La rivoluzione di piazza Tahrir passa anche attraverso le donne
Non è solo la protesta degli uomini quella di piazza Tahrir al Cairo. Al terzo giorno di scontri tra i manifestanti, che chiedono che il governo del Paese ritorni nelle mani dei civili, e le forze armate egiziane che stanno rispondendo con estrema violenza alle “richieste” della popolazione, vediamo che i manifestanti-protagonisti non sono solo uomini dalla barba lunga ma, anche, tante donne.
Donne col niqab, il tradizionale velo integrale sempre più indossato dalle egiziane, ma anche donne a volto scoperto, simbolo di una ribellione ai tradizionali standard della religione altrettanto presente nel Paese. Unite sono scese in piazza accanto ai loro uomini per far sentire anche la loro voce contro quel potere militare che processa i civili e che non ha fatto un buon lavoro per l’Egitto. Hanno deciso di sfidare la paura e mettersi in prima linea nonostante la repressione violenta che ci viene mostrata in queste ore dai molteplici video che stanno facendo il giro del web. Video che ci arrivano spesso proprio grazie a loro: sono tantissime le donne che infatti sono scese in strada con telecamere e cellulari per riprendere la repressione della manifestazione in atto.
E non è la prima volta che accade. Come oggi le donne furono protagoniste anche durante la Rivoluzione del 25 gennaio che portò alle dimissioni dell’ex presidente egiziano Hosni Mubarak.
In ogni caso la polizia non cambia certo il suo “atteggiamento” solo a causa di questa presenza: stanno continuando, in queste ore, ad usare i lacrimogeni per provare ad allontanare i manifestanti presenti in piazza Tahrir. Uomini, donne, giovani ed anziani vengono caricati indistintamente dalle forze dell’ordine.
Tra i manifestanti di piazza Tahrir anche Bothaina Kamel
Bothaina Kamel , 49 anni, musulmana, madre, giornalista, attivista e unica donna candidata alle elezioni presidenziali in Egitto, è una tra le tante che ieri ha deciso di unirsi ai dimostranti di piazza Tahrir. Prima di scendere in piazza ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera spiegando la sua decisione di partecipare agli scontri sin da sabato portando medicinali ai manifestanti.
Per Kamel era necessario tornare di nuovo in piazza per dare un segno forte alla Giunta militare: “Crediamo che il Consiglio supremo delle forze armate non lascerà il potere se la rivoluzione non continua”. Tre sono le sue richieste: la transizione del potere dall’esercito ai civili, la fine dei processi militari e la liberazione dei rivoluzionari arrestati.
Poi, presto, è arrivata la notizia, che si è immediatamente diffusa tramite Twitter e Facebook, del suo arresto da parte della polizia.