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L’indignazione spagnola a un anno dal 15M – Racconti e Testimonianze

Li chiamano “indignati”, molti si definiscono “furiosi” e – sempre più spesso – “incazzati”. Sono vecchi, adulti, ragazzini. Per qualcuno sono mandrie di perdigiorno, quasi sempre si tratta di eccellenze cui viene negato il diritto al futuro. Ve ne presentiamo una.
A cura di Anna Coluccino
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picasso rajoy

L'indignazione (o per meglio dire la furia) continua a tener banco in Spagna, tanto più oggi che la crisi va aggravandosi e il governo di Mariano Rajoy dimostra di non avere alcuna intenzioine di contraddire i dictat della Troika. Anche lui, come Papademos, Sarkozy, Merkel, Monti, sceglie di credere ciecamente alle ricette neoliberiste, e poco importa se la distruzione dello stato sociale, la privatizzazione dei beni comuni, la svendita delle ricchezze nazionali non abbiano portato altro risultato che il crollo dell'economia, così come poco contano le proteste di un popolo sempre più politicizzato e cosciente a cui vengono sottratti i diritti più basilari: la casa, il lavoro, la salute. Del resto, se il popolo non ha pane, può sempre contare sulle brioches, perché proccuparsene?  Eppure, malgrado la scarsa attenzione che – apparentemente – il governo spagnolo presta alle rivendicazioni degli indignados, gli sgomberi sono sempre più rapidi e puntuali e sono in discussione in parlamento delle modifiche al codice penale che indendono – neanche troppo velatamente – inserire formule pretestuose capaci di rendere fuori legge le pur pacifiche forme di resistenza dei manifestanti spagnoli. E allora, prima che la macchina del potere si metta in moto allo scopo di dimostrare quanto siano pericolosi questi potenziali "terroristi", è il caso di provare a conoscerli

Intervista a Celia Gonzales, attivista e aspirante insegnante

Celia Gonzales

Che cosa rappresenta il 15M per la Spagna e gli spagnoli? Quali sono state le tappe affrontate nel corso di questo primo anno di movimento?

Il 15M è stata una grande sorpresa: è un movimento che rompe con le forme tradizionali di lotta e riesce ad attirare tanto le persone che non hanno mai fatto politica, quanto quelli che l'hanno sempre fatta, e riconquista persino i delusi; quelli che non credevano più nella protesta come forma di lotta capace di cambiare le cose. È, per tanto, un elemento nuovo che non accetta il sistema bipolare e che chiede cambiamenti radicali. Per il paese rappresenta una nuova forma di lotta, per quelli che ne fanno parte rappresenta una speranza e per il governo, siamo "el enemigo". In questo primo anno, il movimento si è organizzato in assemblee nelle diverse città e nei quartieri, poi – dai vari presidi – sono partite diverse iniziative come le banche del tempo, le reti di consumo, gli orti urbani e – soprattuto – moltissimi sfratti sono stati bloccati grazie alla solidarietà popolare.

Quali sono le anime del movimento 15M e quali i suoi propositi?

Il movimento è parecchio eterogeneo, quindi nelle grandi manifestazioni quello che ci unisce è la voglia di non essere merce nelle mani dei politici e dei banquieri. Ma ci sono dei punti fondamentali, punti approvati nelle assemblee e che tutti conoscono. Semplificando, le fondamenta del movimento sono: riduzione dei priviliegi della classe politica, diritto alla casa, diritto al lavoro, servizi pubblici di qualità, controllo politico delle banche e creazione di una banca pubblica, controllo della evasione fiscale, promozione a livello internazionale della TOBIN tax, democrazia partecipativa a tutti i livelli e riduzione della spesa militare.

Appare chiaro come il governo spagnolo tema gli indignados e la loro protesta, in che modo sta tentando di ostacolare il movimento?

Il governo vuole criminalizare il movimento. Ecco perché ha fatto una proposta di legge in cui – tra le altre cose – si scrive che il semplice fatto di convocare una manifestazione via facebook o twitter può essere considerato reato di costituzione o appartenenza a banda armata.

Quali sono i motivi principali della protesta di questi giorni? Quale nuove misure sono state varate che non incontrano i favori della popolazione?

In questi giorni la protesta si concentra sulle modalità di gestione della crisi: si continua a dare soldi alle banche mentre si riduce spesa sociale (educazione, sanità…). Tutti sapiamo che il governo approffita della crisi per smantellare lo stato di bennessere, e questo ci fa incazzare.

