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“La Russia non vuole la guerra tra Iran e Israele, Putin cammina su un filo sottile”: parla l’esperto

L’intervista di Fanpage.it all’analista Ruslan Suleymanov: “L’ex ministro della Difesa russo Shoigu non è nella capitale iraniana per sostenere la rappresaglia. Putin in Medio Oriente vuole il caos, non una guerra totale. Ma non ha alcuna leva per mediare”.
A cura di Riccardo Amati
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“Al contrario di Netanyahu, Putin non ha interesse a un’escalation militare in Medio Oriente”, dice a Fanpage.it Ruslan Suleymanov. “La missione di Shoigu a Teheran non significa sostegno all’annunciata rappresaglia contro Israele per l’uccisone del leader di Hamas Ismail Haniyeh”.

Mosca è coinvolta in pieno nel caos mediorientale. Vladimir Putin ci sguazza: ogni azione militare israeliana in teoria rafforza il presunto asse del Sud globale contro quello che al Cremlino definiscono “Occidente collettivo”, fonte di ogni male.

Sergei Shoigu, attuale segretario del Consiglio di Sicurezza ed ex ministro della Difesa russo, è stato inviato in missione a Teheran. Ha incontrato il presidente iraniano Masud Pezeshkian e i suoi generali. La Russia è stata accusata dalla tv israeliana Channel 14 e da alcuni blogger militari di aver fornito all'Iran missili ipersonici Iskander, già usati contro le forze ucraine, per un possibile conflitto con Israele. I media iraniani hanno replicato che Teheran gli ipersonici ce li ha già: i Kheibar di propria produzione.

Intanto, l'inviato speciale russo per il Medio Oriente, Mikhail Bogdanov, e l'ambasciatore saudita a Mosca hanno lanciato un appello per un "cessate il fuoco immediato" nel conflitto israelo-palestinese. Ma secondo l’analista Suleymanov “Mosca non ha alcuna leva per mediare, in questa situazione”.

Ruslan Sulemaynov, siberiano di Irkutsk, è attualmente un ricercatore dell’Istituto per lo sviluppo e la diplomazia di Baku, in Azerbaijan. E anche uno degli esperti del think tank Carnegie. Fino al marzo 2022 è stato “spetsialniy korrespondent” in Medio Oriente della Tass, l’agenzia stampa di Stato russa. 

Ruslan Suleymanov
Ruslan Suleymanov

Ruslan, la Russia è dalla parte di Hamas e dell’Iran?

La Russia deve per forza sostenere Hamas e l'Iran. Almeno per due motivi. Il primo è quanto mai pragmatico: Mosca dipende dalle armi di Teheran, in particolare dai droni Shaed, per la sua guerra in Ucraina. Che davvero lo voglia o meno, il Cremlino sta diventando parte integrante dell'asse iraniano in Medio Oriente. Il secondo motivo è più strettamente politico, e riguarda la drastica posizione anti-occidentale del Cremlino. A questo proposito, il sostegno a Hamas è soprattutto un messaggio contro gli Stati Uniti e i suoi alleati. Non è certo un inno all’islamismo palestinese, alla sua lotta contro Israele e al suo ruolo nella regione.

Ma il Cremlino sostiene la rappresaglia annunciata dell’Iran contro Israele?

Assolutamente no. Basta ricordare come a Mosca si sia rimasti di sasso di fronte alla rappresaglia di Teheran nell’aprile scorso. In quel caso, il Cremlino non ha sostenuto né l'Iran, né Israele. Ha chiesto a tutti moderazione. Putin si trova a fare l’equilibrista, su questo fronte. Cammina su un filo sottile. Trae certamente vantaggio dal caos in Medio Oriente. Ma non vuole che scoppi una guerra regionale sul larga scala.

Di cosa può aver parlato il neo-segretario del Consiglio di sicurezza russo Shoigu col neo-primo ministro e con i generali di Teheran? La Russia è accusata dai media israeliani di aver recentemente inviato all’Iran missili ipersonici Iskander, già utilizzati contro le forze ucraine, per un possibile utilizzo contro lo Stato ebraico…

In effetti, Shoigu ha già perso l’influenza avuta in passato come ministro della Difesa. Non è un inviato plenipotenziario. Il livello della sua missione è più basso. Può discutere solo di questioni generali come la cooperazione militare tra Mosca e Teheran. Inoltre, potrebbe portare un messaggio di Putin in merito alla sua visione della situazione attuale in Medio Oriente. Di sicuro, Shoigu non si trova a Teheran per sostenere la rappresaglia iraniana contro Israele.

Ma la Russia potrebbe aver un ruolo di mediazione, in questa crisi?

La Russia non ha alcuna influenza, in questo caso. Il Cremlino può solo invitare entrambe le parti alla moderazione. Avrebbe potuto essere un mediatore tra Iran e Israele prima del 7 ottobre 2023. Ma dopo aver appoggiato inequivocabilmente Hamas, Mosca ha perso i suoi rapporti, un tempo stretti e privilegiati, con lo stato ebraico.

La rappresaglia iraniana sarà dura?

L'Iran non è interessato a una guerra diretta con Israele. Se lo avesse voluto, avrebbe colpito subito dopo l'assassinio di Haniyeh. Ovviamente, si sta preparando per un attacco. Ma con ogni probabilità sarà molto preciso, limitato ad alcuni obiettivi e con danni minimi per Israele. La rappresaglia è necessaria a Teheran solo per salvare la sua reputazione. Non vuole rischiare di avviare una guerra totale in Medio Oriente.

Allora sarà solo una dimostrazione? Si chiuderà tutto dopo un attacco “telefonato”? Oppure potrebbe metterci lo zampino qualcuno realmente interessato a un’escalation?

Nessuno è interessato a questa escalation, tranne Netanyahu. Che mentre pronunciava un discorso al Congresso americano, ha ottenuto il pieno sostegno per azioni come l'assassinio di Haniyeh. Il primo ministro israeliano ha tutto da guadagnare, se le cose si mettono al peggio. In primo luogo, una nuova escalation con Teheran distrae l'attenzione dalla situazione in Gaza, che è diventata una palude per l'esercito israeliano. In secondo luogo, qualsiasi serio attacco iraniano contro Israele farà sì che gli alleati occidentali dello Stato ebraico dimostrino la loro unità e si stringano nel sostenerlo.

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