La fuga dei lingotti d’oro dall’Italia verso la Svizzera
Esportare lingotti sembra ormai diventata una tendenza tutta italiana. Negli ultimi tempi la fuga di capitali (non solo di cervelli) all'estero è esplosa clamorosamente. Basti pensare che secondo un'indagine dell'Istat l'export di oro greggio non monetario (i lingotti, appunto) verso la Svizzera a settembre è salito del 154% rispetto al medesimo mese del 2010.
Una vera e propria "corsa all'oro" che è motivata da una serie di fattori concatenati.
Innanzitutto mettere al sicuro le proprie ricchezze dal fisco italiano e dalla patrimoniale prevista dalla manovra di Monti. «I politici sono venuti meno ai patti – spiega Maristella sul blog finanziario Finanzaonline – e hanno tassato una seconda volta i capitali scudati. È la dimostrazione che i governi italiani non sono affidabili. Meglio trasformare i soldi in oro e riportarli via»; quindi il timore di un ventilato default dell'euro, a cui si contrappone la forza del franco svizzero considerato da tempo immemore una valuta stabile ed appropriata agli investimenti in caso di debolezza dei mercati finanziari (a ciò si aggiunge pure che in territorio rosso crociato il Pil cresce con una certa continuità e il tasso di disoccupazione è particolarmente basso così come il tasso di inflazione).
I Re Mida italiani anche verso il Principato di Monaco
Il flusso di export dei lingotti è talmente importante che negli ultimi quattro/cinque mesi la Svizzera è in vetta alla classifica legata all'aumento delle esportazioni italiane: tra il 30 e il 40% complessivo. Tanto importante che ultimamente si è registrato un esaurimento di cassette di sicurezza. Così la nuova metà delle valige italiane piene dei pesanti lingotti d'oro è diventata il principato di Monaco che è privo di barriere doganali e i suoi flussi import-export sono inclusi nell'interscambio con la Francia, come chiariva un pezzo del Sole 24 Ore dello scorso novembre.
Non è un caso se vendite di lingotti d'oro dall'Italia verso il territorio transalpino hanno contribuito dello 0,5% sulla crescita complessiva delle esportazioni rispetto a ottobre 2010 (+12,5%). E a ben vedere il motivo che spinge gli italiani verso Montecarlo è il probabile accordo fiscale tra Roma e Berna sulla deroga del segreto bancario sui patrimoni dei clienti italiani nelle banche elvetiche, confermato anche dal premier Monti, che renderebbe inutile la scaltrezza degli esportatori del metallo giallo.