L’India chiede un supplemento di indagini sul caso dei marò

Il destino dei marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, come noto, gioca parte del proprio esito sulla giurisdizione delle acque in cui si trovava la Enrica Lexie al momento dell'incidente. Alla diplomazia italiana che contesta la presenza nelle acque internazionali, si è fatto notare che il rientro della nave nel porto più vicino ha assegnato la giurisdizione allo stato indiano. Ora, per rafforzare la propria posizione internazionale, il governo indiano, secondo il quotidiano Hindustan Times, avrebbe deciso di chiedere un supplemento d'indagini all'Agenzia nazionale di investigazione (Nia), creata dopo l'attentato di Mumbai del 2008. In questo modo, i Ministeri dell'interno e della giustizia, afferma il quotidiano indiano, "intendono provare che le leggi indiane sulla sicurezza marittima e sulle acque territoriali non entrano in conflitto con nessuno dei trattati o convenzioni delle Nazioni Unite" e che in particolare la legge indiana sulla sicurezza della navigazione approvata nel 2002 assegna piena giurisdizione sul caso dei due marò. La Convenzione di Montego Bay del 1982, che fa cessare le acque territoriali oltre le 12 miglia dalla costa, potrebbe rappresentare ad oggi l'unico elemento di ricorso valido per l'Italia in sede internazionale, ma l'India ha già dichiarato che l'incidente è avvenuto entro le 20,4 miglia, ovvero nelle acque contigue, in cui, secondo il ministro dell'interno indiano, non si applicherebbero le disposizioni sulla pirateria, valide oltre le 24 miglia.