La Russia chiede oltre 21 miliardi di rubli a Google: deve cancellare video sull’Ucraina da Youtube
Mentre ormai quasi tutte le società di produzione e vendita hanno lasciato il mercato russo a seguito della guerra in Ucraina e delle sanzioni occidentali, molte grandi società Internet continuano a operare in Russia, dove però sono soggette a continue minacce e multe da parte del Cremlino, non fa eccezione Google che nelle scorse ore si è vista arrivare una multa da oltre 21 miliardi di rubli, pari a circa 369 milioni di euro.
Il colosso statunitense infatti ha ricevuto lunedì la seconda multa durante il suo lavoro in Russia con una sanzione da 21,7 miliardi di rubli, ovvero il 10% delle entrate annuali dell'azienda nel Paese. La motivazione presentata dalle autorità russe è sempre la stessa: La società non ha rimosso contenuti che il governo di Mosca giudica illegali.
Ovviamente si tratta di informazioni che riguardano la guerra in Ucraina e che, dal giorno dell'invasione, la Russia cerca di tenere nascosto ai suoi cittadini operando una ferrea censura a tutti i livelli e che di fatto ha fatto sparire ogni punto di vista critico su giornali e tv.
La multa, scattata per ordine del tribunale del distretto Tagansky di Mosca, infatti è arrivata dopo ripetuti avvertimenti da parte di Roskomnadzor, il Servizio federale per la supervisione delle comunicazioni, in pratica l’agenzia statale russa che si occupa di monitorare e controllare l'accesso ai mass media in Russia.
In particolare Roskomnadzor ha messo nel mirino YouTube, che è di proprietà di Google, accusandolo di "promuove intenzionalmente la diffusione" di false informazioni sull'invasione russa dell'Ucraina e promuove anche" opinioni estremiste e l'ideologia delle organizzazioni terroristiche".
Google può fare appello ma al momento non ha commentato la sentenza. Il tribunale russo aveva già inflitto all'azienda un prima multa della guerra, nel dicembre 2021 e a giugno la controllata russa di Google ha dichiarato bancarotta presso il tribunale arbitrale di Mosca affermando che l'adempimento degli obblighi finanziari sono diventati impossibili a causa del blocco del conto bancario della società da parte degli ufficiali giudiziari.