Dopo il fallimento delle consultazioni per la formazione di un nuovo Governo, la Grecia tornerà alle urne il 17 giugno. La comunicazione della nuova data è arrivata poche ore fa alle agenzie di stampa, proprio mentre gli analisti riportavano del nuovo crollo dei mercati. In effetti, la situazione resta estremamente instabile, dopo il naufragio dei mandati esplorativi conferiti ai leader dei tre maggiori partiti, Nuova Democrazia, Syriza e Pasok, incapaci di trovare una piattaforma comune intorno alla quale aggregare una maggioranza sufficiente alla formazione del nuovo Governo. Il nodo cruciale è ovviamente sempre relativo ai finanziamenti europei che al momento "tengono in vita artificialmente" lo Stato ellenico, ma la cui erogazione è subordinata alla messa in pratica di misure di austerity giudicate durissime ed inique dalla grande maggioranza della politica e della cittadinanza greca. A poco sembra sia servito anche l'annuncio del "rinnovato asse fra Parigi e Berlino", con la conferma della volontà dell'Unione di "preservare il ruolo e la presenza della Grecia nell'Eurozona".
Un clima infuocato, dunque, nel quale trova spazio la propaganda più becera e "pericolosa": quella degli attivisti di Alba Dorata, gruppo xenofobo e vicino a frange neo-nazi, che ha ottenuto un incredibile exploit alle recentissime elezioni. In un simile contesto non produce effetti nemmeno l'appello alla coesione nazionale e alla "necessità di aggregare le migliori personalità" lanciato solo pochi giorni fa dal Presidente della Repubblica Papoulias (il cui consenso tra la popolazione è sceso ai minimi storici), che ora si trova costretto ad affidare ad un nuovo Governo ad interim le sorti del Paese, con l'incubo di trovarsi nuovamente in un vicolo cieco qualora alle urne nessuna coalizione dovesse ottenere (come pure sembra probabile) una maggioranza "ampia e qualificata".