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Opinioni

La finta svolta di Papa Francesco sull’aborto

Una donna che ha abortito, se si pente, per quest’anno di Giubileo, è perdonata. Salutata da molti come “svolta epocale”, la nuova direzione di Francesco in materia di aborto, non fa che confermare l’equazione aborto-peccato e grandissimo male. Quali che siano le ragioni.
A cura di Sabina Ambrogi
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Papa Francesco, in una lettera a Monsignor Fisichella, presidente del pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, trasmette il suo punto di vista in materia di aborto e le esortazioni per i sacerdoti durante il periodo del Giubileo.

E' incredibile innanzitutto l'uso che fa dell'aggettivazione declinata al maschile plurale. Quell'essere volutamente generici suggerisce una correità in cui, assieme alla Colpevole mai menzionata nel discorso del Pontefice anche se pesantemente chiamata in causa, si coinvolge una schiera di persone: medici, personale medico, farmacisti eventuali, la famiglia della Colpevole, il compagno, il marito etc. Tutti chiamati ad agire per distogliere la forsennata dal peccato e non peccare a loro volta.

Uno dei gravi problemi del nostro tempo  dice Papa Francesco – è certamente il modificato rapporto con la vita. Una mentalità molto diffusa ha ormai fatto perdere la dovuta sensibilità personale e sociale verso l'accoglienza di una nuova vita”. Personale. Da notare che non si esortano, ad esempio, i governi a mettere in condizione le donne di lavorare e di mettere al mondo un figlio, non sono mai la povertà o la disgrazia a essere chiamate in causa, ma c'è una Colpevole, mai menzionata, che avrebbe perso la sensibilità ad accogliere la vita.

Non male come accusa per chi è cattolica. Il dramma dell'aborto è vissuto da alcuni con una consapevolezza superficiale, quasi non rendendosi conto del gravissimo male che un simile atto comporta. Molti altri, invece, pur vivendo questo momento come una sconfitta, ritengono di non avere altra strada da percorrere”. E qui si definisce la colpa, che poi diventa l'imperativo che logora interiormente, fino a distruggersi la vita, e fino all'autolesionismo: se le donne abortiscono “provocano gravissimo male”. Poi alcune “lo fanno in modo superficiale”, ma quelle che non vedono “vie d'uscita” sarebbero pure colpevoli.

In realtà chi non vede via d'uscita la maggior parte delle volte non ha via d'uscita. Non avere alternative nella vita e non sapere – per esempio – come assicurare la dignità a un figlio oltre che a se stesse, corrisponderebbe dunque a un gravissimo male. Cosa c'è di più crudele per chi, contrariamente dalla visione del Santo Padre, è costretta da ragioni dolorose a ricorrere all'aborto e sentire inoltre di essere così sotto accusa? Quale sarebbe la cultura che irradia nella società una simile mentalità se non aggiungere odio nei confronti delle donne e attribuire alla loro libertà di scelta ogni capacità di produrre “il male”?

Così, una ragazzina di sedici anni che abortisce – tenuta peraltro all'oscuro con insistenza da ogni forma di educazione sessuale (sarebbe la famigerata “educazione gender” e “ educazione sessuale”) – farebbe “gravissimo male”, come anche l'esigua percentuale rimasta di medici che applicano una legge dello Stato, la 194. Di conseguenza anche le leggi e la volontà del popolo sono “un gravissimo male”.

Questa opposizione permanente della Chiesa, compresi anche questi “perdoni” da elargire che sono anche peggio di un atto di accusa, hanno generato un crescendo di obiettori di coscienza tra ginecologi che ha di fatto svuotato le garanzie e le protezioni previste dalla legge 194. E, peggio ancora: nessuno di quei ginecologi “obiettori” è particolarmente credente, ma troppo spesso le carriere si compiono nell'ambito della sanità cattolica. Molti sono costretti. Altri sono solo spietati. Perciò no, questa esternazione salutata da molti, non è stata né una svolta, né un'apertura.

Secondo il Pontefice:

Il perdono di Dio a chiunque è pentito non può essere negato, soprattutto quando con cuore sincero si accosta al Sacramento della Confessione per ottenere la riconciliazione con il Padre”. In linea con la concezione del “gravissimo male”, ora con il Giubileo, chi volesse, può approfittare dell'indulgenza. Ovviamente pentendosi un bel po', per esempio, di non avere lavoro e di non poter mantenere un figlio, pentendosi di dover ricorrere all'aborto. Finito il Giubileo, finito il perdono.

"Anche per questo motivo ho deciso” spiega Papa Francesco “nonostante qualsiasi cosa in contrario, di concedere a tutti i sacerdoti per l'Anno Giubilare la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono. I sacerdoti si preparino a questo grande compito sapendo coniugare parole di genuina accoglienza con una riflessione che aiuti a comprendere il peccato commesso”.

Sono i sacerdoti che si devono preparare al grande compito di spendere parole di perdono anziché di conforto per quante (sono le donne che abortiscono) già di per sé e a fatica, hanno dovuto optare per l'interruzione di gravidanza. Forse solo quando saranno rimesse al centro di ogni dibattito le donne – non i sacerdoti e le carriere dei medici – cambierà anche l' “accoglienza alla vita”.

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Autrice televisiva, saggista, traduttrice. In Italia, oltre a Fanpage.it, collabora con Espresso.it. e Micromega.it. In Francia, per il portale francese Rue89.com e TV5 Monde. Esperta di media, comunicazione politica e rappresentazione di genere all'interno dei media, è stata consigliera di comunicazione di Emma Bonino quando era ministra delle politiche comunitarie. In particolare, per Red Tv ha ideato, scritto e condotto “Women in Red” 13 puntate sulle donne nei media. Per Donzelli editore ha pubblicato il saggio “Mamma” e per Rizzoli ha curato le voci della canzone napoletana per Il Grande Dizionario della canzone italiana. E' una delle autrici del programma tv "Splendor suoni e visioni" su Iris- Mediaset.
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