La Commissione UE propone di sospendere 7,5 miliardi di euro di fondi all’Ungheria
Dopo aver definito l'Ungheria una "autocrazia elettorale" che non rispetta i valori democratici dell’Unione Europea, da Bruxelles potrebbero arrivare anche provvedimenti economici.
La Commissione Europea ha infatti proposto al Consiglio di tagliare a Budapest 7,5 miliardi di euro dai fondi di Coesione a causa della "sistematica violazione dei principi dello Stato di diritto": se adottata, si tratterà della prima volta che questa misura verrà applicata a tutela del bilancio dell'Unione. Il commissario europeo al Bilancio, Johannes Hahn, l'ha definita "una chiara dimostrazione della determinazione della Commissione a proteggere il bilancio dell'UE e a utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione per garantire questo importante obiettivo".
La decisione è stata presa grazie al voto unanime dai commissari riuniti via straordinaria di domenica. "Difendiamo i valori dello Stato di diritto e proteggiamo il bilancio comune europeo. Le autorità ungheresi sono chiamate a rispondere con misure correttive concrete", ha spiegato il commissario all'Economia, Paolo Gentiloni.
In particolare la Commissione propone di sospendere il 65% dei fondi destinati a tre programmi operativi dei fondi di Coesione destinati all'Ungheria, per un taglio di circa 7,5 miliardi di euro. L'ammontare totale dei finanziamenti di Coesione dedicati a Budapest è di circa 22 miliardi di euro.
A chi sostiene che il taglio sia limitato, Johannes Hahn fa notare che "si tratta della stessa somma richiesta dall'Ungheria nel suo Pnnr" che risulta comunque ancora bloccato sempre a causa delle problematiche sullo Stato di diritto. La Commissione propone inoltre il divieto di assumere impegni legali con i fondi di interesse pubblico (al centro delle carenze) per programmi attuati in gestione diretta e indiretta.
Bruxelles, nella sua procedura che va avanti dallo scorso aprile, ha individuato "una sistematica incapacità, involontà o riluttanza, da parte delle autorità ungheresi, di impedire decisioni contrarie alla legge, in materia di appalti pubblici e conflitti di interesse, e quindi di affrontare adeguatamente i rischi di corruzione".
Nel dettaglio, "vi sono state percentuali insolitamente elevate di appalti aggiudicati in presenza di un solo offerente, attribuzioni di appalti a società specifiche, che stanno gradualmente conquistando ampie fette di mercato, nonché gravi carenze nella attribuzione di accordi quadro". Inoltre, "vi sono indicazioni di possibili aste irregolari di terreni agricoli demaniali nonché problematiche relative a prevenzione, individuazione e correzione dei conflitti di interesse". Per finire, "vi sono preoccupazioni in merito alla non applicazione delle norme sugli appalti pubblici e sul conflitto di interessi ai ‘trust di interesse pubblico' e agli enti da essi gestiti, e alla mancanza di trasparenza per quanto riguarda la gestione dei fondi da parte di tali trust".