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L’Europol: cinquemila terroristi minacciano la sicurezza dell’Europa

Il direttore Wainwright: “Le autorità non hanno le capacità necessarie per proteggere la società. Il pericolo viene dalle cellule dormienti, dagli europei addestrati all’estero”.
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“La realtà è che le autorità di sicurezza, ad oggi, non hanno le capacità necessarie a proteggere appieno la società dagli attacchi dei terroristi. Ci troviamo di certo di fronte alla minaccia più seria dopo l'11 settembre Usa”. Quella di Rob Wainwright, direttore dell'Europol – ovvero l'agenzia che persegue la criminalità nel territorio dell'Unione Europea –, è un'opinione secca che farà molto discutere in seno alle istituzioni comunitarie ancora sconvolte dagli attacchi terroristici avvenuti in Francia.

Il numero uno dell'agenzia di sicurezza intereuropèa ha affermato che la situazione è ben più grave di quanto si pensi e che si suppone, non ci sono dati certi a riguardo, che siano più di 5mila i cittadini con passaporto comunitario addestrati in Siria o in Iraq dall'armata estremista dello Stato Islamico e agli ordini, almeno formalmente, dell'auto proclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi.

“La realtà – ha affermato il numero uno dell'agenzia con sede all'Aja, durante un'audizione presso la Home Affairs Select Committee del Parlamento britannico –, ci dice che abbiamo a che fare un vasto gruppo di persone, per la maggior parte giovani, che godono della possibilità di tornare nel proprio paese, avendo così il potenziale o la volontà e le capacità di eseguire attacchi terroristici come quelli avvenuti a Parigi la settimana scorsa. Sono persuaso del fatto che le autorità (in riferimento ai Parlamenti delle singole nazioni, ndr), debbano mettere in campo adeguate politiche per autorizzare le forze di polizia a monitorare le attività dei sospetti terroristi”.

Rob Wainwright, direttore dell'Europol
Rob Wainwright, direttore dell'Europol

Wainwright ha poi sottolineato come una parte fondamentale di tale nuovo monitoraggio debba riguardare i social network, utilizzati secondo le fonti d'intelligence come strumento base sia per diffondere la propaganda jihadista e quindi fare proselitismo, sia per contattare e organizzare le attività terroristiche in tutto il mondo. Al momento, secondo quanto affermato da Wainwright, l'Europol ha stilato un database che contiene i nomi di circa 2.500 sospetti, tra attivisti e fiancheggiatori (il servizio segreto britannico MI5 ha calcolato che sono circa 600 i sudditi di Sua maestà tra le fila dell'Is, mentre per i servizi francesi il numero dei transalpini arruolati nella guerra santa sarebbero circa 1.400) delle falangi armate, cui si deve aggiungere il numero che da tempo sono già operativi nei vari scenari di guerra.

Nelle ore successive all'attacco al periodico satirico francese Charlie Hebdo – in cui hanno perso la vita 12 persone – e negli altri attacchi verificatisi poco dopo (costati in totale la vita ad altre cinque persone), l'agenzia di polizia europea ha invitato ai servizi di sicurezza francesi oltre sessanta segnalazioni relative a possibili ulteriori obiettivi e sospetti attentatori. Wainwright ha sottolineato come le cellule dormienti pongano un rischio ancora più alto per la sicurezza del Vecchio continente. Basti pensare che i due fratelli accusati dello sterminio al settimanale francese, Said e Chérif Kouachi, rispettivamente di 32 e 34 anni, hanno viaggiato in Yemen nel 2011 acquisendo lì l'addestramento necessario per poter eseguire “con successo” l'assalto.

Per tre anni, circa, i due fratelli sono rimasti silenti, come potenzialmente altre decine di centinaia di altre persone che potrebbero attendere solo un segnale, magari diffuso proprio attraverso i social, per compiere altri attentati sul territorio europeo. “In questo momento non stiamo avendo a che fare con cellule terroristiche provenienti solo dalla Siria o dall'Iraq – ha concluso il capo della polizia Europea –, ma con interi network di terroristi presenti in tutto il mondo: dall'Africa alla penisola Arabica, dove i movimenti illegali come al-Qaeda sono divenuti un brand gestito in franchising dai vari gruppi armati”. Wainwright ha poi sottolineato che se la popolazione europea vuole dormire sonni tranquilli, c'è la necessità di migliorare la cooperazione tra i servizi d'intelligence e compagnie operanti nel settore informatico. A settembre scorso Gilles de Kerchove, capo dell'anti terrorismo dell'Ue, aveva stimato che circa 3mila cittadini comunitari erano entrati a far parte delle brigate jihadiste in Sira e Iraq, di cui circa il 30 per cento di questi erano poi tornati tranquillamente in Europa.

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