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La fine del mondo? Non il 21 dicembre, parola del Vaticano

Cosa succede il 21 dicembre? Anche il Vaticano decide di dire la sua riguardo la “previsione” attribuita ai Maya, quella secondo la quale l’apocalisse sarebbe ormai dietro l’angolo. E così si affida all’Osservatore romano per parlare di queste“pseudoprofezie”.
A cura di Susanna Picone
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Cosa succede il 21 dicembre? Anche il Vaticano decide di dire la sua riguardo la “previsione” attribuita ai Maya, quella secondo la quale l’apocalisse sarebbe ormai dietro l’angolo. E così si affida all’Osservatore romano per parlare di queste“pseudoprofezie”.

C’è un articolo apparso sulla prima pagina dell’Osservatore romano in cui si fa riferimento all’apocalisse che però, secondo il suo autore Josè G. Funes, non verrà (almeno per ora). Si tratta, insomma, della voce del Vaticano, l’ultimo a “scendere in campo” dopo che il governo russo aveva addirittura scritto un comunicato per parlare di cosa succede il 21 dicembre. Quando, è noto a tutti, secondo una profezia attribuita ai Maya dovrebbe esserci la fine del mondo. E la penna del Vaticano nel suo articolo spazia però, più che sulla famosa profezia, tra quelle che definisce nell’occhiello “pseudoprofezie, scienza e fede”. “Pseudoprofezie” perché, appunto, questa fine del mondo non ci sarà il 21 dicembre 2012, dunque è inutile preoccuparsi. L’astronomo gesuita, aprendo il suo discorso sulla fine del mondo, fa infatti riferimento proprio ai Maya e a quanti appaiono preoccupati per quel che potrebbe succedere: “Secondo tale profezia – scrive l’Osservatore romano – si dovrebbero verificare un allineamento dei pianeti e del sole con il centro della Via Lattea e un’inversione dei poli magnetici del campo terrestre. Non vale la pena discutere il fondamento scientifico di queste affermazioni (ovviamente false)”.

Le spiegazioni scientifiche del Vaticano – L’autore ammette, dunque, “quanto possa essere affascinante lo studio dell’astronomia Maya” ma, nel suo articolo, ha intenzione di riflettere davvero sul destino del cosmo. E lo fa con assoluta razionalità e facendo riferimento a delle spiegazioni scientifiche, parlando dettagliatamente delle teorie cosmologiche sul futuro dell’universo. Josè Funes spiega la teoria dell’"inflazione" che, se corretta, dice che l’universo in un futuro molto distante (miliardi di miliardi di anni) finirà per “strapparsi”. Si legge anche che, “secondo le speculazioni di qualche cosmologo, l’universo potrebbe non avere una conclusione unica ma piuttosto dei multi-ends”: alcune sue parti insomma finirebbero in tempi diversi. Infine, nell’ultima parte del suo pezzo, l’astronomo fa riferimento anche alla fede, in particolare alle parole dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo: “un testo profetico, non un’informazione scientifica sul futuro del cosmo e dell’uomo”.

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