La lezione di Singapore, impennata di casi dopo azzeramento contagi: migliaia di lavoratori colpiti
Era stato celebrato come modello per la risposta tempestiva e aggressiva al diffondersi del coronavirus tale da aver quasi azzerato i nuovi contagi nonostante la vicinanza con la Cina ma ora Singapore deve fare i conti con una nuova impennata di casi che hanno costretto le autorità locali a un nuovo lockdown con misure di contenimento rigide fino a maggio. Quella di Singapore potrebbe rappresentare sicuramente una lezione per i tanti che in tutto il mondo spingono verso riaperture repentine delle attività dopo il blocco e le misure di distanziato sociale anticontagio anche se il caso del Paese asiatico fa storia a se.
Mentre in Cina il virus si stava diffondendo, già a gennaio infatti le autorità locali erano subito intervenute iniziando controlli a tappeto sui viaggiatori in arrivo e soprattutto mettendo in atto tracciamenti su tutte le persone che erano venute in contatto con qualcuno che era risultato positivo. Il governo ha utilizzato tutta la tecnologia a disposizione come app e tracciamenti via telefono ma ha messo in campo anche veri e propri detective che hanno seguito a ritroso tutti gli spostamenti dei pazienti come in una inchiesta di polizia, avvalendosi dei video delle telecamere di sorveglianza e di interrogatori. Questo ha permesso a Singapore di limitare ad appena dieci decessi il numero totale di vittime per coronavirus su una popolazione di 5,6 milioni di abitanti ma anche di evitare blocchi totali alle attività come avvenuto in altri paesi.
Quando sembrava che il contagio fosse stato arrestato, con pochissime centinaia di casi a metà marzo, nel Paese però sono spuntati nuovi focolai che via via hanno fatto crescere di nuovo la curva. Dall'inizio di aprile i casi si sono moltiplicati fino a superati i 700 positivi in un solo giorno che hanno portato il totale a oltre 4.400. Tra i nuovi casi nessun importato ma diversi quelli registrati nelle case di riposo e soprattutto nei dormitori riservati ai lavoratori stranieri.
Il ministero della sanità locale ha osservato che la nuova impennata di casi è frutto proprio dei continui sforzi per testare e isolare attivamente i lavoratori contagiati. In effetti da due settimane i lavoratori stranieri trovati positivi continuano ad aumentare tanto che il numero totale di persone positive per il virus collegate ai dormitori è ora pari a 2.689 cioè oltre la metà dei casi totali. Altre decine di casi riguardano titolari di permessi di lavoro che vivono al di fuori dei dormitori e altrettanti le case di cura per anziani. Il Ministero della Salute ha spiegato che sono stati individuati 19 cluster collegati ai dormitori tra cui uno in cui si registrano quasi mille casi. Dei nuovi casi, l'81% sarebbe è collegato a cluster precedentemente identificati ma il restante 19% non è attualmente collegato a casi precedenti