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Elezioni europee 2024

La Francia verso le elezioni europee: la resa dei conti tra Macron e Le Pen

La Francia si prepara alle elezioni europee del 6 e 9 giugno. L’estrema destra del Rassemblement National, lo schieramento di Marine Le Pen, sfida il presidente Emmanuel Macron, che punta tutto sull’europeismo e il sostegno a Kiev.
A cura di Annalisa Girardi
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Le elezioni europee in Francia saranno (anche) un affare di famiglia, un faccia a faccia tra zia e nipote: Marine Le Pen contro Marion Marechal, il Rassemblement National contro Reconquete. Una partita tutta interna alle destra più radicale, che si riflette anche nei legami all’estero.

Se Le Pen è stata l’ospite d’onore alla festa della Lega di Pontida e una preziosa alleata per Matteo Salvini, il partito di Marechal è da poco entrato nei Conservatori europei di Giorgia Meloni. E Marion, figlia della sorella di Le Pen, non si tira certa indietro: la scorsa estate, quando a Lampedusa era in corso una pesantissima crisi migratoria, è volata sull’isola per portare tutta la sua solidarietà alla presidente del Consiglio italiana, attaccando la Francia, il suo stesso Paese, per aver lasciato l’Italia da sola in prima linea nell’affrontare la crisi migratoria.

A tutto questo, si aggiunge un’altra componente della destra francese che ha deciso di puntare sul fronte migratorio alla campagna per le europee, ma in tutt’altro senso: è il repubblicano Xavier Bellamy, che però non cerca alleati in Italia. Anzi, punta il dito contro il confine con il nostro Paese, contro una lingua di territorio tra Mentone e Ventimiglia, attraversata da moltissimi migranti che, dall’Italia,  cercano di raggiungere la Francia.

Il Podcast di Fanpage.it che racconta l'Ue al voto

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L'estrema destra francese sfida Macron

La Francia è uno di quei Paesi – e ce ne sono diversi al momento – dove alle prossime elezioni europee è atteso un risultato senza precedenti dell’estrema destra. Due anni fa alle elezioni presidenziali Emmanuel Macron ha vinto contro Marine Le Pen, ma alle legislative di qualche mese dopo la coalizione di partiti che lo sosteneva – Ensemble,  letteralmente “Insieme” – ha perso la maggioranza assoluta nell’Assemblea Nazionale. L’estrema destra del Rassemblement National, il partito guidato appunto da Le Pen, ha ottenuto un ottimo risultato e secondo alcuni sondaggi sarebbe in vantaggio assoluto nella corsa alle europee, davanti anche a En Marche, lo schieramento di Macron.

Al momento gli eurodeputati francesi al Parlamento europeo sono 79, ma diventeranno 81 dopo le elezioni di giugno. Lo scorso novembre il Consiglio europeo ha infatti deciso di aumentare il numero totale dei seggi da 705 a 720 per migliorare la rappresentanza dei Paesi. Ora come ora, tra le fila francesi il gruppo più numeroso è quello di Renew, di cui fanno parte 23 eurodeputati. En Marche è forse la principale voce dentro a Renew, dove sono riuniti tutti i liberali europei. Ma tra pochi mesi le cose potrebbero essere diverse: Identità e Democrazia, la famiglia a cui appartiene il Rassemblement National conta 18 eurodeputati francesi e secondo i sondaggi questo numero è destinato a crescere.

I principali gruppi politici in Europa sono quello dei Popolari europei e quello dei Socialisti, ma in Francia questi non hanno troppa fortuna e contano rispettivamente appena 8 e 7 eurodeputati. Sono più numerosi i francesi nel gruppo dei Verdi, ben 12, mentre il gruppo della Sinistra ne conta 6. Altri 4 non appartengono a nessun gruppo. E infine, c’è solo un francese nei Conservatori e Riformisti europei, ECR: uno schieramento, però,  particolarmente ambizioso.

Secondo i sondaggi, alle prossime elezioni ECR potrebbe infatti diventare il terzo gruppo in Europa, dietro Popolari e Socialisti. E ha tutta l’intenzione di rafforzare la sua presenza anche in Francia. A inizio febbraio, Giorgia Meloni ha accolto tra i Conservatori l’unico eurodeputato di Reconquete, il partito di estrema destra fondato da Eric Zemmour e di cui fa parte anche Marion Marechal, la nipote di Le Pen.

E proprio Reconquete tenterà di portare via consensi al più radicato Rassemblement National. Ma per il momento, per Le Pen, la battaglia politica con la nipote viene dopo quella con il presidente, Emmanuel Macron.

