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La foto choc dopo il fallito golpe in Turchia: “Soldati nudi, legati mani e piedi”

Militari, giudici, dipendenti ministeriali. La purga di Erdogan dopo il fallito colpo di stato di venerdì si abbatte su tutti i suoi oppositori. Il simbolo è una foto davvero inquietante che arriva da una palestra in cui è stato allestito un tribunale a Bakirkoy, a Istanbul.
A cura di Biagio Chiariello
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C’è apprensione per la sorte di migliaia di soldati e oppositori del governo turco arrestati dopo il fallito golpe di venerdì notte.  Il Mirror ha infatti diffuso una foto, a dir poco inquietante, nella quale si vedono decine di uomini legati, a torso nudo e sdraiati, ammassati in una palestra in cui è stato allestito un tribunale a Bakirkoy, nella parte europea di Istanbul. Sarebbero alcuni dei militari che hanno preso parte al colpo di stato di venerdì sera. Questa è la risposta del Presidente Recep Tayyip Erdogan. Le autorità turche hanno sospeso 30 prefetti su 81. In totale, i dipendenti del ministero dell'Interno sollevati dai loro incarichi sono 8.777, di cui – oltre ai prefetti – 7.899 poliziotti, 614 gendarmi e 47 governatori di distretti provinciali. Circa 1.500 dipendenti sono stati sollevati dai loro incarichi dal ministero delle Finanze. E il ministro della Giustizia ha detto che "la cifra aumenterà e bisogna fare pulizia".

In Turchia si sono verificati "episodi rivoltanti di giustizia arbitraria e di vendetta" nei confronti di soldati sospettati di aver partecipato al tentato golpe. Lo ha detto il portavoce della cancelliera tedesca Angela Merkel. "Abbiamo visto nelle prime ore dopo il fallimento del golpe – ha spiegato Steffen Seibert alla conferenza stampa di governo – scene raccapriccianti di arbitrio e di vendetta contro i soldati in mezzo alla strada. Un simile fatto è inaccettabile". E nel frattempo sale la tensione diplomatica fra il Governo di Ankara e gli Stati Uniti. Uno dei principali motivi dello scontro in atto è rintracciabile nella figura di Fethullah Gulen, considerato il nemico n.1 del Governo di Erdogan e da tempo in esilio negli Stati Uniti. "Se gli Stati Uniti sono nostri alleati devono consegnarci Fethullah Gulen – ha detto Erdogan – Consegnateci quel capo dell'organizzazione terroristica che si trova in Pennsylvania".  Addirittura il ministro del Lavoro turco ha ipotizzato apertamente, riferisce la Bbc, che la Casa Bianca sia dietro il fallito golpe, mentre il segretario di Stato, John Kerry, citato da Lussemburgo, ha negato tutto mettendo in guardia la Turchia da quelle che ha chiamato "pubbliche insinuazioni".

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