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La Russia ammette la presenza di una nube radioattiva sull’Europa: allerta anche in Italia

Registrati livelli di rutenio-106 mille volte superiori alla norma in una zona degli Urali vicina alla centrale nucleare di Mayak. Attenzione anche nel resto d’Europa e nell’Italia del Nord, anche se le concentrazioni dell’elemento in queste zone non sono considerate tossiche.
A cura di Ida Artiaco
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Solo qualche giorno fa i cittadini europei erano stati rassicurati del fatto che la nube radioattiva che ha attraversato il Vecchio Continente nelle ultime settimane, più o meno dalla fine di settembre, in seguito ad un probabile incidente nucleare in Russia o Kazakistan, fosse innocua. Ora, però, arriva una preoccupante smentita direttamente da Mosca. Come riporta l'agenzia di stampa locale Tass, il servizio meteo Roshydromet ha fatto sapere che negli Urali meridionali sono stati rilevati nell'aria livelli di rutenio-106 quasi mille volte oltre la norma. Ma c'è di più. Gli esperti hanno sottolineato come questo elemento, che non esiste in natura, sia stato individuato anche nel sud del Paese, raggiungendo anche altri territori europei, a cominciare dall'Italia settentrionale.

Il rutenio-106 e l'allarme dei francesi

Il rutenio-106 è un prodotto della fissione nucleare, quel processo che viene utilizzato nelle centrali atomiche per la creazione di energia elettrica. L'allarme su una sua possibile presenza in Europa era stato lanciato lo scorso 9 novembre dall'Istituto per la sicurezza nucleare francese, che aveva notato come tra la fine di settembre e quella di ottobre valori di questa sostanza potenzialmente tossici per la salute umana erano stati registrati nei territori intorno a Parigi. Ma il Rosatom, l’agenzia responsabile del nucleare in Russia, emanazione diretta del governo, si era affrettata a smentire quelle ipotesi, negando ogni possibile incidente del genere entro i propri confini.

La conferma di Mosca e il caso del sito di Mayak

Solo nelle ultime ore è arrivata da Mosca la conferma della presenza di concentrazioni anomale di rutenio-106 in diverse zone della Russia, in particolare quella registrata dalla stazione meteorologica di Argayash, un villaggio nella regione di Chelyabinsk, ad una trentina di chilometri dal sito nucleare di Mayak negli Urali meridionali. Qui nel 1957 avvenne il più grave incidente nucleare della storia, che oggi è utilizzato come impianto di riprocessamento del combustibile esaurito e che potrebbe essere il luogo in cui si è verificato l'incidente. Greenpeace ha formalmente chiesto al Rosatom di aprire un'inchiesta e rendere pubblici tutti i dati in suo possesso.

Cosa succede in Italia?

Le concentrazioni arrivate in Italia di rutenio-106 sono in realtà, secondo gli esperti, milioni di volte sotto al livello di rischio. Una volta disperso nell'aria, questo elemento finisce poi col depositarsi a terra, ma il nostro Paese non dovrebbe correre grandi rischi, anche perché solo entro 10-20 chilometri dalla sorgente della contaminazione ci potrebbero essere pericoli per i prodotti alimentari. I primi dati sono stati registrati a partire dal 2 ottobre scorso. La nube si sarebbe poi diffusa nel resto d'Europa, ma sempre entro livelli non tossici per la salute umana.

Federico Rocchi, del Dipartimento di Sicurezza Nucleare dell'Enea, ha spiegato al quotidiano La Repubblica che "il rutenio-106 viene prodotto nei reattori nucleari e poi processato per essere usato in medicina, contro i tumori dell'occhio. Probabilmente il rilascio è avvenuto in questa fase di lavorazione. Se si fosse trattato di un incidente in una centrale nucleare operativa avremmo osservato anche altri elementi radioattivi. Ma così non è stato".

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