La morte di Daniela Carrasco: “Violata, torturata ed esposta impiccata come un trofeo”
Dopo che le denunce del collettivo femminista Ni una menos hanno fatto salire agli onori delle cronache mondiali il caso di Daniela Carrasco, la famiglia è intervenuta chiedendo di interrompere le speculazioni sulla sua morte. Secondo i familiari, l'artista di strada nota come El mimo, trovata impiccata alla periferia di Santiago, in Cile, lo scorso 20 ottobre si sarebbe tolta la vita da sola, come attestato dal rapporto della polizia. Non così la pensano le attivista di Ni una menos, secondo le quali Daniela sarebbe stata ‘violentata, torturata impiccata ed esposta, cadavere, come un trofeo' per scoraggiare le proteste che hanno letteralmente incendiato il Cile questo autunno in cui, per la prima volta dalla dittatura di Pinochet, l'Esercito ha invaso le strade con i carrarmati, proclamando il coprifuoco.
"È stata rapita dalle forze militari nei giorni della protesta il 19 ottobre" ha denunciato il sindacato nazionale di attori e attrici del Cile, che ha anche chiesto il chiarimento delle circostanze della morte di Daniela Carrasco. "Lo Stato del Cile deve rispondere e rendere trasparente la partecipazione delle forze di polizia alla sua morte. Siamo sgomenti e chiediamo giustizia". Il corpo è stato scoperto lo scorso 20 ottobre appeso a una recinzione in un luogo vicino al parco André Jarlan, nel comune di Pedro Aguirre Cerda, nel settore meridionale di Santiago del Cile. Dall'ufficio della Polizia hanno fatto sapere che si trattava di suicidio. Il rapporto ufficiale, infatti, ha negato tracce di violenza sessuale, di sevizie e ha attribuito la morte all'impiccagione, che sarebbe avvenuta per mano della stessa Daniela.
Secondo ‘Non una di meno' Cile, sarebbe stato invece un monito per intimidire chi, soprattutto se donna, sta partecipando alle mobilitazioni di questi giorni. Gli scontri, diventati vera guerriglia urbana con diversi morti nel bilancio, sono cominciati il 19 ottobre, quando la popolazione è scesa in strada per protestare contro l'aumento del trasporto pubblico. Di fronte allo spargimento di sangue avvenuto nella rivolta in cui sono stati date alle fiamme bus e auto e saccheggiati negozi, il presidente ha avallato lo stato di coprifuoco proclamato dall'Esercito, che ha occupato le strade con i blindati dei militari, per controllare il rispetto della misura. Ai cittadini, dunque, è stato vietato di uscire di casa dalle 9 alle 7 del mattino.