Cosa c'è in gioco per il presidente francese

Se dopo le elezioni europee Renew, che al momento è terzo gruppo in termini numerici al Parlamento europeo, cederà il posto a ECR, e se a livello nazionale En Marche prenderà meno voti del Rassemblement National, per Macron si aprirà una partita durissima. Al momento i sondaggi lo danno non solo dietro l’estrema destra, ma anche dopo la Nuova Unione Popolare Ecologica e Sociale, detta NUPES, cioè la coalizione di sinistra – il principale partito è La France Insoumise di Jean Luc Melenchon – ed ecologisti.  Il presidente francese già arriva da una stagione complessa, dopo le proteste – quelle per la riforma delle pensioni e quelle degli agricoltori – che hanno stravolto il Paese, mettendolo letteralmente a ferro e fuoco in più di un’ occasione.

Negli ultimi mesi Macron ha cercato di rilanciare il partito in vista delle europee. Da un lato ha puntato su un’immagine più fresca del governo, cambiando diversi ministri. Ha scelto un nuovo premier, Gabriel Attal: giovane, apertamente omosessuale, e suo fedelissimo. Dall’altro lato, ha optato per uno spostamento politico verso destra – ad esempio approvando una legge che stringe le maglie della normativa sull’immigrazione – Un tentativo di intercettare quell’elettorato tentato dalla linea più conservatrice, ma che non ha ancora deciso se votare per partiti come il Rassemblement National o Reconquete.

L’asso nella manica di Macron però non cambia: il presidente francese punta tutto sulla sua natura europeista e sul sostegno all’Ucraina, ponendosi direttamente in antitesi alle posizioni sempre più euroscettiche di Le Pen. La guerra in Ucraina, il futuro geopolitico e militare dell’Unione europea, sono temi centrali in tutti gli Stati membri, in vista delle elezioni di giugno. Ma la Francia è l’unico a essere anche una potenza nucleare, e qui il tema assume tutta un’altra importanza. Macron ha deciso di fare del suo posizionamento europeista e atlantista il nucleo della sua campagna elettorale, polarizzando lo scontro contro una Le Pen sempre più sovranista e ancora piuttosto vaga sul suo rapporto con la Russia.

È vero, ha preso vocalmente le distanze da Mosca, ad esempio correggendo Salvini all’indomani delle elezioni russe, sottolineando che non si potessero considerare pienamente democratiche. Ma questo riposizionamento non convince tutti. Sicuramente non convince il premier Attal. All’Assemblea Nazionale, parlando dell’ipotesi avanzata da Macron di inviare truppe in Ucraina, Attal ha ricordato come Le Pen appena due anni prima, difendeva l’alleanza militare con la Russia. Un’alleanza inserita nel suo programma per le presidenziali. Se avesse vinto Marine Le Pen, ha detto il premier francese, Parigi si sarebbe trovata a fornire armi alla Russia, invece che all’Ucraina. E concludendo, si è chiesto se le truppe di Vladmir Putin non fossero già presenti in Francia. Per poi puntare il dito "contro le truppe di Madame Le Pen".

La strategia di Le Pen alle elezioni europee

Le Pen, da parte sua, ha criticato le frasi di Macron –  giudicate irresponsabili verso i francesi. – ma ha ribadito il sostegno l’Ucraina. Ora si prepara alle europee rimanendo sulla narrativa nazionalista cara al suo elettorato. Anche lei, però, cerca una nuova immagine per il partito.

Ci sta riuscendo grazie a Jordan Bardella, 28 anni, una presenza costante su Tik Tok. È presidente del partito e ora capolista per le europee. Una carriera rapidissima, la sua, che sembra avere l’obiettivo di portare a termine quel processo di normalizzazione del partito, allontanandolo dalla sua controversa eredità e rendendolo più rassicurante agli occhi dei più.

La natura sovranista del Rassemblement National però non cambia. Aprendo la campagna per le europee, Bardella  ha accusato i dirigenti di Bruxelles di voler “cancellare la Francia” con le loro politiche eurocentriche, promettendo invece di cambiare l’Unione per ridare alle Nazioni la loro centralità. Come? A partire da nuove regole sull’immigrazione, che permettano agli Stati di decidere chi può entrare nel loro territorio e chi no. E rifiutando le imposizioni ideologiche della Commissione europea sulla transizione ecologica. Insomma, la ricetta perfetta di ogni sovranista in vista del voto.

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