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Presidenza Trump

La Corte suprema degli Usa blocca Trump su Usaid: “Non si possono tagliare tutti i fondi”

L’amministrazione Trump non può tagliare due miliardi di dollari di fondi a Usaid: sono soldi che dovevano essere pagati a degli appaltatori che hanno già completato il loro contratto con l’agenzia. La Corte suprema ha dato torto al presidente, anche con il voto di due giudici conservatori (e una nominata proprio da Trump).
A cura di Luca Pons
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La Corte suprema degli Stati Uniti ha respinto la richiesta di Donald Trump di bloccare circa due miliardi di dollari di fondi rivolti all'agenzia Usaid, l'ente che coordina gli aiuti umanitari forniti dagli Usa nel mondo. Da quando è entrato in carica, l'amministrazione Trump ha lanciato un taglio quasi completo dei finanziamenti a Usaid. Ma i due miliardi in questione devono essere pagati ad appaltatori che hanno già completato i loro contratti. Così, la Corte suprema – pur a maggioranza conservatrice – ha dato torto al presidente.

La Corte si è divisa, cinque contrari alla richiesta di Trump contro quattro favorevoli. Ai tre giudici ‘progressisti' si sono uniti anche due conservatori. A fare ricorso contro il taglio da due miliardi erano state due organizzazioni che avevano un contratto con Usaid: Aids Vaccine Advocacy Coalition e Global Health Council.

Un tribunale di livello inferiore aveva emesso un'ordinanza temporanea che ripristinava i due miliardi di pagamenti per i lavori effettuati, in attesa di valutare più attentamente la questione. Il presidente aveva chiesto alla Corte con urgenza di cancellare questa decisione, ma come detto i giudici si sono opposti.

La gran parte dei tagli, comunque, resta in vigore. L'intenzione è di ridurre il budget del 92%, si parla di circa 5.800 pagamenti cancellati, per un risparmio complessivo da 54 miliardi di dollari. Subito dopo l'inizio del suo mandato, Trump aveva dato il via a una revisione di tutti i contratti in essere di Usaid. L'obiettivo era proprio di cancellare buona parte dell'assistenza umanitaria che gli Stati Uniti forniscono all'estero, per ridurre la spesa pubblica. Non a caso, il personale dell'agenzia è già stato sospeso o licenziato in massa.

La sentenza della Corte suprema è significativa perché i giudici, pur in maggioranza conservatori (e in buona parte nominati proprio da Trump) si sono schierati contro il presidente, anche se con un solo voto di differenza.

Hanno votato a favore del presidente Samuel Alito, Clarence Thomas, Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh. Gli ultimi due sono stati scelti da Trump, rispettivamente nel 2017 e nel 2018. Alito, in particolare, ha detto che era "sbalordito" che gli altri suoi colleghi che hanno votato contro stessero "premiando un atto di arroganza giudiziaria" e di fatto "imponendo una sanzione di 2 miliardi di dollari ai contribuenti americani".

Al contrario, hanno bocciato la richiesta di Trump le tre giudici progressiste (Sonia Sotomayor, Elena Kagan e Ketanji Brown Jackson) e anche John Roberts Junior e Amy Coney Barrett. Il primo è in carica dal 2005, su nomina di George W. Bush, mentre la seconda è la giudice più giovane (ha 53 anni) ed è stata nominata da Trump nel 2020.

In più, la sentenza è importante perché ogni volta che la Corte si esprime su un tema fa da potenziale ‘modello' per i tribunali inferiori. È possibile, quindi, che altri tagli imposti dall'amministrazione incontrino ostacoli legali ora che è arrivata questa decisione.

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