Tu, ad esempio, sei in attesa del concorso per l’abilitazione all’insegnamento. Che cosa è accaduto al concorso, quali prospettive ci sono per tutti coloro che – come te – sono in attesa?

Il governo di Mariano Rajoy sta tentando di distruggere la pubblica istruzione: i tagli che sono stati fatti hanno ulteriormente alterato il normale funzionamento del sistema riguardante l'inserimento dei nuovi professori a seguito dei pensionamenti. Fino a poco fa, si riusciva ad assimilare 30 nuovi insegnanti ogni 100 pensionamenti. Oggi come oggi, il rapporto è di 10 ogni 100. Lo scontro tra la Junta de Andalucía (governata da Partito Socialista e Izquierda Unida) e il governo centrale (governato da Partito Popolare) ha avuto come conseguenza la cancellazione del concorso previsto per il prossimo giugno, e gli aspiranti a professori sono piombati in un limbo di incertezza a soli due mesi dal esame. Le prospettive sono nere, anche perché si prevedono nuovi licenziamenti tra gli insegnanti di ruolo (7000 nella sola Andalucía), e questo come conseguenza della riforma che ha aumentato il numero di ore lavorative degli insegnanti così come pure il numero di alunni per ciascuna aula.

Al momento, in che modo riesci a mantenerti? A quali soluzioni stai pensando?

Al momento perceisco n assegno di disoccupazione di 426 € al mese, ma da luglio resterò senza. È un mese che cerco lavoro, ho inviato più di duecento curriculum ma – fino a ora – non mi hanno chiamato per nessun colloquio. Fracamente mi sento un po' smarrita. Mi hanno rubato anche la speranza di lavorare come insegnant, e pensare che nell'ultimo anno – ho vissuto soltanto in funzione dello studio per il concorso; concorso che ora non c'è più.

Come hai vissuto questo anno di resistenza e di lotta con il movimento? Ti sembra che si siano fatti dei passi avanti?

Come ti dicevo, nell'ultimo anno ho dedicato tutte le mie energie allo studio, quindi ho partecipato al movimento un po' meno di quello che avrei voluto. Comunque credo che il grande passo in avanti che è riuscito a fare il 15M nel corso di un anno è quello di aver rotto il tabu della politica. In Spagna prima si parlava molto poco di politica, e ora è l'argomento principale in tutti gli ambienti.

Tu stai tentando di abilitarti all’insegnamento della Storia, per questo ti chiedo: alla luce delle vicende storiche che hanno coinvolto la Spagna negli ultimi cento anni, come leggi la nascita di un movimento come quello del 15M?

È ancora presto per fare considerazioni storiche, ma credo che questo movimento darà inizio a un periodo di forti tensioni sociali. E di tutto questo saranno protagoniste le generazioni truffate. Si tratta infatti di generazioni colte e con una buona formazione: capiscono la fregatura e non la tollerano. Chiaramente la cosa non riguarda soltanto i giovani, ci sono anche i nostri genitori a manifestare insieme a noi, così come c'è tutto il resto della società che soffre la crisi e preferisce manifestare, pur senza le vecchie bandiere. Penso che la Spagna sia il paese delle esagerazioni e delle sorprese. Si dice che nel 1931 "La Spagna si addormentò monarchica e si alzò republicana", anche ora, se penso a un anno fa, mi viene da dire che "ci siamo addormentati apolitici e ci siamo alzati rivoluzionari".

Quali sono – a tuo avviso – i difetti che occorre correggere per migliorare il potenziale rivoluzionario del movimento?

Il punto debole del movimento riguarda il fatto che l'assemblearismo e la ricerca dell'unanimità di consenso non lo rendono operativo. Comunque credo che la rivoluzione si farà ugualmente, il 15M è soltanto una delle sue forme.

Cosa pensi che succederà alla Spagna a livello politico-economico nei prossimi mesi e come pensi direagire a livello personale e collettivo?

Non ne ho idea, l'incertezza governa le nostre vite, quindi sono pronta a sorprendermi: tanto positivamente che negativamente. A livello personale, intendo lasciarmi coinvolgere sempre più nella lotta e comincerò a partecipare e ad animare le reti di consumo cooperativo promosse dal movimento.

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