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La bufala della pena di morte ai calciatori della Corea del Nord

Il National Report continua a mietere vittime illustri tra le testate più autorevoli: dopo Justin Bieber nell’album dei Radiohead e Dennis Rodman all’Isis, adesso è la volta dei calciatori nordcoreani condannati a morte. Bufale di prima scelta sulla carta stampata e chi ci rimette resta sempre la stessa categoria: il lettore.
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"Kim Jong-Un arresta la Nazionale, rischio pena di morte", è questa la notizia che viene ripresa dai maggiori quotidiani nazionali. Perché? Voci allarmanti riferiscono che il leader nordcoreano avrebbe incarcerato tutta la squadra dopo aver subito la sconfitta per 1 a 0 nel derby contro la Corea del Sud e che il dittatore sarebbe pronto ad una esecuzione pubblica, come pena esemplare. A parlare di "sconfitta umiliante" è stato il giornale del regime, il Rodong Sinmun, ma come al solito, a ben vedere sul web (nemmeno poi tanto deep), a dare per primo l'allarme è stato il National Report.

Il National Report, citiamo Wikipedia, "é un giornale satirico online che fornisce commenti notizie reali o inventate". Al pari di "The Onion", lavora su notizie assurde e che trovano facile sensazionalismo ma, a differenza del portale della "cipolla", il modo usato per raccontarle è assolutamente verosimile. Negli ultimi tempi il National Report è riuscito a sfornare bufale passate per vere di prima qualità: la sesta stagione di Breaking Bad, con tanto di foto copione del primo episodio intitolato "Phoenix", la presenza di Justin Bieber nel nuovo album dei Radiohead, Facebook a pagamento (questa è un evergreen) e, tra le ultime, l'ex giocatore dei Chicago Bulls Dennis Rodman che avrebbe lasciato l'America per abbracciare la causa dell'Isis.

Ecco spiegato perché molte testate autorevoli ci cascano, talvolta cercando di nascondersi dietro testate minori cadute per prime nell'inganno, a volte citano associazioni o pagine Facebook, ma la bufala parte sempre dal National Report. E l'uso del condizionale diventa il capro espiatorio ideale per far girare la notizia. Che sia una bufala, a questo punto, non è importante: perché è il risultato quello che conta, vero? Magari, no. Ad ogni modo, chi ci rimette, resta sempre una sola categoria di persone: il lettore.

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