L’Ungheria reintroduce la detenzione in campi al confine per tutti i richiedenti asilo
Il Parlamento ungherese ha votato oggi a maggioranza per la reintroduzione della detenzione sistematica per i migranti che arrivano nel paese. A votare per la misura – che era stata soppressa nel 2013 dopo le pressioni dell Unione europea e dell'Unhcr – sono stati 138 deputati, contro 6 contrari e 22 astenuti. Secondo la legge, i migranti vengono collocati in "zone di transito" alle frontiere con la Serbia e la Croazia, in attesa che la loro domanda d'asilo venga esaminata. Il premier ungherese Viktor Orban, da sempre contrario alle procedure di relocation, ha giustificato la misura dicendo che il paese è "in stato d'assedio": "La tempesta migratoria non è finita, si è soltanto provvisoriamente calmata"
La norma approvata dal parlamento si applicherà anche a chi si trova già nel paese – a febbraio il dato era di 586 migranti. Questi, insieme ai nuovi arrivati, saranno alloggiati in dei container: potranno lasciarli solo se decideranno di fare ritorno nel loro paese d'origine. Secondo Unhcr la nuova legge "viola gli obblighi dell’Ungheria di fronte alle leggi europee e internazionali. In pratica i richiedenti asilo, bambini compresi, saranno detenuti anche per lunghi periodi in container in campi presso la frontiera circondati dal filo spinato". Dei circa 30mila migranti che hanno fatto richiesta d'asilo nel 2016 in Ungheria hanno ottenuto la protezione internazionale solo in 425, molti hanno proseguito il viaggio verso altri stati dell'Ue. Il paese, intanto, sta costruendo una nuova barriera, la seconda, alla frontiera con la Serbia, alle spalle di quella edificata nel 2015. La nuova recinzione viene definita "intelligente", perché dispone di sensori avvistapersone uno ogni 15 centimetri, telecamere di sorveglianza e rilevatori termici.
Intanto una sentenza della Corte Ue ha stabilito che gli Stati membri non sono tenuti "in forza del diritto dell'Unione a concedere un visto umanitario" ai profughi che "intendono recarsi nel loro territorio con l’intenzione di chiedere asilo, ma restano liberi di farlo sulla base del rispettivo diritto nazionale". Il diritto Ue, sostanzialmente, "stabilisce solo le procedure e i requisiti per il rilascio dei visti di transito o per soggiorni previsti sul territorio degli Stati membri della durata massima di 90 giorni".