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La Grecia blocca la Freedom Flotilla 2: chi ha paura della solidarietà?

La Freedom Flotilla 2, la missione di solidarietà diretta a Gaza, è bloccata nelle acque greche dalle autorità che impediscono alle sue navi di salpare. Nell’indifferenza generale, cerchiamo di capire perché la flotta non riesce a muoversi liberamente in acque dove vige il diritto internazionale.
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Sembrava tutto pronto, o meglio, è tutto pronto per la partenza della Freedom Flotilla 2, la flotta diretta a Gaza per sfidare l'embargo israeliano e portare aiuti umanitari alla popolazione palestinese. Soltanto un anno fa a bordo della Stefano Chiarini, la nave italo-olandese che partecipa alla missione, c'era Vittorio Arrigoni. Vittorio viveva a Gaza dal 2008, era un attivista dell'ISM rapito e poi brutalmente ucciso da un commando di salafiti lo scorso aprile. C'era anche lui quando nel maggio del 2010 la Flotilla venne attaccata dalla Marina israeliana e diversi volontari  a bordo della Mavi Marmara persero la vita.

Nonostante i pericoli connessi alla missione, gli attivisti che invocano la liberazione della Palestina non si sono persi d'animo e con indicibile coraggio hanno deciso, anche quest'anno, di partire alla volta di Gaza. A nulla sono valsi gli avvertimenti del capo della Marina israeliana, così come il menefreghismo dei Governi che hanno negato il loro appoggio alla missione: con tanto timore, ma allo stesso tempo con la voglia di portare una speranza al popolo palestinese, i partecipanti alla flotta si sono dati tutti appuntamento ad Atene, la base da cui partire, assieme, alla volta dei territori occupati della Striscia.

Proprio ad Atene, però, qualcosa è andato storto: il governo greco nella persona del ministro della Protezione Civile, Christos Papoutsis ha intimato alla Flotilla di allontanarsi e proibito la partenza dai porti greci delle navi greche o straniere dirette a Gaza. La prima ad essere allontanata con la forza (pare sia stata accerchiata da bande armate) è la nave The Audacity of Hope, con a bordo diversi attivisti statunitensi; poi è toccato alla nave canadese Tahrir, anch'essa bloccata in Grecia. Le motivazioni ufficiali circa il divieto posto dalla Grecia sarebbero la volontà di evitare spargimenti si sangue, laddove la Marina israeliana ha già fatto sapere che interverrà col fuoco qualora si violassero quelle acque. Quindi, secondo la versione ufficiale, il blocco greco sarebbe finalizzato ad evitare violenze e a difendere gli attivisti che intendono partire.

freedom flotilla 2

In realtà, la questione pare essere assai più complessa. I partecipanti alla Freedom Flotilla 2 sanno bene che in realtà l'intenzione greca, malcelata dietro l'intento diplomatico, è quella di evitare guai ad Israele. Un atteggiamento intollerabile e che sottende l'intento di vietare agli aiuti della Flotilla di arrivare a Gaza. Nei diversi gruppi e forum in rete dedicati alla missione a Gaza, sono in molti a credere che sull'atteggiamento greco non si possa fare finta di niente. Una scelta di questo tipo non può (e non deve) essere  interpretata come una decisione diplomatica, tutt'altro. Bloccando la partenza dai suoi porti, la Grecia conferma che è prostrata alla volontà  e ai desideri di Israele e che con questa nazione si è alleata a scapito, sempre e comunque, del popolo palestinese stremato dall'embargo.

La Grecia si sta rendendo complice delle barbarie che avvengono quotidianamente nella Striscia e sta offrendo a Israele ausilio affinché quelle che sono, di fatto, acque internazionali in realtà siano alla mercé della volontà di uno stato despota e antidemocratico. Uno stato che si rapporta con il popolo costretto nella Striscia come un aguzzino fa col suo prigioniero. Sebbene  l'atteggiamento della Grecia sia contestabile, a Israele, ma non solo, sono in molti a credere che la Freedom Flotilla 2 non persegua fini umanitari. Alcuni sono persuasi del fatto che si tratti di una costola di Hamas e che  raggiungere Gaza sia piuttosto un tentativo di rivalsa, un gesto di orgoglio per cercare (una tantum) di arginare l'embargo israeliano, atto a sopprimere la libertà economica palestinese. Per questi motivi, evidentemente non ritenuti abbastanza nobili o giusti, la Grecia così come il governo italiano, non hanno confermato il loro appoggio alla missione.

E così, quel manipolo di sognatori che rischia la vita per arrivare a gettare il seme della solidarietà fino in Medio Oriente può tranquillamente dirsi abbandonato a sé stesso e al suo destino. Nell'indifferenza e nel silenzio mediatico generale. Ciononostante in questi giorni l'evento, e in generale la situazione di Gaza, ha raggiunto la notiziabilità perché gli attivisti rimasti in Italia hanno organizzato presidi a sostegno della missione, non ultimo quello a Roma presso l'ambasciata greca.  Oltre al blocco delle partenze, pare infatti che il comandante della prima nave sia recluso in carcere e per lui non sia stato predisposto un trattamento di favore, tutt'altro.

Ad ogni modo, nonostante le criticità, i rischi, gli avvertimenti, le minacce e il mancato appoggio dei governi occidentali la Flotilla non si ferma, non si ferma il suo spirito, tantomeno le sue eliche. Secondo quando si apprende da fonti Ansa, così come dai siti dedicati alla missione, pare che una nave francese, la Dignite' Al-Karama, l'unica che non si trovava nel grande porto del Pireo, sia riuscita a salpare dalle acque greche e a mettersi in viaggio verso Gaza. E' un primo coraggioso atto verso la libertà. Adesso non resta che affidarsi al Dio del vento, affinché soffi per portare in sicurezza l'intera Freedom Flotilla 2 in Palestina.

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