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La mente dell’11 settembre si ravvede: “No alla violenza per convertire all’Islam”

Pentimento? Addio definitivo al fanatismo? Probabilmente. Sta di fatto che a dire che l’uso della forza per convertire chi non è di religione islamica è sbagliato è Khalid Shiekh Moahammed, ideatore dell’11/09.
A cura di Biagio Chiariello
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E' davvero complicato credere che la mente dell'11/09 abbia avuto un cambiamento di cuore sull'uso della violenza. Eppure dal supercarcere di Guantanamo dove è rinchiuso dal 2006, in attesa di una sentenza che potrebbe essere anche la pena capitale, Khalid Shiekh Moahammed, l'ideatore degli attentati del'11 settembre 2001 a New York costati la vita a quasi tremila persone, afferma di essere cambiato. E profondamente, se si guarda a quanto andava affermando nel corso dei suoi primi interrogatori dopo l'arresto: "Il più grande dovere religioso è combattere gli infedeli".

Oggi invece, Ksm (come è conosciuto negli USA) – 50 anni, nato in Kuwait ma che ha frequentato il college in North Dakota – dice come la conversione all'Islam può essere raggiunta solo con la persuasione e con la riflessione teologica, non solo e comunque attraverso l'uso della forza. L'uomo ha deciso di esprimere le sue nuove idee attraverso una sorta di manifesto di 36 pagine presentato alla corte e ottenuto dall'Huffington Post. "La verità non può mai essere raggiunta con i muscoli e con l'uso della forza, ma ricorrendo alla ragione e alla saggezza", scrive. Parole pronunciate dall'uomo che aveva confessato di aver decapitato nel 2007 (con la mia "santa mano destra", disse) il giornalista americano, Daniel Pearl. L'ormai ex terrorista non spiega nel Manifesto perché ha deciso di attaccare il World Trade Center. Tuttavia la sua crociata continua: "Gli Stati Uniti sono stati distrutto – dice – dagli omosessuali e dal divorzio". Tutte categorie da convertire, insieme ai giudici, avvocati e carcerieri. Non attraverso la violenza però.

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