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La Chiesa ai fedeli: “La società sia più aperta nei confronti dei Rom”

In occasione della Giornata Internazionale dei Rom e dei Sinti, i rappresentanti di cattolici, protestanti ed ortodossi ricordano che “ogni essere umano è creato ad immagine di Dio” e lamentano la “condizione deplorevole” in cui decine di migliaia di persone sono costrette a vivere.
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Una cittadina di etnia rom, alle sue spalle una manifestazione antidiscriminazione.
Una cittadina di etnia rom, alle sue spalle una manifestazione antidiscriminazione.

“Chiediamo alle nostre comunità di diventare sempre più aperti nei confronti dei Rom, che sono spesso esclusi e vivono in povertà ai margini della società”. Lo hanno dichiarato il cardinale Péter Erdő, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee e il vescovo anglicano Christopher Hill, presidente della Conferenza delle Chiese Europee (Cec), a nome di tutti i rappresentanti cristiani del Vecchio Continente, cattolici, protestanti, ortodossi, in occasione della Giornata Internazionale dei Rom e dei Sinti, che si celebra oggi.

“Ogni essere umano è creato a immagine di Dio, qualunque sia la sua lingua e la sua cultura. Questa convinzione è condivisa dai cristiani e dalle loro Chiese. Gesù Cristo ci ha chiamati ad annunciare la Buona Novella a tutti, ma soprattutto ai poveri e agli emarginati. – scrivono gli alti prelati – Nonostante la difficoltà vissute lungo tutta la loro storia, le minoranze Rom  hanno mantenuto una ricca cultura che include valori come la vita familiare, l'amore per i bambini, la fede in Dio, il rispetto verso i defunti, il piacere della musica e della danza. Consideriamo questa cultura come un dono del Creatore, che merita rispetto e sostegno”.

L’8 aprile in tutto il mondo si celebra una giornata internazionale dedicata ai Rom e ai Sinti, popoli che, come affermano Erdo ed Hill, vivono “in una condizione deplorevole” ed in un clima generale di diffidenza su tutto il territorio europeo. Italia compresa: uno studio di qualche anno fa, presentato durante una conferenza promossa dal Ministero dell’Interno fece emergere che nel nostro Paese appena il 6% della cittadinanza sa che i Rom di stanza in Italia sono circa 200mila, mentre appena il 24% sa che la maggioranza dei Rom che vivono in Italia hanno cittadinanza italiana. Molti credono che “Rom” e nomadi” siano praticamente sinonimi, ma ormai i Rom e i Sinti che vivono in Italia sono quasi esclusivamente stanziali: il nomadismo, cioè il fenomeno per cui i Rom ed i Sinti erano soliti spostarsi da una città all’altra in modo frequente, non esiste più. Restano, però, i “campi nomadi”, baraccopoli che non esistono in nessun’altra parte d’Europa, che a volte sono addirittura costruite dalle istituzioni con denaro pubblico ed in cui le condizioni di vita della popolazione sono generalmente precarie. L’Unione Europea, negli scorsi mesi, ha minacciato di aprire una procedura di infrazione contro l’Italia che, mantenendo in essere campi per soli Rom, mette in pratica, nei fatti, una odiosa forma di segregazione razziale.

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