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“Milei alimenta la violenza”: cosa sta succedendo in Argentina con la riforma dello Stato

Il governo argentino è riuscito a far approvare dal parlamento la Ley de Bases e il pacchetto fiscale proposti dal presidente all’inizio del suo mandato. Ne parliamo con Belén Sotelo, politologa e docente: “Milei ha un discorso che alimenta la violenza”.
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Nei giorni scorsi il governo argentino è riuscito a far approvare dal parlamento la Ley de Bases e il pacchetto fiscale proposti da Milei all’inizio del suo mandato. La legge riconosce a Milei alcune facoltà legislative eccezionali e temporanee, prevede la chiusura di molti organismi pubblici, privatizza alcune grandi imprese nazionali (escluse l’azienda pubblica delle poste, quella nazionale aerea e la radio e televisione argentina), propone una riforma del mercato del lavoro nel senso di una maggiore flessibilizzazione e offre benefici alle grandi imprese.

Il testo, definitivamente licenziato dalla Camera dei deputati, è ridotto rispetto alla versione originaria, conosciuta come Ley ómnibus, bocciata dal Congresso lo scorso 30 aprile. Prima di tornare in seconda lettura alla Camera, la legge era stata approvata dal Senato lo scorso 13 giugno per un solo voto favorevole in più, mentre per le strade di Buenos Aires la polizia si scatenava in una violenta repressione delle iniziative di protesta convocate dall’opposizione.

Ne parliamo con Belén Sotelo, politologa e docente alla Universidad de Buenos Aires (UBA), segretaria aggiunta del Sindicato Trabajadores Docentes de la UBA (FEDUBA) e segretaria aggiunta del sindacato CTA CABA (Ciudad Autónoma Buenos Aires).

Che cosa è successo in piazza a Buenos Aires mentre il Senato approvava la Ley de Bases?

Si è scatenata una sorta di caccia alle persone, la ministra della Sicurezza Patricia Bullrich, già ministra nel governo Macri, applica una politica di repressione della protesta sociale. Quel giorno, la repressione si è indirizzata non solo contro i militanti che stavano esprimendo il loro legittimo diritto di protesta, ma anche contro alcune persone che passavano in quel momento per la strada e non avevano partecipato alla mobilitazione. Come nel caso di una famiglia, padre madre e una figlia che stavano vendendo empanadas e sono rimaste vittime di questa battuta di caccia. È qualcosa che abbiamo già visto in altre manifestazioni: la polizia agguanta le persone, le ferma, inventa delle accuse nei loro confronti. Si è detto che le persone arrestate erano dei militanti sediziosi, terroristi, che cospiravano contro lo Stato di diritto, avviando nei loro confronti un procedimento giudiziario.

Voi avete chiesto la libertà dei detenuti, di quante persone parliamo?

In questo momento rimangono in carcere cinque persone, il resto degli arrestati è stato liberato ma continuano a essere sotto processo. Una donna che era stata fermata e successivamente liberata ha denunciato che la polizia è andata a casa sua con un atteggiamento intimidatorio, chiedendo informazioni ai vicini: una pratica del tutto illegale che ci riporta all’epoca della dittatura.

Perché il governo parla di terroristi e colpo di Stato?

Milei parla di zurdos (mancini), usa questo termine, tutto quello che non è libertario per Milei è fatto di zurdos e nemici del suo progetto. Il discorso di Milei è del tutto irrazionale, l’altro giorno diceva di essere Terminator, che veniva per distruggere lo Stato dall’interno, comportando perciò anche l’annientamento di quanti sono a favore dell’intervento dello Stato e del regime democratico. Chi parla di terroristi è la ministra Bullrich. Il che è paradossale, perché durante la campagna elettorale (era candidata di Juntos por el cambio, la coalizione di Macri, ndr), Milei la accusò di essere una terrorista che metteva bombe negli asili nido.

È interesse di Milei fomentare la violenza?

