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La protesta in Cile contro la riforma del sistema scolastico

Gli studenti tornano in piazza a Santiago e in altre zone del Cile. Non sono mancate le tensioni e gli scontri con la polizia.
A cura di Biagio Chiariello
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Il Cile è sceso di nuovo in piazza per uno sciopero nazionale, indetto dalla Confederazione degli studenti cileni (CONFECH), che ha visto manifestare uniti insegnanti, sindacati e lavoratori a sostegno dell'istruzione pubblica e di qualità, insieme ad altre esigenze generali come il miglioramento dei diritti sindacali, l'incremento dei salari e una riforma della salute. Anche se la maggior parte delle proteste si  è focalizzata su Santiago – dove più di 45 scuole e 25 università sono state occupate o hanno scioperato – molte grandi città del Paese sudamericano hanno fatto sentire la propria voce. "Vorrei innanzitutto sottolineare l'immensa diversità delle organizzazioni che hanno aderito, a dimostrazione che i disagi toccano tutti," ha detto il leader studentesco Andrés Fielbaum in un'intervista a Terra.

Non sono mancate le tensioni, con alcuni manifestanti incappucciati che, prima della manifestazione studentesca, hanno lanciato bottiglie molotov contro una stazione di polizia nella capitale cilena. Alcune automobili sono state date alle fiamme. I dimostranti hanno saccheggiato un ristorante con l'obiettivo di utilizzare le sedie per formare delle barricate contro le forze dell'ordine, bloccando il traffico all'ora di punta lungo alcune delle strade principali di Santiago.

Nella parte settentrionale del paese, a protestare sono stati i minatori. Tra i motivi dell'agitazione la richiesta da parte dei lavoratori del gigante minerario pubblico della Codelco di ulteriori garanzie riguardo il loro accesso al servizio sanitario nazionale e il miglioramento delle condizioni lavorative nelle miniere, in particolare quelle dei minatori delle aziende subappaltatrici che arrivano a guadagnare anche il 70% in meno dei colleghi a pieno contratto. "Siamo qui perché il rame è il nostro, e lo vogliamo indietro in modo che i bambini ei giovani cileni possano ricevere un'istruzione pubblica di qualità e universalmente libera", ha detto Cristian Cuevas, presidente della Confederazione dei Lavoratori di rame (CTC), che ha bloccato le vie d'accesso alla miniera di Chuquicamata.

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