La Grecia e l’abisso – La crisi greca vista dall’interno
Nei lunghi mesi che sono intercorsi tra l'inizio della crisi greca – letteralmente esplosa sul finire del 2009 – e l'attuale scenario economico-politico, si è detto tutto e il contrario di tutto. Ci hanno mostrato immagini, video, interviste, hanno formulato milleuno ipotesi, raccontato centinaia di versioni della medesima storia, eppure più si tenta di approfondire la questione più ci si ritrova a scontrarsi con un'innegabile evidenza: manca qualcosa. C'è un pezzo della storia, o forse più d'uno, che non siamo ancora riusciti a raccontare; ad afferrare e restituire a chi insistentemente si chiede "cosa sta succedendo"? Si tratta di un pezzo di storia che – forse – potrebbe rivelarsi indispensabile per evitare che quella stessa storia si ripeta, tragicamente, in molti altri paesi, a partire dal nostro. Sono settimane che si legge ovunque "L'Italia dopo la Grecia" o, al contrario, "L'Italia non è come la Grecia". Ogni commentatore apporta le sue lucide, ragionate motivazioni, ma nessuno riesce a convincere del tutto. I "perché", i "come", persino i "cosa" risultano inevitabilmente vaghi, indefiniti, sfuggenti. Per quanto si possa studiare la questione in ogni suo particolare, ci si ritrova sempre davanti ad affermazioni che non possono coesistere, che si autoescludono a vicenda, ed è arrivato il momento di provare a capire – pur senza la pretesa di riuscirci – dove abita la verità. E c'è un solo modo per farlo: occorre compiere lo sforzo di immergersi nella realtà greca, occorre raggiungere la penisola ellenica e dedicarsi all'osservazione, all'inchiesta, occorre sporcarsi le mani e i piedi nel tentativo di tirar fuori almeno un briciolo di verità.
Ed è esattamente questo che farò. A partire da domani, vi racconterò la Grecia direttamente dalle strade di Atene, di Creta, di Delphi… Proverò a raccogliere il pezzo che manca, vale a dire le storie di vita vissuta, le tragedie, le aspirazioni, le delusioni, le speranze di chi vive su di sé la crisi e non si limita a narrarla o a guardarla scorrere su di un teleschermo. Vi racconterò cosa accade nelle piazze, chi sono i protagonisti della rivolta e chi – invece – coloro che credono nella soluzione europea. Solo così – forse – riusciremo a restituire a chi ascolta il pezzo mancante: il popolo greco. La nostra testa è piena di parole nuove a cui solo poco tempo fa abbiamo cominciato ad assegnare un significato chiaro: spread, swap, rating… La lingua che racconta la crisi è essa stessa un enigma, e non abbiamo fatto in tempo a imparare il significato di queste parole nuove che esse sono diventate parte integrante del lessico necessario a capire il mondo. Tutto sembra dirci: senza la piena consapevolezza del complicatissimo meccanismo della finanza, non si va da nessuna parte. Le parole di cui fino a qualche mese fa ignoravamo l'esistenza ora sembrano la chiave necessaria ad aprire in due il pianeta e capire com'è fatto al suo interno. E mentre inseguivamo senza sosta i mutamenti di questa nuova lingua, abbiamo perso di vista le persone e le loro storie.
Il caso greco è molto più complesso di quanto non si voglia far credere. Facile dire che la Grecia ha un mostruoso debito pubblico, facile dire che la corruzione e l'inganno hanno dilagato senza sosta prosciugando le risorse di quella che fu la culla della democrazia, meschino insinuare che i greci siano cittadini pigri con stipendi e pensioni d'oro; la verità è che parte di queste condizioni sono pura leggenda, mentre altre riflettono la situazione di moltissimi stati europei, e allora perché proprio la Grecia? Cosa sta accadendo? È quello che intendiamo scoprire e raccontare, e lo faremo con parole semplici ma vere, con analisi lucide ma vissute. Perché la risposta alla tragedia di un popolo non può stare – solo – nei numeri.