Penso di sì, ma è un’attitudine che aveva già prima di assumere il governo del paese. Fin dal principio Milei ha un discorso che alimenta la violenza: questo è apparso chiaro durante la pandemia, quando chiamava a rompere l’isolamento e poi nei discorsi di odio nei confronti di politici e sindacalisti. Lo si è visto nel tentato “magnicidio” (assassinio di persona potente, ndr) di Cristina Fernández, qualcosa che non era mai successo nel nostro paese in democrazia. Milei vuole uno Stato dove la gente sia costantemente arrabbiata, esprimendo l’ira contro gli altri e non contro chi gestisce le politiche del suo impoverimento. Si serve della strumentalizzazione della paura, perché la paura paralizza, ma in questo caso la paura chiama all’azione, chiama a uscire ed esercitare violenza. Mobilita i suoi e, come si è visto nelle presidenziali, mobilita quel settore della cittadinanza insoddisfatta, scontenta per la situazione economica, ne mobilita la frustrazione in maniera del tutto negativa.

Al Senato il partito di Milei è in assoluta minoranza, perché la legge è riuscita a passare?

La parte che fa riferimento a Macri è il principale alleato di Milei, il garante principale dei voti nelle due camere del parlamento. Un settore dell’UCR, il partito radicale, si comporta in modo simile, un altro settore dei radicali ha una posizione di maggior contrasto nei confronti di Milei, ma il suo tratto fortemente antiperonista gli impedisce di coalizzarsi con l’Unión por la Patria (il partito peronista kirchnerista, ndr) per frenare i progetti del governo.

Milei punta tutto sul neoliberismo, già sconfitto negli anni Ottanta, mentre nel mondo prevalgono le politiche protezioniste: non è una ricetta datata e in controtendenza?

Credo di sì, ma allo stesso tempo serve alle destre degli altri paesi, perché quello che fa Milei è mettere in vendita il nostro paese. Trump e le altre destre sono protezioniste nei confronti degli interessi nazionali del proprio paese, ma verso l’estero proclamano il libero commercio fintanto che ne traggono benefici. In questo senso il neoliberismo è funzionale.

Ma Milei mette appunto in vendita il suo paese, come lei dice

Si sta discutendo infatti di creare un ministero della deregolamentazione: all’interno del paese una totale deregolamentazione dell’economia e verso l’esterno l’apertura indiscriminata, perché grandi capitali di natura speculativa possano prendersi ciò che vogliono.

E avrà successo questa politica?

Non so se avrà successo, ma purtroppo avrà conseguenze nefaste per noi. Quello che Milei riuscirà a fare sarà poi molto difficile disfarlo. Sarà un successo per i grandi capitali e un disastro per il popolo argentino.

Milei dice che la gente non sta morendo per le strade, quindi le sue politiche non affamano le persone: come resiste la popolazione?

È qualcosa che ci domandiamo tutti i giorni. In Argentina c’è una forte rete di organizzazioni sociali, sindacati, mense popolari e questo rappresenta un sostegno alla popolazione. Ma è innegabile che sta finendo il sostentamento materiale, sale il tasso di disoccupazione, il lavoro nero comincia a diminuire perché c’è meno denaro, non esistono politiche statali di sostegno sociale, basti pensare allo scandalo del cibo accumulato e non distribuito alle mense. C’è sempre più gente che dorme per la strada, le file per avere un pasto caldo nelle mense sociali, nelle chiese sono sempre più lunghe.

Ma sono diminuiti inflazione e deficit pubblico, dice Milei

Lo scorso anno avevamo un’alta inflazione ma c’era lavoro ed era più facile da sopportare. Oggi con una bassa inflazione (anche se si potrebbe discutere sui numeri) la gente sta peggio: la realtà contraddice il discorso libertario, il discorso ortodosso dell’economia. Il deficit è sceso al prezzo del taglio delle pensioni e degli stipendi pubblici e di rinviare i pagamenti nel campo energetico a un tempo successivo, accumulandolo nel futuro.

Come si sta organizzando l’opposizione in piazza? Quanto sta spostando nell’opinione pubblica?

In questo momento c’è una sorta di competizione tra la stanchezza e l’aspettativa di quelle persone che hanno creduto in Milei, persone che non sono il nucleo duro libertario ma che lo hanno votato credendo nel cambio, credendo che la manovra correttiva l’avrebbe pagata la casta. Aspettano e le conseguenze della manovra stanno arrivando lentamente anche a loro. Vedremo cosa succederà quando questo settore che ancora è in attesa si stanchi di aspettare. Noi che stiamo all’opposizione fin dall’inizio, stiamo facendo tutto il possibile per denunciare le conseguenze della manovra economica.

Come sindacato come intendete continuare?

