È stata approvata oggi a Strasburgo la risoluzione Tarabella con 441 voti favorevoli, 205 contrari e 52 astenuti. Questa “raccomandazione” del Parlamento Europeo, per sua natura, non sarà vincolante per gli stati membri i quali però ne dovranno comunque tenere conto (fino a essere presa in considerazioni dai giudici nazionali ai fini delle interpretazioni delle norme). Questa raccomandazione chiamata Tarabella prende le mosse da una relazione fatta dal deputato socialista belga Marc Tarabella che ha fatto un'impietosa fotografia dello stato delle disuguaglianze uomo – donna in Europa.
Per i più ostili alla parità di genere e i più attenti invece all'economia, emergono dalla relazione Tarabella, il livello di progresso occupazionale e di benessere complessivo che deriverebbe da una raggiunta uguaglianza. Per avere in Europa “un'economia intelligente, sostenibile e inclusiva, si devono avere obiettivi ambiziosi, quali il tasso di occupazione del 75% e la riduzione di almeno 20 milioni del numero di persone colpite o a rischio di povertà e di esclusione sociale entro il 2020, che possono essere raggiunti solo se gli Stati membri attuano politiche innovative per una vera parità tra donne e uomini”.
Si tratta con grande insistenza la questione dell'imprenditorialità femminile, della deprecabile mancanza di parità di salari a pari competenze e funzioni (considerando che le donne laureate superano gli uomini), delle strategie di impresa. Si punta sostanzialmente il dito sulla mancanza di welfare che ricade sulle spalle delle donne generando una spirale di povertà. Si esortano gli stati membri a dare maggiori contributi per l'assistenza all'infanzia e agli anziani, a elaborare meglio il congedo maternità, e accrescere il numero delle donne in posti di comando dirigenziali.
Si esorta la Commissione europea a creare un osservatorio europeo contro la violenza di genere guidato da un coordinatore europeo nell'ambito della prevenzione della violenza contro le donne e le bambine. Interessante anche la raccomandazione ai media: “si condannano fermamente le campagne mediatiche o altre comunicazioni che descrivono le vittime della violenza sessuale come responsabili di tali azioni, poiché dette ipotesi sono contrarie a tutti i principi dell'uguaglianza di genere”.
Ma anche raccomanda di prendere tutte le misure “affinché i media utilizzino un linguaggio non sessista nei programmi da loro organizzati, onde assicurare che le donne vi partecipino in modo attivo e siano equamente rappresentate, e a garantire la presenza di immagini diverse di entrambi i sessi che vadano al di là dell'idea generale di bellezza e degli stereotipi sessisti dei ruoli svolti nei diversi ambiti della vita, in particolare quando si tratta di contenuti rivolti a giovani e bambini”.
La risoluzione risponde indirettamente alla campagna che imperversa in questi giorni, detta contro “l'ideologia di genere” sottolineando invece il ruolo decisivo dell'istruzione nella lotta contro gli stereotipi di genere, e per porre fine alla discriminazione sottolinea che“i ragazzi e gli uomini devono essere inclusi nella promozione dei diritti delle donne e nell'uguaglianza di genere”.
E così via in un crescendo solo condivisibile talmente, se fosse davvero tenuto in conto, aumenterebbe di gran lunga benessere per tutti.
Il punto cruciale però è stato il passaggio relativo all'autodeterminazione delle donne. In particolare interessa visto che è stato anche oggetto di petizioni e di esortazioni la parte relativa all'accesso “agevole alla contraccezione e all'aborto; sostiene pertanto le misure e le azioni volte a migliorare l'accesso delle donne ai servizi di salute sessuale e riproduttiva e a meglio informarle sui loro diritti e sui servizi disponibili; invita gli Stati membri e la Commissione a porre in atto misure e azioni per sensibilizzare gli uomini sulle loro responsabilità in materia sessuale e riproduttiva (…)” e sottolinea “l'importanza delle politiche attive di prevenzione, educazione e informazione dirette ad adolescenti, giovani e adulti affinché i cittadini possano godere di una buona salute sessuale e riproduttiva, evitando in tal modo malattie trasmesse sessualmente e gravidanze indesiderate”.
Queste questioni che di fatto investono la libertà, la salute e l'autodeterminazione della donna, grazie alla votazione dell'emendamento della destra, sono ritornate alla gestione degli stati membri. Ovviamente dietro le mentite sembianze motivate con “non vogliamo imporre niente a nessuno”. Almeno però l'Europa, riconoscendo almeno il diritto a queste libertà che in casa stanno svuotando, ci ha ricordato di essere veramente l'ultimo baluardo contro l'incedere del Medioevo.