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La Grecia ad un passo dal baratro: tagliati 30.000 statali. E la Borsa va giù

Atene prova a ridurre il deficit, annunciando anche il licenziamento di 30mila statali. Ma l’ombra del fallimento è sempre più alta. Si teme un’altra giornata difficilissima sui mercati.
A cura di Biagio Chiariello
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Atene prova a ridurre il deficit, annunciando anche il licenziamento di 30mila statali. Ma l'ombra del fallimento è sempre più alta. Si teme una altra giornata difficilissima sui mercati.

La notizia era nell'aria già da giorni, ed ora è giunta l'ufficialità direttamente da Atene. La Grecia non raggiungerà l'obiettivo di ridurre il debito pubblico fissato a giugno per il 2011, già concordato con la "troika" (rappresentanti dell'Unione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) lo scorso anno. Nell'anno in corso si stima un deficit dell'8,5% contro il 7,6% previsto in precedenza. Tale sforamento, l’ennesimo da un anno, trova spiegazione nella gravità della recessione ancora in corso, con un Pil in calo del 5,5%, molto al di sotto delle previsioni. E c'è da dire che neanche per il 2012 gli obiettivi potranno essere centrati. Non è un caso se, questa mattina, Piazza Affari e le altre borse europee si sono svegliate nuovamente col piede sbagliato. Anche per l'Euro la giornata si preannuncia difficile.

Per questi motivi Atene sarà costretta ad approvare una nuova manovra "lacrime e sangue". Le trattative appena terminate tra il Governo Papandreu e i capi della delegazione Ue-Fmi-Bce hanno portato a chiudere per un piano di austerità da 6,5 miliardi di euro, con la perdita del posto di lavoro per 30.000 statali. Nello specifico saranno licenziati 23 mila impiegati pubblici, soprattutto per effetto del prepensionamento degli ultrasessantenni, e altri 7 mila saranno tagliati con le privatizzazioni. In più, per chi rimane, è previsto un taglio in busta paga del 20%. La cifra finale dovrebbe essere una minore spesa per 6,5 miliardi, pari a circa 3 punti del Pil. Per l'anno prossimo, laddove l’accordo con la troika parlava un rapporto deficit/Pil al 6,5%, il disavanzo dovrebbe arrivare al 6,7% ,rimanendo per il quarto anno consecutivo in recessione (Pil stimato a -2 per cento).

Un altro boccone indigesto, ma da mandare giù comunque, per un Paese messo letteralmente in ginocchio dalla crisi economica.  E così il malcontento sale. Le contestazioni in piazza sono ormai all'ordine del giorno e diventano sempre più violente; anche oggi è in programma uno sciopero dei mezzi pubblici di sei ore a cui seguirà nei prossimi giorni uno sciopero generale.

Ma la Grecia, e l'Europa in generale (Italia compresa, vedi declassamento operato da Standard & Poor's), non è l'unica realtà dove si respira aria di crisi. Negli USA, Barack Obama, ha affermato che i timori di default globale renderanno difficile il rinnovo del suo mandato alla Casa Bianca. E ieri a New York, migliaia di persone aderenti al movimento "Occupy Wall Street", i cosiddetti "indignados" hanno occupano il ponte di Brooklyn.Centinaia gli arresti, ma la "Rivoluzione" non sembra destinata a fermarsi nella Grande Mela.

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