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Guerra in Ucraina

“La pace in Ucraina? Putin non la vuole, inganna l’Occidente”: parla Gallyamov, ex collaboratore dello zar

L’intervista di Fanpage.it al politologo Abbas Gallyamov, ex speechwriter di Vladimir Putin: “La Russia non può negoziare perché non ha vinto, né può combattere all’infinito: punta solo a sgretolare l’alleanza che sostiene Kyiv. Prende tempo e cerca di blandire l’Occidente parlando di negoziati. Ma è solo un inganno”.
A cura di Riccardo Amati
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“Il capo del Cremlino non parla davvero di pace: vuole solo lusingare la voglia occidentale di metter fine all’orrore”. Per “sbriciolare l’alleanza pro Kyiv”, frenare l’invio di armi all’Ucraina e poter proclamare al tavolino la vittoria che non ha ottenuto sul campo. Il politologo Abbas Gallyamov ha le idee chiare: la recente narrativa di Vladimir Putin è una sorta di adescamento. “Maskirovka”, ovvero inganno, nel gergo del Kgb familiare al presidente.

Il leader russo nei giorni scorsi ha dato degli “imbecilli” agli ucraini per aver rifiutato di negoziare la pace. Secondo il New York Times, poi, almeno da settembre alcuni intermediari diplomatici stanno informalmente facendo passare il messaggio che il leader russo sia davvero intenzionato a trattare.

Gallyamov Putin lo conosce bene. Dal 2008 al 2010 ha scritto suoi discorsi. Ritiene che il suo ex-datore di lavoro stia cercando di risolvere un dilemma: non può far la pace senza una vittoria chiara e non può continuare la guerra all’infinito perché sennò rischia rivolte interne.

Da bravo esperto di judo, sta cercando di far fare tutto il lavoro agli avversari. Spera che stacchino l’ossigeno a Zelensky. Putin forse non è uno stratega. Ma è un bravo judoka. Secondo Abbas Gallyamov, non gli basterà per vincere. Ma per gli ucraini si prospetta “ancora molta sofferenza”.

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Dottor Gallyamov, Putin parla di pace. Perché in questo momento?

"Ci sono due ragioni. Una di politica interna e l’altra di politica estera".

Partiamo dalla politica interna.

"Il fatto è che in Russia la guerra è sempre meno popolare. E la cosa, in vista delle elezioni presidenziali di marzo, preoccupa il Cremlino. Le elezioni rischiano di diventare un referendum sulla guerra. La vittoria di Putin è sicura ma potrebbe non essere schiacciante, come lui ritiene necessario. Allora si dovrebbe intervenire con brogli. A cui potrebbero seguire proteste dagli esiti imprevedibili. Quindi, il messaggio che Putin vuol dare ai russi è il seguente: la possibilità di negoziati è in agenda. Da parecchio tempo, ormai. È sul tavolo. Aspettiamo. Basta un po’ di pazienza. Non sarà una guerra senza fine".

E il messaggio all’esterno della Russia invece qual’è?

"Putin vede che l’Occidente sta si sta stancando. Così cerca di blandirlo affinché si rilassi, e si distacchi dal problema Ucraina. “Vedete ragazzi — cerca di dire — mica sono pazzo. Non mi demonizzate. Sono pronto a negoziare”. Obbiettivo: l’Occidente, che vorrebbe vedere la fine di questo incubo il prima possibile, deve sentir dire da Putin “voglio la pace” e da Zelensky “voglio la guerra”. Perché ciò mina la volontà occidentale di fornire armi all’Ucraina. E se finisse davvero così, il leader russo avrebbe raggiunto il suo obbiettivo. Nel senso che lo raggiungerebbero le forze armate russe. Le due cose coincidono. L’occupazione dei territori sufficienti a poter proclamare una vittoria sarebbe pressoché certa, senza il sostegno degli alleati a Kyiv".

Un cinico tentativo di induzione all’appeasement, per utilizzare un’analogia storica. Ma davvero ogni parola di Putin su una possibile pace è del tutto falsa?

