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L’omosessualità è una minaccia per la sicurezza nazionale: legge delirante in Ucraina

L’omosessualità è considerata una minaccia per l’istituzione familiare e per la sicurezza del Paese e contro di essa il Parlamento ucraino ha approvato in prima lettura (e con ampia maggioranza) una legge che vieta la propaganda gay e che prevede pene fino a 5 anni di galera. Diverse le reazioni, anche per la discussione della norma alla vigilia delle elezioni.
A cura di Susanna Picone
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L’omosessualità è considerata una minaccia per l’istituzione familiare e per la sicurezza del Paese e contro di essa il Parlamento ucraino ha approvato in prima lettura (e con ampia maggioranza) una legge che vieta la propaganda gay e che prevede pene fino a 5 anni di galera. Diverse le reazioni, anche per la discussione della norma alla vigilia delle elezioni.

Nell’Ucraina a un passo dalle elezioni legislative del prossimo 28 ottobre tiene banco una discussione, e una legge, che riguarda l’omofobia. In particolare, ciò che si discute e hanno votato in Parlamento è la legge contro la propaganda omosessuale, contro la promozione di ciò che riguarda il mondo gay. Per i parlamentari ucraini l’omosessualità appare, infatti, come una “minaccia per la vita della famiglia” e anche per la sicurezza nazionale “perché conduce a un’epidemia di HIV/AIDS”. La legge è stata approvata in prima lettura nei primi giorni di ottobre, scatenando come è ovvio diverse polemiche anche perché non è chiaro cosa sia esattamente la “propaganda” a cui si fa riferimento. Sono in tanti coloro che ritengono che questa norma si traduca molto più facilmente in censura: la legge introduce multe fino all’equivalente di 500 euro o addirittura fino a cinque anni di carcere per la “produzione o distribuzione” di materiali di propaganda dell’omosessualità.

L’omofobia unisce i politici in Ucraina – Tutto potenzialmente potrebbe essere considerato alla stregua di un crimine: risulta difficile stabilire, infatti, il limite tra la propaganda omosessuale e una semplice manifestazione delle proprie inclinazioni sessuali. Può diventare reato l’articolo di giornale, il bacio gay o una manifestazione di piazza (ad esempio il gay pride). La proposta di legge in Parlamento è stata votata con ampia maggioranza, sia da rappresentati del governo che da esponenti dell’opposizione e dimostra quanto l’Ucraina veda l’omosessualità con estremo sfavore. Gli autori della proposta di legge sono i primi, infatti, a ritenere che tra società civile e classe politica vi sia unità di vedute a proposito del mondo gay. L’Ucraina, non a caso, è anche il Paese che quest’anno non ha avuto il gay-pride e che, al contempo, si è visto censurare da un comitato scientifico alcune trasmissioni televisive: il cartone animato Spongebob, per esempio, che è stato bollato come “omosessuale, propedeutico alla distruzione della famiglia e alla diffusione di vizi”.

La legge contro i gay diventa uno strumento utile per raccogliere consensi – Anche un sondaggio dello scorso anno, infine, ha rivelato che il 78% degli ucraini vede l’omosessualità negativamente e una legge contro la sua propaganda, nell’Ucraina alla vigilia delle elezioni, diventa così uno strumento potenzialmente utile per la campagna elettorale. Una manovra, insomma, che serve per attirare l’attenzione e per recuperare consensi e che riuscirebbe, secondo molti, anche a distrarre dai reali problemi del Paese. La questione, è facile notarlo anche dalle opinioni della rete raccolte da Global Voices Online, è dunque particolarmente complessa e ha scatenato svariate reazioni, anche della comunità internazionale. L’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani si è scagliato contro il disegno di legge definito “chiaramente discriminatorio” e che incide sulla libertà d’espressione. La speranza è che la seconda lettura del disegno di legge (che seguirà alle elezioni del 28 ottobre) permetterà di rettificare la situazione. Il testo è stato criticato anche da Amnesty International che lo ha giudicato, oltre che discriminatorio, contrario agli impegni internazionali di Kiev in tema di diritti umani.

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