L’India taglia corto: i marò giudicati secondo le nostre leggi
L'Italia vive ore di rabbia e tensione per le spinose vicende internazionale che coinvolgono i nostri connazionali all'estero. La crisi Londra – Roma per l'uccisione di Franco Lamolinara nel blitz operato dai marines inglesi, va a sommarsi alla già intricata vicenda dei due marò nelle mani delle autorità indiane. Se da una parte il "primo ministro" del Kerala, Oommen Chandy tende una mano a Roma, affermando che l’episodio dell’uccisione dei due pescatori indiani è stato un «incidente molto sfortunato» che non deve «danneggiare le relazioni fra Italia e India», dall'altra la presa di posizione del ministro degli Esteri Somanahalli Mallaiah Krishna, logora inesorabilmente i rapporti tra i due stati. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, fucilieri del battaglione San Marco, saranno infatti giudicati secondo le leggi indiane. E' «una questione di legge del nostro Paese e speriamo che i giudici trovino una soluzione a questo problema» ha affermato Krishna, citato dall'agenzia Pti, a margine di un seminario a Singapore. Il Ministro si è limitato a rassicurare che l'India «gode di ottimi rapporti con l'Italia».
Chandy nei giorni scorsi aveva parlato di «prove inoppugnabili» nei confronti dei due italiani, assicurando che «nessuna clemenza verrà manifestata per gli imputati». Il passo indietro si concilia con la posizione di del Ministro degli Esteri italiano, Terzi, che pur definendo «illegale» la linea adottata dall'India, ha «sempre cercato di non esacerbare i toni per non compromettere una situazione già delicatissima». Il titolare della Farnesina è consapevole che «l'ambiente nel quale ci muoviamo è, lo sapevamo sin dall'inizio, a noi molto sfavorevole».
I due marò sono al momento detenuti a Kollam e rischiano la condanna a morte. Va detto che la diatriba tra Roma e Nuova Delhi è nata sin da quando si è appreso dei fatti avvenuti a bordo del mercantile italiano Enrica Lexie, con l'India che vorrebbe processare in casa propria i militari in quanto l’episodio è collocabile nelle loro acque territoriali. Mentre l'Italia, secondo quanto affermato dai marò, è dell'idea vadano giudati nel nostro Paese perchè i colpi sarebbero stati esplosi quando la nave era in acque internazionali. Inoltre Roma è dell'idea che l'azione degli italiani è da considerare un atto contro la pirateria, «gravissima minaccia contro la quale sono impegnate la comunità internazionale e l'Onu». La stessa Organizzazione delle Nazioni Unite ha fatto sapere che è pronta «a fare tutto il necessario» per risolvere la questione.