"Putin ha bisogno di una vittoria. Non è riuscito a ottenerla con l’assalto diretto. Ora sta cercando di ottenerla con l’inganno (in russo “maskirovka”, la dottrina delle spie con cui si induce l’avversario ad agire o non agire assicurandosi un vantaggio, ndr)".

Ma è sicuro che la Russia di Putin proprio non ci pensi a sfilarsi dall’impegno militare in Ucraina? Il regime ha proprio bisogno di una guerra? Ne va della sua sopravvivenza?

"Se la guerra finisse senza una chiara vittoria il regime si indebolirebbe di parecchio, nel medio termine. Entro qualche anno molto probabilmente cadrebbe. Ma, se è vero che Putin ha bisogno di una vittoria, è anche vero che la guerra può continuare all’infinito. Le risorse si esaurirebbero. E fatti come quelli appena successi in Baschiria diventerebbero sempre più frequenti (nella regione russa della Baschiria ci sono stati scontri fra attivisti per i diritti della minoranza locale e la polizia, ndr). Perché i baschiri, e altre delle molte minoranze all’interno della Federazione, dovrebbero continuare a spargere il loro sangue per Mosca?".

È quello che mi chiederei se fossi baschiro. È un popolo che la Russia imperiale ha colonizzato…

"Infatti. Ed è anche per la possibile reazione delle minoranze che, se la guerra continuasse troppo a lungo, alla fine il regime di Putin farebbe la fine che fece quello zarista nel 1917. Lo stesso Lenin ha sempre detto che, se non era per la Prima guerra mondiale, in Russia la rivoluzione sarebbe stata rimandata di anni o addirittura decenni. E Lenin sapeva quel che diceva. Così, anche questa impopolare guerra imperialista non può durare per sempre. Crea insoddisfazione e freddezza nelle élite, può portare a rivolte popolari e, alla fine, a una vera e propria rivoluzione".

Ma allora è una specie di conundrum: Putin non può far la pace e nemmeno può continuare la guerra per sempre. Come se ne esce?

"L’unica via d’uscita per Putin è proprio quella che sta tentando adesso: tirarla per le lunghe utilizzando una narrativa possibilista su un eventuale negoziato e sperando che l’Occidente si sbricioli, per così dire. O che almeno si disunisca".

E allora che dovrebbe fare l’Occidente?

"Continuare a sostenere l’Ucraina e a fare in modo che l’aggressione russa sia sconfitta. Solo dopo la sconfitta della Russia si potrà cominciare a ricostruire un ordine internazionale fondato sul diritto. Perché ogni potenziale futuro aggressore vedrà che l’aggressione non paga e anzi viene punita".

Belle parole. Forse troppo ovvie e poco realistiche?

"Quello che ho descritto sarebbe il comportamento da tenere a rigor di logica. E credo che tutti i Paesi occidentali lo capiscano e in teoria siano d’accordo. La pratica, poi, è un’altra cosa. Siamo esseri umani e spesso non possiamo controllare le nostre emozioni. Questo pesa anche in politica estera. Le emozioni vincono sulla logica. E le emozioni che prevalgono adesso sono la stanchezza, il desiderio di riposo, di non parlar più di questa guerra non nostra. Della quale siamo ormai nauseati e stufi. È in atto una specie di ritirata emozionale".

E allora però l’Ucraina è definitivamente condannata.

"Credo di no, nonostante tutto. I sondaggi dimostrano che l’opinione pubblica ucraina è per continuare a resistere (almeno il 60% dei cittadini è in favore di una lotta fino alla vittoria, secondo una recente inchiesta Gallup, ndr). Solo nel caso di un minor supporto degli alleati le forze di Kyiv non potranno avanzare. Sarà una guerra di posizione, difensiva. I russi cercheranno di superare le difese. Ma non credo che ci riusciranno. Gli ucraini non si arrenderanno. Però vanno incontro a tanta sofferenza. Per questo è così necessario fornire loro sistemi di difesa anti-aerea. Altrimenti i bombardamenti faranno strage. Il prezzo da pagare per non farsi sopraffare da Putin diventerebbe sempre più orribile".

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