video suggerito
video suggerito

La comunione ai divorziati risposati? E’ una bufala. Almeno per ora…

Il Sinodo sulla Famiglia non può cambiare la dottrina: spetterà a papa Francesco prendere una decisione. Quello che è certo è che la relazione sinodale non parla mai di comunione a chi è impegnato in una nuova unione.
54 CONDIVISIONI

sinodo-2

I divorziati risposati possono già tornare a prendere la comunione durante la messa, come da qualche giorno garantiscono molti mezzi di informazione? Assolutamente no. Questo per due motivi: il primo è che il Sinodo straordinario sulla famiglia, conclusosi sabato pomeriggio in Vaticano, non ha alcun potere di cambiare la dottrina. La relatio finalis, cioè il documento votato punto per punto dai padri sinodali, è un atto che contiene delle riflessioni e degli auspici ma senza alcun valore giuridico. Spetterà al Papa intervenire su questa ed altre materie toccate dal Sinodo, se lo riterrà opportuno, proponendo dei cambiamenti. Se e quando questo avverrà non è dato saperlo.

La cosa più incredibile, però, è che in pochi hanno fatto notare che la parola “comunione” non è citata neppure una volta nei paragrafi che riguardano i divorziati risposati. In pratica, la notizia che il Sinodo abbia dato il suo placet alla comunione alle persone che vivono in questo stato è una bufala. Anzi, i padri sinodali hanno speso le loro parole migliori per “la testimonianza di coloro che anche in condizioni difficili non intraprendono una nuova unione, rimanendo fedeli al vincolo sacramentale, merita l’apprezzamento e il sostegno da parte della Chiesa.” In caso di separazione dal coniuge per la Chiesa la via maestra resta l’astinenza sessuale. Poi, solo vaghezza ed ambiguità: “I battezzati che sono divorziati e risposati civilmente devono essere più integrati nelle comunità cristiane nei diversi modi possibili, evitando ogni occasione di scandalo.” In pratica si dice che i divorziati risposati potrebbero ancora essere motivo di scandalo per le loro comunità e che questo è un rischio che va evitato.

“La loro partecipazione – continua il documento – può esprimersi in diversi servizi ecclesiali: occorre perciò discernere quali delle diverse forme di esclusione attualmente praticate in ambito liturgico, pastorale, educativo e istituzionale possano essere superate.” Anche qui non si parla di comunione, ma si pongono altri problemi. Oggi i divorziati risposati non possono fare i padrini e le madrine di battesimo e di cresima; non possono guidare gruppi parrocchiali; non possono svolgere attività di catechismo con i bambini. Uno dei nodi importanti, ma di cui l’opinione pubblica non ha parlato nelle scorse settimane è proprio questo: cosa potranno fare o non fare, in futuro, i divorziati risposati nella Chiesa? Il documento sinodale chiarisce, però, che “in determinate circostanze le persone trovano grandi difficoltà ad agire in modo diverso. Perciò, pur sostenendo una norma generale, è necessario riconoscere che la responsabilità rispetto a determinate azioni o decisioni non è la medesima in tutti i casi. Il discernimento pastorale, pure tenendo conto della coscienza rettamente formata delle persone, deve farsi carico di queste situazioni. Anche le conseguenze degli atti compiuti non sono necessariamente le stesse in tutti i casi.” Questo è il punto su cui si focalizzano coloro che insistono che ai divorziati risposati sarà concessio di riaccostarsi all’Eucarestia.

Se basta “il discernimento”, allora i divorziati potranno fare un percorso penitenziale con il proprio sacerdote per poi essere ammessi alla comunione? E, se il sacerdote dirà di no, cosa bloccherà queste persone dal trovarsi un altro sacerdote più malleabile? Ci saranno, dunque, divorziati risposati a cui sarà offerta misericordia e altri a cui non sarà offerta? Quello che è certo è che la relazione finale del Sinodo usa espressioni talmente poco chiare da sembrare un rompicapo. Forse, proprio per questo due terzi dei padri sinodali hanno deciso di votarla: essendo assolutamente fumosa, hanno deciso di lasciare la parola, e le decisioni, a papa Francesco.

I progressisti non possono, comunque, già cantare vittoria. Ne è dimostrazione il fatto che solo i giornali italiani, hanno urlato al superamento del “problema” della comunione di divorziati risposati. In tutto il resto del mondo si è data una lettura più attendista ed in molti casi si è detto che i cardinali progressisti hanno incassato una parziale sconfitta. Il più importante giornale cattolico in lingua anglosassone, il Tablet, ha scritto che “il Sinodo sulla Famiglia si è concluso senza alcun consenso sulla questione della comunione per i cattolici divorziati risposati e con il rifiuto di ogni cambiamento nella dottrina della Chiesa sull’omosessualità”. Per lo spagnolo El Pais “il Sinodo della famiglia si chiude senza soddisfare le aspettative del Papa”, mentre l’inglese Daily Telegraph ha notato che “niente di sostanziale è cambiato”. L’autorevole quotidiano statunitense Wall Street Journal è addirittura più netto degli altri nel titolo: “I vescovi portano il papa alla sconfitta sull’apertura ai cattolici divorziati”.

54 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views