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L’Europa manda un segnale ad Assad: Francia, Italia e Germania espellono l’ambasciatore siriano

Espulsi gli ambasciatori della Siria da Italia, Francia, Spagnaa e Germania: un atto quasi dovuto nel persistere della inaccettabile repressione del regime di Bashar al Assad.
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Una "decisione congiunta" per mandare un segnale chiaro e diretto al regime di Bashar al Assad. E' questo il senso delle azioni di Italia, Francia, Germania e Spagna che hanno espulso gli ambasciatori siriani, mentre la Gran Bretagna ha ritenuto opportuno allontanare l'incaricato d'affari e alcuni alti funzionari dell'ambasciata. Una decisione che ha immediatamente ricevuto il plauso del Consiglio nazionale siriano, che sottolinea anche la simile mossa del governo australiano. In Italia la Farnesina ha diramato una breve nota nella quale si rende conto di aver comunicato all'ambasciatore siriano a Roma Khaddour Hasan di essere "persona non grata" e di voler estendere ad altri funzionari dell'ambasciata il provvedimento di espulsione. Alla base di tale decisione europea "l'indignazione per le efferate violenze contro la popolazione civile ascrivibili alle responsabilità del Governo siriano", con particolare riferimento al massacro di Hula, nel quale hanno perso la vita oltre cento inermi cittadini.

Anche l'Onu condanna il regime di Assad– In precedenza era arrivata anche la deliberazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che aveva approvato all'unanimità un testo di condanna contro il governo siriano per il massacro di Hula. Nei prossimi giorni, inoltre, il segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon porterà avanti un'indagine specifica per chiarire responsabilità e accertare i fatti, mentre resta ancora senza risposta l'ennesimo appello ad un cessate il fuoco immediato. Il tutto in un clima tesissimo, con il persistere delle violenze sui cittadini e nel perdurare della repressione violenta alla protesta popolare. Un tema sul quale è intervenuto anche un gruppo di studiosi e ricercatori che, come vi raccontavamo ieri, ha lanciato un appello di condanna nei confronti della "posizione e del tipo di copertura mediatica che molti movimenti e testate giornalistiche italiane – da alcune d’ispirazione pacifista e anti-imperialista a quelle vicine ad alcuni ambienti cattolici o filo-israeliani – dimostrano nei confronti della rivoluzione in Siria". Una rivoluzione "spontanea e di natura popolare, nata sulla scia delle altre rivolte arabe, contro un regime corrotto e illiberale"; con la deriva militare della rivolta che è il risultato della "brutale repressione del regime contro un movimento rimasto pacifico per lunghi mesi e che continua a esser tale in numerose località e città".

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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