L’ombra dei brogli sulle elezioni russe: pioggia di video di scrutatori che votano più volte
L’esito delle elezioni presidenziali in Russia era scontato: Vladimir Putin è stato rieletto alla guida del Paese con il 76,6% dei voti. Un risultato che lo riconferma al potere fino al 2024 Sul trionfo dello ʽzar’, però, pesa l’ombra dei brogli. Sarebbero quasi 3.000 i casi di irregolarità riscontrati dagli osservatori indipendenti. Episodi di “carosello di voti”, in cui gli elettori avrebbero votato più volte, intimidazioni per recarsi alle urne e dimostrare con una fotografia il proprio voto, per finire con gli scrutatori che inseriscono diverse schede davanti agli occhi delle telecamere poste all'interno dei seggi. In rete sono stati diffusi diversi video che documentano i brogli avvenuti durante le elezioni di domenica.
Le telecamere nei seggi (ne sono state istallate circa 7.000) mostrano chiaramente gli scrutatori inserire diverse schede nell'urna. In altri casi, dei palloncini “volano” all'improvviso e vanno a nascondere l’occhio della telecamera.
Irregolarità confermate anche da giornalisti stranieri che hanno denunciato le minacce e le intimidazioni agli osservatori indipendenti a cui è stato impedito di assistere alle procedure di voto. Max Seddon, il corrispondente da Mosca del Financial Times, ha raccontato che, mentre si trovava in un seggio nel Daghestan, un gruppo di persone gli si è avvicinato e ha cercato di distrarre l’osservatore mentre una ragazza inseriva un pacco di schede all'interno dell’urna. Un episodio – sottolinea Seddon – avvenuto senza che nessuno degli scrutatori o gli agenti presenti notasse nulla di strano.
Dopo essere stato allontanato dal seggio – scrive ancora il giornalista – l’osservatore indipendente del Daghestan ha rischiato di essere malmenato da alcuni facinorosi e di finire agli arresti, con l’accusa di aver aggredito la ragazza protagonista dei brogli.
Pressioni e intimidazioni per andare a votare
“56 milioni di russi hanno votato per Putin”, ha sottolineato il vice presidente della Commissione Elettorale, Nikolai Bulaev, un record assoluto nella storia delle elezioni presidenziali russe. Ma l’altro dato importante era la percentuale di votanti. Il mandatario russo auspicava un’affluenza del 70% per consolidare una vittoria schiacciante; si è fermata poco sotto, al 67,49%. Ma anche in questo caso sono state denunciate pressioni di vario genere per garantire l'affluenza alle urne. L'Ong russa Golos, un movimento cittadino nato nel 2000 per monitorare le votazioni, ha denunciato nei giorni precedenti al voto oltre 800 episodi di intimidazioni a studenti e lavoratori per obbligarli a votare. Nell'università di San Pietroburgo – si legge nella "mappa delle violazioni" redatta dall’Ong – i ragazzi sono stati “schedati” in base alle loro intenzione di recarsi o meno a votare. E c’è anche il caso della scuola di ingegneria di Chapayevsk dove gli studenti sono stati obbligati a scattarsi un selfie al seggio elettorale e inviarlo al direttore della scuola e agli insegnanti prima delle 14.00 di domenica. In altri episodi, l’affluenza al voto è stata garantita da bonus scolastici o alimentari, nel caso dei lavoratori.
Se la vittoria di Putin alla presidenza della Russia era scontata non è da escludere che, come già accaduto in precedenti tornate elettorali, la ragione dei brogli abbia a che fare con la solerzia dei funzionari locali desiderosi di soddisfare i loro superiori. “Vladimir Putin ha un sistema in atto in cui le autorità provinciali sono obbligate a tenere sotto controllo il risultato del partito di governo, sanno che se non ottengono il risultato giusto potrebbero perdere il lavoro”, dichiarò il deputato Ilya Ponomarev, a proposito delle violazioni durante le presidenziali del 2012. “Queste elezioni sono state le più sporche degli ultimi tempi”, è stato il commento di Pavel Grudinin, candidato del Partito comunista per la presidenza. Accuse infondate, sostiene invece la Commissione elettorale centrale, secondo cui, durante le operazioni di voto non ci sarebbero state gravi irregolarità. Per l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Ocse), il voto di domenica in Russia “si è svolto in un ambiente legale e politico eccessivamente controllato, caratterizzato da continue pressioni sulle voci critiche”. Gli osservatori internazionali, pur sottolineando l'efficienza delle autorità nel gestire il processo di voto, hanno evidenziato come “le restrizioni alle libertà fondamentali, così come la registrazione dei candidati, hanno limitato lo spazio per l'impegno politico e hanno portato a una mancanza di concorrenza reale”.