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La polizia la violenta, lei ora rischia il carcere: accade in Tunisia

La Tunisia scende in piazza in difesa di una donna che rischia il carcere perché, dopo essere stata violentata dalla polizia, ha denunciato il fatto ed è stata a sua volta accusata di “offesa al pudore”. Era stata sorpresa col fidanzato in auto.
A cura di Susanna Picone
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La Tunisia scende in piazza in difesa di una donna che rischia il carcere perché, dopo essere stata violentata dalla polizia, ha denunciato il fatto ed è stata a sua volta accusata di “offesa al pudore”. Era stata sorpresa col fidanzato in auto.

La vicenda che in questi giorni sta portando migliaia di persone a protestare nelle piazze rilancia fortemente il dibattito sui diritti delle donne in Tunisia. Fuori dal tribunale di Tunisi in migliaia si sono raccolti con striscioni e slogan per chiedere che il loro Paese non faccia un passo indietro, che non torni al passato in quanto al “trattamento” riservato alle donne. I cartelli in piazza sono espliciti: “Ministero terrorista, ministero dello stupro”, o anche “Rivoluzione stuprata, ragazza stuprata”. Ma non è solo la Tunisia a protestare contro quanto sta avvenendo in quel Paese, espressioni di solidarietà stanno arrivando anche da altre parti del mondo (ieri, al Louvre di Parigi vi è stata una protesta davanti alla statua della Venere di Milo da parte di un gruppo di femministe del movimento delle Femen).

La donna violentata a turno dalla polizia – Il tutto è nato quando una donna di 27 anni ha denunciato, nei primi giorni di settembre, di aver subito uno stupro da parte di due agenti della polizia che l’avevano sorpresa appartata insieme al fidanzato in macchina. La donna ha detto che gli agenti avevano prima giudicato il loro comportamento indecente e poi, per rilasciarli, avevano preteso dei soldi. Sola con due poliziotti, mentre il fidanzato era alla ricerca di un bancomat con il terzo, è stata violentata a turno. In ospedale (dove è stata visitata il giorno successivo) hanno potuto confermare quanto aveva dichiarato per cui gli agenti sono stati poi arrestati ma il paradosso è che lei stessa si è trovata costretta a difendersi. L’accusa nei suoi confronti è di indecenza, di “offesa al pudore”. È stato lo stesso Ministero della Giustizia a precisare che, anche se la donna è riconosciuta come una vittima, non per questo è innocente per gli atti di indecenza in pubblico.

Rischia il carcere perché il suo atteggiamento è stato indecente – Va bene, insomma, che gli agenti siano in prigione ma anche lei ha sbagliato ed “è perseguibile secondo la legge”. La donna finisce dunque sotto processo a causa di un vecchio articolo del codice penale sufficiente per permettere all’accusa di “ribaltare” i fatti perché fornisce al violentatore la possibilità di difendersi dal suo atto, di spingere la vittima a non denunciare lo stupro subito. Quanti la difendono affermano che queste accuse nei suoi confronti servono dunque solo per “punirla”, proprio perché lei ha avuto il coraggio di denunciare la violenza subita, un caso unico in Tunisia. Ma ora per questo rischia il carcere, fino a sei mesi dietro le sbarre. Al momento le accuse nei suoi confronti di “offesa al pudore” e di “oscenità premeditata e ostentata” sono state confermate dinanzi al giudice. Sotto accusa anche la quantità di coscia visibile.

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