La madre di Giulio Regeni: “Il viso di mio figlio riconoscibile solo dal naso”
L'ultima fotografia scattata Giulio Regeni ritrae il ragazzo italiano indossare una felpa verde, mentre nel giorno del suo compleanno, insieme a degli amici, partecipa a una cena. Era il 15 gennaio, il friulano compiva 28 anni. Dieci giorni dopo il ricercatore italiano sarebbe scomparso per poi venire ritrovato – il tre febbraio – senza vita lungo una strada che collega Il Cairo con Alessandria D'Egitto. Intervenuti in conferenza stampa la madre ed il padre di Giulio Regeni hanno raccontato per la prima volta le condizioni in cui ha visto suo figlio appena la salma è rientrata in Italia. "Tutte le notti torna alla mia mente un'immagine di Giulio che sovrappongo a quella di lui felice e sorridente – ha spiegato Paola Regeni -. Sul volto del cadavere di mio figlio ho visto tutto il male del mondo. L'unica cosa che ho ritrovato di Giulio è stata la punta del suo naso. Mai avrei immaginato di riconoscerlo da quel dettaglio".
Famiglia Regeni: "Nostro figlio non era una spia"
Claudio Regeni, papà di Giulio, ha aperto l'incontro con la stampa – il primo in due mesi – raccontando chi era suo figlio: "Il suo impegno sociale è iniziato come sindaco del governo dei giovani di Fiumicello, quando aveva solo 12 anni. A 17 si è recato in New Mexico per studiare al Collegio del Mondo Unito, dove ha vissuto con coetanei di 80 nazioni del mondo. Successivamente si è recato in Inghilterra, ha studiato l'arabo ed ha vissuto per un anno al Cairo per conoscere a fondo la cultura egiziana. Giulio era un ragazzo del mondo". A proposito della tesi che appartenesse ai servizi segreti i genitori del friulano hanno nuovamente seccamente smentito: "Giulio – ha spiegato l'avvocato della famiglia Regeni Alessandra Ballerini – era un ragazzo sobrio, un giovane studioso con uno stile di vita assolutamente incompatibile con quello di una spia. Inoltre il suo conto corrente non era quello normalmente utilizzato per operatori dei servizi di intelligence. Giulio Regeni non era una spia".
Il prossimo 5 aprile si terrà a Roma un vertice tra investigatori italiani ed egiziani: questi ultimi dovranno produrre le prove acquisite e finora mai messe a disposizione dei nostri inquirenti. Intanto la famiglia Regeni ha duramente criticato il comportamento della Procura del Cairo. Già lo scorso 16 marzo, partecipando a un vertice alla commissione Parlamentare per i diritti umani, il padre e la madre dell'italiano fecero una previsione: quella che presto sarebbero stati trovati dei "colpevoli" qualsiasi ai quali attribuire la responsabilità delle torture e dell'omicidio di Regeni. In effetti pochi giorni più tardi una presunta banda di rapitori sarebbe stata individuata dai poliziotti egiziani, che avrebbero anche ucciso tutti i membri. Un episodio vissuto come un vero e proprio affronto, una presa in giro inaccettabile. A quasi due mesi dal ritrovamento del corpo senza vita dell'italiano sono ancora pochissimi i punti fermi in mano agli inquirenti italiani. Una sola cosa appare certa ed è stata ribadita anche da Claudio e Paola Regeni: l'Egitto ha ripetutamente cercato di depistare le indagini.