La mafia giapponese lancia il suo giornale: dalla cronaca alle poesie

Se controllano aziende d'ogni tipo, la politica, condizionano i comportamenti e l'approccio alla vita di tutti i giorni perché i malavitosi non potrebbero volere anche controllare un giornale? In Italia questa consapevolezza delle organizzazioni mafiose non c'è ancora (o almeno non c'è ancora ufficialmente). In Giappone sono avanti e così accade che il principale clan della "yakuza", la potente mafia giapponese, decida di editare un suo giornale. Un vero e proprio quotidiano: dalle notizie di cronaca agli editoriali fino alle poesie, i classici haiku. Il primo numero di "Yamaguchi-gumi shinpo" ("La gazzetta del clan Yamaguchi") è recentemente andato alle stampe, informa Agence France-Presse e nonostante il profilo piuttosto basso del lancio della pubblicazione (niente campagna pubblicitaria, niente abbonamenti) la notizia si è rapidamente diffusa. Ventottomila copie, in maniera tale che ogni membro del potente clan Yamaguchi, il più importante della criminalità organizzata nipponica, potesse avere una copia del giornale, a questo punto quasi una pubblicazione aziendale. Otto pagine, primo editoriale affidato a Ken'ichi Shinoda, il boss dei boss della Yakuza che da buon capo d'impresa ha ricordato i valori fondanti dell'organizzazione. Come se si trattasse di una azienda qualsiasi.

Nella pubblicazione si parla dunque di tutto: dalla crisi economico-finanziaria alle notizie sugli equilibri interni all'organizzazione: chi edita la testata evidentemente non ha nemmeno paura che gli investigatori la utilizzino per capire quali sono i movimenti di uomini nei clan nipponici. C'è da dire che la yakuza non è in sé illegale. In Giappone non esiste il reato di associazione a delinquere né quello di "stampo mafioso", né tanto meno esistono programmi per i collaboratori di giustizia. Nell'ultimo periodo, tuttavia, la Yakuza trova sempre più difficoltà nel coinvolgere le nuove leve: di qui, probabilmente, la decisione di pubblicare un giornale con l'obiettivo di ravvivare il culto e i riti, antichissimi, di questa organizzazione malavitosa.