Il sindacato dell’università, per esempio, ha promosso 72 ore di protesta con una manifestazione davanti al ministero dell’Istruzione e la prospettiva
di non cominciare i corsi nel secondo quadrimestre. La mobilitazione è per i salari: in quattro mesi abbiamo avuto una perdita salariale equivalente a
quella che avemmo nei quattro anni di Macri. Abbiamo perso il 50% del potere d’acquisto dei nostri salari.

Milei, chiama le donne della Marea Verde assassine: riuscirà a cambiare la legge sull’aborto approvata nel 2020?

Milei disse che era nei suoi programmi farlo, ma mi sembra che capisca che non è il momento opportuno. Nel frattempo, hanno smembrato il ministero delle Donne, i programmi di educazione sessuale integrale e di attenzione alle vittime della violenza di genere. Dicono che quello che loro chiamano ideologia di genere è parte di un’agenda esterna progressista e la disprezzano.

Le donne in Sudamerica sono state motore del cambio negli ultimi anni: che ruolo può tornare a giocare il femminismo in Argentina oggi?

Siamo riuscite a costruire un’articolazione trasversale tra donne di diverse appartenenze politiche, sindacali, ideologiche e questo può servire anche
come insegnamento per l’organizzazione dell’opposizione. Per fare accordi che mettano davanti a tutto ciò che è fondamentale e lascino da parte le
differenze. In questo senso, il femminismo può avere un ruolo molto importante, come si è visto anche nella manifestazione dello scorso 8 marzo, che aveva come rivendicazione centrale la messa in discussione della manovra correttiva.

Perché i giovani sono attratti dall’estrema destra?

C’è una tesi molto discussa che s’interroga sul fatto se la ribellione sia diventata di destra. Qualcosa di vero c’è, ma relativizzerei un po’ la questione. È vero che ci sono altre forme di socializzazione attraverso i social che contribuiscono alla propagazione di questi discorsi polarizzanti. Non dobbiamo però prendere questo come un dato assoluto, ma come qualcosa su cui lavorare. Perché non sono così tutti i giovani: la manifestazione dei giovani universitari e non universitari degli scorsi giorni è stato un grande successo.

In epoca di fakes, che segnale dà la liberazione di Assange?

È una notizia che è stata celebrata dai governi sudamericani che Milei contesta, tratta Petro come un terrorista, di Lula dice cose oltraggiose. Mi
sembra un avvenimento da celebrare per chi crede nel significato vero della parola libertà. E della denuncia, perché quello che rivelò Assange succedeva.

Cosa pensa del recente conflitto diplomatico tra Argentina e Spagna?

Milei gestisce le relazioni internazionali in funzione dei suoi interessi personali, non degli interessi nazionali dell’Argentina e quindi crea conflitti in funzione di chi gli piace e chi no. Il conflitto con la Spagna credo che risultò utile a entrambe le parti. In Spagna, servì per mostrare com’è l’estrema destra, come Vox, per mettere in guardia su cosa potrebbe succedere se continuassero a crescere queste espressioni politiche. E a Milei è servito per guadagnare notorietà. Milei è un personaggio molto strano, non riusciamo a comprenderlo fino in fondo, a volte sembra che si dovrebbe analizzarlo più in termini psicologici che politici. Quello che gli interessa è essere sempre alla ribalta. L’altro giorno ha detto che sta aspettando che gli diano il premio Nobel per l’economia. Se si guarda a tutti i viaggi che ha fatto finora, è un presidente itinerante, sta più tempo fuori del paese che dentro. Ma non in visite ufficiali, va a ricevere premi di fondazioni libertarie sconosciute, va a mendicare riunioni con Musk, Zuckerberg…

Come si ricostruisce un movimento progressista?

Bisogna pensare non solo alla ridefinizione delle liste elettorali che pure va fatta, ma anche alla ricostruzione attorno a un programma politico. In questo senso c’è dentro il peronismo, nel sindacato e nelle organizzazioni sociali la convinzione che sia necessario tornare a una pratica di  formazione dei quadri, di discussione politica e saldare le differenze che esistono intanto nell’immediato per le elezioni legislative del prossimo anno. Perché bisogna avere più rappresentanti nel congresso per bloccare i progetti del governo. E nel medio periodo, bisogna ricostruire una leadership che riesca a conquistare l’attenzione della maggioranza della popolazione.

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