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La Commissione Ue ha avviato il meccanismo per bloccare i fondi europei all’Ungheria

Dopo diversi mesi d’attesa, la Commissione Ue ha avviato il meccanismo di condizionalità per sospendere i fondi europei diretti all’Ungheria: in ballo ci sono 40 miliardi di euro.
A cura di Giacomo Andreoli
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La Commissione europea ha avviato il meccanismo di condizionalità sul bilancio comune per sospendere i fondi Ue diretti all'Ungheria. In ballo ci sono 40 miliardi di euro (compresi i 7,2 del Next Generation Ue), da inviare entro il 2027. I commissari vogliono bloccare i finanziamenti viste le ripetute violazioni dello Stato di diritto nel Paese. Ad annunciarlo è stata la vicepresidente della Commissione Margaritis Schinas, con il collega al Bilancio, Johannes Hahn, che ha inviato una notifica scritta formale a Budapest.

Il meccanismo è previsto dal Regolamento 2092 del 2020, associato alla programmazione di bilancio europea 2021-2027. Nasce da un lungo dibattito nelle sedi europee sulle norme per applicare il Next Generation Ue, con annesso braccio di ferro tra i Paesi dell'Est (con Ungheria e Polonia in prima fila) e nazioni dell'Europa centro-settentrionale. Si tratta della prima volta in cui viene attivato dalla Commissione, contro il Paese che è accusato di aver violato per più volte le norme comunitarie sullo Stato di Diritto.

Budapest, infatti, è da anni nel mirino dei vertici dell'Unione, per diversi abusi: soppressione della libertà di stampa, controllo della magistratura e della Corte costituzionale, limitazione delle libertà educative, leggi lesive dei diritti politici e civili, discriminazioni nei confronti delle minoranze. Il premier Viktor Orbán governa con il suo partito nazionalista Fidesz dal 2010, anche grazie a un apparato mediatico per la stragrande maggioranza a suo favore, una rete clientelare di imprenditori vicini al primo ministro e una legge elettorale che premia il voto nelle campagne e nelle periferie (dove Fidesz è più forte).

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Ma il meccanismo previsto dal Regolamento è limitato alle condotte che incidono sull’obiettivo dell'Ue di “proteggere il bilancio, la sana gestione finanziaria e gli interessi finanziari dell'Unione”. Quindi la Commissione si è appellata all'insufficienza di progressi dell'Ungheria in tema di corruzione. "Abbiamo discusso con l’Ungheria questioni legate al Pnrr – aveva detto la presidente della Commissione Von der Leyen a inizio mese – e qui la principali richiesta di riforma riguarda l’anti-corruzione. Al momento manca un terreno di compromesso adeguato".

Secondo il regolamento, poi, "nel determinare le misure da adottare è opportuno applicare il principio di proporzionalità, in particolare tenendo conto della gravità della situazione" e "degli effetti sulla sana gestione finanziaria del bilancio dell’Unione o degli interessi finanziari dell’Unione". Questo significa che non tutti e 40 i miliardi previsti dal bilancio europeo potrebbero essere bloccati.

In ogni caso Budapest, così come la Polonia, non hanno avuto il sostegno della Corte di Giustizia europea, che a febbraio ha bocciato il ricorso dei due Paesi contro il meccanismo di condizionalità. Difficile, quindi, che lo abbiano ora nell'ulteriore decisione che i giudici europei saranno chiamati a prendere per confermare o meno la decisione della Commissione.

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