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La corsa all’oro della Russia non si ferma più

La fame d’oro di Putin sembra insaziabile: negli ultimi 10 anni Mosca ha aumentato le proprie riserve auree del peso di tre Statue della Libertà (570 tonnellate), oltre il 25% della Cina, seconda in questa speciale classifica.
A cura di Biagio Chiariello
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russia lingotti oro

La Banca Centrale della Russia negli ultimi dieci ha aumentato le riserve d'oro monetario nel complesso di circa 570 mila tonnellate di lingotti. Da questo punto di vista, secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale, citati da Bloomerg, è la nazione che ha fatto meglio al mondo. Circa il 25% più rispetto alla Cina, seconda nella classica dei paesi che hanno preso parte a questa speciale "corsa all'oro". La quantità di lingotti acquistati da Putin & c. nell'ultima decade rappresenterebbe addirittura il triplo del peso della Statua della Libertà. "Quanto più oro possiede un paese, tanto più potere avrà se ci sarà un crollo del dollaro, dell'euro, della sterlina o di qualsiasi altra valuta monetaria", dice Evgeny Fedorov, membro di United Russia, partito del presidente. "La strategia dell'oro di Putin si integra con il suo nazionalismo delle risorse", spiega Tim Ash,  capo della ricerca sui mercati emergenti di Standard Bank a Londra. "E' una specie di gioco difensivo, ma ha funzionato, vero?" ha detto Ash in un'intervista a Mosca. Eppure se Putin ha deciso di impegnarsi seriamente nella corsa all'oro, in Europa sono molti i paesi che la stanno abbandonando. La Svizzera è stata la più grande venditrice netta d’oro nel decennio, 877 tonnellate, per un importo di 48 miliardi dollari, secondo i dati di novembre del Fondo Monetario Internazionale a novembre. Segue la Francia con 589 tonnellate, mentre la Spagna, i Paesi Bassi e il Portogallo hanno venduto oltre 200 tonnellate a testa. C'è comunque da dire che il monitoraggio ufficiale sull'acquisto di oro è soggetto a imprecisione. Basti pensare al caso della Cina, i cui numeri ufficiali legati alle sue riserve auree risalgono al 2009.

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