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La Corte Suprema britannica esclude le donne transgender dalla definizione legale di “donna”

La Corte Suprema del Regno Unito ha stabilito che, secondo la legge, il termine “donna” si riferisce esclusivamente al sesso biologico femminile. La decisione esclude dunque le donne transgender dal godere delle tutele previste per chi è nato di sesso femminile. La sentenza ha suscitato forti reazioni dalla comunità LGBTQ+.
A cura di Francesca Moriero
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La Corte Suprema britannica ha stabilito che il termine "donna", così come utilizzato nell'Equality Act del 2010, deve essere inteso esclusivamente in riferimento alle persone nate di sesso femminile. Una decisione destinata a lasciare il segno, non solo per le implicazioni legali che comporta, ma anche per il dibattito politico e culturale che riaccende, toccando temi profondi legati all'identità di genere, ai diritti delle persone transgender e alla definizione stessa di uguaglianza. Il verdetto arriva in seguito al ricorso presentato dal gruppo femminista For Women Scotland contro il governo scozzese, che aveva promosso una norma volta ad ampliare la definizione legale di "donna", includendo anche le persone transgender in possesso di un Gender Recognition Certificate (GRC). Questo certificato, nel sistema giuridico del Regno Unito, consente a una persona transgender di ottenere il riconoscimento legale del genere scelto. Secondo quanto stabilito dalla Corte, però, tale certificazione non è sufficiente a modificare il significato del termine "donna" nell'ambito delle leggi pensate per garantire pari opportunità e tutela contro le discriminazioni.

In questo modo, il principio di autodeterminazione di genere entra in collisione con una lettura più rigida dei concetti giuridici, aprendo scenari che vanno ben oltre il singolo caso.

Il contesto giuridico e il contenuto della sentenza

La sentenza è stata firmata all'unanimità da cinque giudici della Corte Suprema, il più alto tribunale del Regno Unito, dopo due udienze svoltesi lo scorso novembre: il giudice relatore, lord Patrick Hodge, ha spiegato che le parole "donna" e "sesso", all'interno dell'Equality Act, devono essere interpretate secondo il sesso biologico. Questo significa che, secondo la legge, solo chi è nato femmina può essere considerato legalmente una donna ai fini delle tutele previste, come ad esempio l’accesso a spazi riservati, quote e programmi di sostegno specifici. Lord Hodge ha anche voluto precisare che la decisione non va letta come una vittoria o una sconfitta tra parti contrapposte, ma come un chiarimento giuridico su un punto controverso della normativa. Ha inoltre ricordato che le persone transgender continuano a essere protette dalle discriminazioni in base alla loro identità di genere, ma ciò non implica che possano essere incluse nella definizione legale di "donna" prevista da alcune leggi specifiche.

Reazioni contrapposte

Fuori dall'aula, diverse attiviste femministe hanno accolto con entusiasmo la decisione, cantando slogan e riunendosi accanto alla statua di Millicent Fawcett, simbolo storico delle battaglie delle suffragette. Tra loro anche alcune fondatrici di For Women Scotland, come l'ex deputata Joanna Cherry, che si era in precedenza allontanata dal Partito Nazionale Scozzese (SNP) proprio per le divergenze su questo tema. Anche la scrittrice JK Rowling, scrittrice e madre letteraria di Harry Potter, nota per le sue posizioni critiche nei confronti della cosiddetta "ideologia gender" e in difesa della "differenza biologica" delle donne, ha espresso il proprio sostegno alla sentenza: in un post pubblicato su X (ex Twitter), ha infatti dichiarato che questa decisione rappresenta una "protezione per i diritti delle donne e delle ragazze in tutto il Regno Unito", elogiando l'impegno delle attiviste scozzesi.

Dall'altra parte, l'organizzazione LGBTQ+ Stonewall ha manifestato profonda preoccupazione, definendo la sentenza "incredibilmente preoccupante" per la comunità transgender. Il CEO Simon Blake ha sottolineato che la decisione rischia di escludere le persone transgender da tutele essenziali e potrebbe avere effetti negativi su vari aspetti della loro vita quotidiana, come l’accesso a spazi sicuri e servizi dedicati.

Un dibattito che attraversa la politica

La sentenza è destinata ora a pesare dunque direttamente sul piano politico: se da un lato, infatti, diversi esponenti conservatori e gruppi femministi hanno espresso soddisfazione, dall'altro il Partito Laburista, oggi guidato da Keir Starmer, ha mantenuto per il momento un atteggiamento più prudente, limitandosi a prendere atto della decisione senza commenti espliciti. Il governo locale scozzese, che aveva già promosso una normativa più inclusiva in materia di riconoscimento di genere, si trova ora in una posizione estremamente delicata.

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