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La Danimarca nega gli aiuti per l’emergenza alle imprese registrate nei paradisi fiscali

Il governo danese ha annunciato un pacchetto di aiuti per finanziare le aziende che hanno subito tracolli a causa del blocco imposto dalle misure anticontagio ma le imprese che intendo accedere ai soldi non devono essere registrate in paesi paradiso fiscale e devono anche promettere di non pagare dividendi.
A cura di Antonio Palma
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Nessun tipo di aiuto economico da parte dello stato a quelle aziende registrate nei paradisi fiscali e che quindi non pagano tutte le tasse previste, è questa la decisione presa del governo della Danimarca per il piano di finanziamenti varato in questi giorni per far fronte alla crisi economica scatenata dall'emergenza coronavirus. Il governo locale ha annunciato un pacchetto di aiuti di 100 miliardi di corone danesi, pari a oltre tredici miliardi di euro, per finanziare le aziende che hanno subito tracolli a causa del blocco imposto dal misure anticontagio. Diverse però le clausole imposte da un emendamento voluto dalla maggioranza: le aziende che intendo accedere ai soldi non devono essere registrati in paesi paradiso fiscale ma devono anche promettere di non pagare dividendi o effettuare riacquisti di azioni nel 2020 e nel 2021. Il governo ha affermato che le società sarebbero autorizzate a pagare nuovamente i dividendi solo in caso di rimborso degli aiuti.

"Quando spendiamo miliardi di soldi dei contribuenti per salvare aziende e posti di lavoro, devono servire a tale scopo e non essere inviati in un paradiso fiscale dall'altra parte del mondo", ha dichiarato uno dei firmatari dell'emendamento. Per quanto riguarda i paradisi fiscali, le restrizioni si applicano alle imprese registrate in paesi presenti nell'elenco stilato dall'Unione europea. La black list attualmente comprende 15 paesi le cui giurisdizioni sono considerate non cooperative tra cui Panama, le Seychelles e le Isole Cayman ma anche gli Emirati Arabi Uniti. Anche se gli esperti hanno in gran parte applaudito alla decisione come un buon primo passo per garantire che i soldi vadano nelle mani giuste, e hanno incoraggiato altri paesi a seguire l'esempio per molti l'elenco in realtà no è per nulla esaustivo  visto che non include alcuni Paesi interni all'Ue che applicano regimi fiscali agevolati come  i Paesi Bassi, l'Irlanda e il Lussemburgo ma nemmeno la Svizzera.

Il Paese, dove si registrano quasi 8mila contagi e oltre 380 morti per coronavirus, intanto è alle prese con la fase due del contenimento con le prime aperture comprese le scuole. I danesi infatti sono stati tra i primi a varcare di nuovo i cancelli della scuola dopo un mese di chiusura totale: da mercoledì 15 aprile i bambini di età pari o inferiore a 11 anni sono tornati in classe , poi toccherà agli altri

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