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Guerra in Ucraina

La Russia potrà continuare la guerra in Ucraina se va in default finanziario?

La Russia potrà continuare a sostenere l’invasione dell’Ucraina se, a causa del peso delle sanzioni dell’Occidente, andrà in default finanziario? Abbiamo provato a rispondere a questa domanda con Marco Lossani, professore di Economia Politica all’Università Cattolica di Milano.
Intervista a Prof. Marco Lossani
Docente ordinario di Economia Politica presso la Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano.
A cura di Annalisa Girardi
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Questa sera e domani i leader europei, riuniti in via informale a Versailles, discuteranno della reazione comunitaria di fronte all'invasione russa dell'Ucraina. Una risposta che finora si è concentrata in un pacchetto di sanzioni alla Russia di Vladimir Putin. Misure che stanno colpendo l'economia del Paese, tra il crollo del rublo e la borsa di Mosca chiusa da oltre una settimana. Anche se il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha accusato l'Occidente di non essere abbastanza duro: "Se le sanzioni fossero realmente severe, la guerra sarebbe già finita", ha detto in un'intervista con il quotidiano tedesco Die Zeit. E in effetti, la domanda che in molti si stanno ponendo a questo punto è: se la Russia andasse in default per il peso delle sanzioni, potrebbe comunque sostenere in qualche modo il conflitto armato?

Ne abbiamo parlato con Marco Lossani, docente ordinario di Economia Politica presso la Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano.

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Il professor Lossani, sottolineando che chiaramente si tratta di una situazione molto complessa per cui è difficile fare previsioni certe, ci ha spiegato che in realtà il default finanziario potrebbe non rappresentare un ostacolo insormontabile per Mosca.

Il default della Russia non è un problema, in un certo senso. La Russia attualmente gode di una situazione macroeconomica che, per quanto disgraziata possa essere, non è così negativa e fragile come quella di tanti altri Paesi. Guardiamo a quello che è successo in Russia negli ultimi 15 anni: Mosca ha posto in essere una serie di politiche che l'hanno resa meno dipendente dai finanziamenti provenienti dal resto del mondo di quanto non fosse vent'anni prima. La Russia non ha un disperato bisogno di finanziamenti esteri. Il che non significa che possa far fronte a qualsiasi eventualità, ma che potrebbe andare avanti indipendentemente dal default. Non ha questo assoluto bisogno di capitali provenienti dal mercato internazionali.

Lossani evidenzia poi un'altra questione importante che permetterebbe a Mosca di arginare lo scenario di cui si sta parlando.

Un'altra questione che andrebbe chiarita prima ancora di entrare nel merito del discorso è la seguente: stiamo parlando davvero di un default? Se andiamo a vedere come funzionano i mercati del debito internazionali noteremo che in realtà ci sono delle clausole dentro a questi titoli russi che mettono il Paese nella condizione, eventualmente, di ripagare in rubli. Ed è del tutto evidente che un finanziatore che si trovasse di fronte a un rimborso in rubli, anziché in una valuta pregiata, rimarrebbe scottato. Perché il rublo vale molto meno.

Insomma, secondo Lossani qualora la Russia arrivasse al default finanziario, potrebbe comunque continuare il conflitto armato. Anche perché, semmai si realizzasse questa eventualità, potrebbe iniziare a stampare più moneta:

Anziché ricorrere all'emissione di titoli di debito per finanziare l'eccesso di spesa, stamperebbe moneta. I problemi veri per quanto riguarda la capacità di proseguire la guerra stanno probabilmente altrove. E cioè nel fatto che se le sanzioni davvero mordessero, nel senso di impedire alla Russia di acquisire una serie di beni considerati strategici per quanto riguarda la prosecuzione dell'azione militare, quello diventerebbe un problema ben più grave del default. Se alle principali compagnie occidentali venisse impedito di vendere i pezzi fondamentali che servono ai russi per alcune armi… quello sarebbe un grosso problema. Anche i russi hanno un certo livello di interdipendenza commerciale, sebbene siano molto meno presenti nella catena di produzione globale del valore di quanto non lo siano tanti altri Paesi.

Al momento, le sanzioni che stanno colpendo più nel profondo sono il ban di Stati Uniti e Gran Bretagna alle importazioni di petrolio russo. Le politiche di Mosca dell'ultimo decennio, cautelarmente, hanno portato la Russia ad accumulare riserve non necessariamente in dollari da cui poter attingere ora, cioè nel momento in cui vengono imposte sanzioni al Cremlino. "Ma se la Russia può continuare, e questo è frutto della nostra debolezza, a esportare gas e petrolio, incamera dollari. A prescindere dallo stock di riserve che non può usare, ha comunque i dollari disponibili in questo modo. Nel momento in cui viene emesso un ban alle importazioni di gas e petrolio, lì sì che si comincia a chiudere il rubinetto", ha concluso Lossani.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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