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La “Greta Thunberg cinese” costretta a lasciare la scuola: “Ho paura che il regime mi uccida”

Ou Hongy, nata e cresciuta nella città cinese di Guilin, ha solo 17 anni ma una determinazione inarrestabile. In Cina, uno dei paesi più inquinanti al mondo, è l’unica rappresentante di Fridays For Future, il movimento globale per il clima ispirato dalla giovane attivista svedese Greta Thumberg. Ou porta avanti da due anni la sua protesta solitaria per far sì che il governo cinese adotti politiche climatiche più rigorose. Le autorità l’accusano di rovinare l’immagine della Cina e la tengono sotto stretta sorveglianza. “Rischio di venire uccisa o incarcerata. Sono stata espulsa da scuola per il mio attivismo”, racconta a Fanpage.it.
A cura di Daniela Brucalossi
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Rischio di venire uccisa o incarcerata. Questo è quello che mi dicono sempre i miei genitori. Ma la mia battaglia per il clima è troppo importante”. Ou Hongy, nata e cresciuta nella città cinese di Guilin, ha solo 17 anni ma una determinazione inarrestabile. In Cina, uno dei paesi più inquinanti al mondo, è l’unica rappresentante di Fridays For Future, il movimento globale per il clima ispirato dalla giovane attivista svedese Greta Thumberg. E, proprio come la Greta degli inizi, Ou porta avanti da due anni la sua protesta solitaria per far sì che il governo cinese adotti politiche climatiche più rigorose. Ha passato gli ultimi mesi a percorrere le strade di alcune città cinesi, distribuendo volantini e reggendo cartelli che recitano: “Contro il cambiamento climatico non c’è vaccino” o “Sciopero degli studenti per il clima”.  È sempre informatissima sugli ultimi studi scientifici sull’argomento ma in pochi si fermano ad ascoltarla. Ou racconta a Fanpage.it che è consapevole di rischiare molto per la sua causa: le autorità l’accusano di danneggiare l’immagine della Cina e la tengono sotto stretta sorveglianza. La maggior parte delle volte le forze dell’ordine la costringono a interrompere i suoi presidi per strada e, nel 2018, è stata espulsa da scuola perché il suo attivismo stava diventando "troppo insistente".

Ou, com’è nata la tua lotta per il clima?

In Cina nessuno parla ai bambini e ai ragazzi di ambiente e della situazione drammatica in cui si trova il nostro pianeta. Nelle scuole ci insegnano solo a concentrarci sulla didattica e sui voti. Io stessa non ne avevo praticamente mai sentito parlare prima che, nel novembre 2015, il presidente Xi Jinping partecipasse alla conferenza Cop21 e firmasse gli accordi di Parigi per contenere il cambiamento climatico. Allora ho cominciato a informarmi sull’argomento leggendo studi e riviste scientifiche e a sentirmi sempre più inquieta. Nel 2018, dopo aver visto il documentario premio Oscar “An inconvenient truth” sul riscaldamento globale e aver letto della protesta di Greta Thumberg, mi sono detta: “È arrivato il momento di mettermi in gioco in prima persona”.

Ma ai dirigenti della tua scuola non è piaciuto il tuo attivismo.

 No, gli insegnanti mi hanno avvisata fin da subito, quando combattevo piccole battaglie come far bandire le posate di plastica dalla mensa. “Lascia perdere l’attivismo e concentrati sullo studio o finirai per prendere una brutta strada”, mi dicevano. Ma io non desistevo e nel dicembre 2018 è arrivato l’ultimatum dal preside: se non avessi smesso, sarei stata espulsa. E così è stato. All’inizio mi sono concentrata per superare i test che rilasciano l’attestato per andare a studiare all’estero. Poi ho capito che per sensibilizzare il mio paese sulla crisi climatica avrei dovuto rimanere qui, a lottare giorno dopo giorno. Nel marzo scorso, ho chiesto alla mia scuola di essere riammessa. “Solo se la smetterai con l’attivismo e ti sottoporrai a un test psicologico”, mi hanno detto. Ho fatto il test ed è venuto fuori solo che sono molto testarda. Ovviamente, non smetterò di combattere per l’ambiente.

Quando i giovani di Fridays For Future hanno cominciato a scendere in piazza in tutto il mondo tu cosa hai fatto?

Ho scoperto che il primo sciopero scolastico mondiale per il clima si sarebbe tenuto il 15 marzo 2019. È stata la prima volta che ho pensato di poter far parte di questo fantastico movimento. Sono andata a leggere la lista “School Strike For Climate" per sapere quali città del mio paese avrebbero aderito alla protesta e sono rimasta sconvolta non vedendo nessun nome cinese. Com’era possibile che i giovani della Cina, il paese che emette più anidride carbonica al mondo, non partecipassero? Allora ho capito che avevo un’unica possibilità: scendere in piazza da sola. Il cuore mi batteva fortissimo quel giorno, avevo paura di essere arrestata: non si vedono quasi mai azioni civili di questo tipo in Cina. Ma l’ho fatto. Al settimo giorno di protesta, la polizia mi ha costretta ad andarmene. Greta Thumberg mi ha menzionata su Twitter scrivendomi: “Siamo tutti con te”. Da allora, non ho mai smesso di manifestare e informare per le strade.

Recentemente Xi Jinping ha dichiarato all'Assemblea delle Nazioni Unite di voler annullare le emissioni di Co2 entro il 2060. Pensi che la Cina riuscirà a mantenere questo impegno?

Spero di sì, anche se non sono state precisate le modalità con cui si intende raggiungere questo obiettivo. Annullare le emissioni richiederà una trasformazione totale per il paese. Il sistema energetico cinese è quasi interamente basato su combustibili fossili, in particolare carbone, il più inquinante di tutti. E, nonostante le promesse, la Cina continua a costruire nuove centrali a carbone.

 

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