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L’inquietante e-commerce dei bambini, bebè come merce: in vendita a 1000 euro su un sito egiziano

In Egitto, bambini e neonati venivano venduti sul web come merce qualunque. Il prezzo era determinato dal colore della pelle, degli occhi e dalle condizioni di salute. In alcuni casi si arrivava fino a 1000 euro ma era possibile “comprare” un bimbo anche solo per pochi spiccioli.
A cura di Mirko Bellis
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“Vendiamo bambini di tutte le età a chiunque sia interessato all'adozione o all'acquisto”. Così un sito web in Egitto offriva neonati e bimbi rapiti o abbandonati dai genitori. Il loro prezzo? Da poche decine di sterline egiziane fino ad un massimo di 22.000 (1000 euro). Il loro costo variava a seconda del genere, del colore della pelle o degli occhi e delle condizioni di salute. Nel sito, accanto agli annunci di auto usate, elettrodomestici e immobili, apparivano anche le proposte commerciali che riguardavano bambini, in alcuni casi appena nati o ancora nel ventre materno.

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“I sogni diventano realtà. Abbiamo la soluzione per le donne che non possono avere figli: Mohaied, 4 anni, pelle bianca”, recita un’inserzione. Mentre in un’altra i gestori della pagina web lanciano una richiesta: “Ci ha chiamato una coppia che sta cercando una bambina appena nata…o una donna incinta. Sono disposti a pagarla o a mantenerla fino a quando non partorisce”.

La notizia della vendita di bambini in internet ha generato un’ondata di indignazione nella società egiziana. La denuncia dell’orribile commercio è partita da Ramy el-Gebali, un ingegnere informatico che, dopo aver scoperto gli annunci, ha deciso di informare le autorità. L’uomo è anche l’amministratore della pagina Facebook “Bambini scomparsi”, una comunità con oltre 1,2 milioni di follower, nata per aiutare le famiglie egiziane a ritrovare i loro figli svaniti nel nulla.

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Le prime segnalazioni della compravendita dei minori sono arrivate proprio sul popolare social network. Alcuni abitanti di El Shorouk, una città a nord-est del Cairo, hanno raccontato a el-Gebali di uno strano andirivieni di uomini e donne da un appartamento in cui vivevano molti bambini. Le coppie, all'apparenza molto agiate, entravano nell'abitazione da sole e ne uscivano con i piccoli. Dopo la denuncia, la polizia ha scoperto che il luogo era la base di una banda di criminali dedita alla vendita dei bimbi. Con l’arresto dei malviventi, el-Gebali cominciò a chiedersi come facessero i trafficanti a trovare i loro clienti. E così, grazie alle sue indagini, è arrivato ad individuare il sito in cui bambini e neonati venivano offerti come se si trattasse di una merce qualunque. Secondo quanto ha dichiarato l’ingegnere, il proprietario della pagina web è un cittadino arabo residente in Olanda, un particolare questo che ha portato le autorità a supporre che la tratta avvenisse anche al di fuori dell’Egitto con una clientela internazionale.

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Per gli autori di questi crimini, la legge egiziana prevede dieci anni di carcere e una multa che può arrivare a 200.000 sterline per ogni bambino vittima della tratta, una pena che viene applicata anche se il reato è commesso all'estero. Dal 1998, in Egitto esiste una speciale unità per contrastare il traffico dei bambini. Questa piaga è diventata una priorità anche per il Consiglio nazionale per l'infanzia e la maternità (Nccm). “La tratta di minori – si legge nel sito della Nccm – sta diventando sempre di più un'attività lucrativa che pone in serio pericolo i nostri figli. L’unità speciale avrà il compito di proteggere i bambini da questa grave minaccia e riabilitare le vittime della tratta”.

Il Paese nordafricano non è nuovo ai rapimenti di minori. “Il sequestro a scopo di ricatto – ha affermato el-Gebali – si verifica soprattutto nelle province egiziane più povere o nei quartieri popolari del Cairo o Alessandria, dove la mancanza di sicurezza e l’emarginazione sono maggiori”. “Il nostro lavoro – ha aggiunto – non si limita solo alle segnalazioni di bambini scomparsi. Siamo sempre più impegnati ad individuare le bande criminali che sequestrano i piccoli negli ospedali o asili nido”. E i bambini rapiti o venduti – riconosce il Consiglio egiziano per l’infanzia – vanno incontro ad un terribile destino: accattonaggio, sfruttamento lavorativo, schiavitù sessuale fino ad arrivare al traffico dei loro organi.

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