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La medaglia del Nobel Watson venduta all’asta per 4,1 milioni di dollari

La medaglia del Nobel vinta dallo scopritore del Dna James Watson è stata battuta all’asta da Christie’s per 4,1 milioni di dollari. Caduto in disgrazia dopo le sue affermazioni razziste è stato costretto a vendere il simbolo del prezioso riconoscimento.
A cura di Susanna Picone
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È stata venduta all'asta da Christie’s a New York per 4,1 milioni di dollari (circa 3.3 milioni di euro) la medaglia del Premio Nobel per la Medicina James Watson, co-scopritore della doppia elica del Dna insieme a Fracis Crick e Maurice Wilkins. La medaglia è stata battuta al doppio della stima di partenza: la casa d'aste aveva infatti previsto di spuntare fino a 2,2 milioni di dollari (1,7 di euro). Si tratta di un disco in oro (18 carati ricoperto d’oro a 24 carati) che pesa 175 grammi e ha un diametro di 66 millimetri. Nel corso dell'asta sono state battute anche carte dello scienziato relative alla scoperta. Watson, americano di 86 anni, aveva deciso di mettere in vendita la sua medaglia, che gli è stata consegnata nel 1962 all'assegnazione del Premio Nobel, a causa di problemi economici. Il Premio Nobel era caduto in disgrazia in seguito alle sue dichiarazioni al Sunday Times sulla presunta inferiorità intellettuale genetica dei neri rispetto ai bianchi.

Premiato per aver scoperto la struttura del DNA, ma famoso anche per alcune clamorose gaffe – Un'affermazione, quella di James Watson, che fin dal 2007 gli sarebbe costata l'ostracismo della comunità scientifica. Inoltre, in quella occasione, Watson perse anche tutti gli incarichi che ricopriva. Per quelle parole Watson si è scusato dando tutta la responsabilità della gaffe al cronista che lo aveva intervistato: “In qualche modo scrisse che ero preoccupato per la gente in Africa a causa del loro basso quoziente intellettivo… qualcosa che non si può dire… È stato stupido da parte mia”, ribadendo comunque che la sua non andava presa come un'affermazione “convenzionalmente” razzista. Ma lo scienziato è famoso anche per altre sfortunate dichiarazioni, tra queste ad esempio alcune che alludono all’inferiorità delle donne nella ricerca scientifica.

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