questo parliamoci chiaramente: quella di Lula è stata una vittoria netta. Mai nessuno prima d'ora in Brasile aveva ottenuto oltre 60 milioni di voti. Lui sì.

Chi ha votato Bolsonaro?

Il leader di estrema destra è stato votato da alcuni settori della società brasiliana facilmente individuabili. Innanzitutto i bianchi dei grandi stati del sud, come il Rio Grande del Sud, San Paolo e Rio de Janeiro. Poi corpi di polizia, esercito e tutti gli ambienti legati alla sicurezza, tema diventato un mantra costante e ossessivo negli ultimi anni. Poi dobbiamo menzionare la sconfitta storica del wojtylismo: Giovanni Paolo II bastonò la chiesa cattolica latino-americana, in particolare quella che guardava con interesse alla teologia di liberazione. Il risultato è che oggi in Brasile ci sono 65milioni di persone affiliate  alle Chiese Evangeliche, che sono in larghissima parte di destra ed estrema destra e che hanno apertamente sostenuto Bolsonaro. Gli evangelici hanno una presenza capillare nel territorio e sono in netta crescita. Si calcola che tra un decennio il loro numero supererà quello dei cattolici. L'elezione di Papa Francesco, d'altronde, ha rappresentato anche un tentativo di arrestare questa emorragia di cattolici nel continente latinoamericano.

Immagine

In un’intervista rilasciata al Time qualche mese fa Lula ha condannato l’invasione russa dell’Ucraina, accusando nel contempo NATO, USA e UE di non aver fatto abbastanza per evitare la guerra. Cosa ci possiamo aspettare da questo punto di vista dal nuovo presidente brasiliano? 

Il Brasile è una grande potenza ma oggettivamente quella in Ucraina è una guerra lontanissima. Dopodiché non ci sono dubbi che per Lula e per il corpo diplomatico brasiliano, che è di primissima qualità, è fondamentale che il conflitto non si prolunghi a lungo. Il Brasile non ha interesse a una guerra fredda tra Stati Uniti e Russia e vuole mantenere buoni rapporti con tutti i principali attori dello scacchiere internazionale.

Non c'è solo il Brasile: la sinistra governa oggi gran parte dei Paesi sudamericani. Cosa dobbiamo aspettarci da quel continente?

Prendiamo in esame solo il Sudamerica: da quando si insedierà Lula su 450 milioni di abitanti solo 27 milioni saranno governati da presidenti conservatori. Tutti gli altri verranno dalla sinistra progressista, più o meno radicale. Pensiamo ad esempio a Gustavo Petro in Colombia, a Gabriel Boric in Cile, a Nicolas Maduro in Venezuela… È qualcosa di unico nella storia, non era mai successo: assisteremo a una ripresa del processo d'integrazione sudamericana, qualcosa che nel primo decennio degli anni duemila aveva fatto sì che l'economia crescesse significativamente e le diseguaglianze diminuissero.

757 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views