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Corte d’Appello autorizza una 60enne a impiantarsi gli ovuli della figlia morta

Dopo cinque anni di battaglie legali, una sessantenne inglese ha ottenuto l’autorizzazione alla fecondazione assistita post mortem da parte della Corte d’Appello inglese. A riferire la notizia è il tabloid The Sun.
A cura di C. M.
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Dopo cinque anni di lunghissima battaglia legale, arriva un primo "sì" dalla Corte d'Appello inglese per la 60enne di origine britannica che da molto tempo chiede di poter utilizzare gli ovuli della figlia, morta a 28 anni di cancro all'intestino, per poter rimanere incinta mediante fecondazione in vitro e partorire il bambino che sua figlia desiderava tanto. Il caso della donna per molto tempo – e ancora adesso – ha destato scalpore nel Regno Unito, scaturendo un ampio dibattito pubblico sul tema. E' notizia di oggi, divulgata dal tabloid The Sun, che la Corte d'Appello inglese avrebbe approvato la richiesta avanzata dalla sessantenne che, ora, quindi, potrebbe iniziare le pratiche per la fecondazione assistita e portare negli Stati Uniti gli ovuli che intenderà utilizzare per l'operazione di fecondazione.

La sessantenne ha sempre dichiarato di volerlo fare perché a suo tempo, sul letto di morte, promise ala figlia di ricorrere alla fecondazione per partorire il bambino che lei aveva tanto desiderato e che non aveva potuto avere. Secondo la Human Fertilisation and Embryology Authority, l'organizzazione che regola le tecniche di fecondazione nelle cliniche inglesi, era impossibile valutare come veritiere le affermazioni della donna perché non esistevano prove a sostegno delle volontà espresse dalla figlia. La ragazza, infatti, nonostante avesse dichiarato di voler consentire alla madre di usufruire degli ovuli congelati, non avrebbe firmato però l'autorizzazione legale prima di morire. Così, dopo cinque anni di estenuanti battaglie legali, a dare ragione alla donna sono stati i giudici della Corte d'Appello, i quali hanno ritenuto essere state dimostrate le volontà della figlia della sessantenne.

"Io e mio marito speriamo che chiunque si trovi in una situazione simile alla nostra non debba più affrontare le difficoltà e le sofferenza che abbiamo dovuto sopportare noi", ha commentato la donna.

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