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L’Europa del 2021: quando gli italiani saranno i camerieri dei ricchi tedeschi

Il discusso ritratto degli Stati Uniti d’Europa dello storico scozzese Niall Ferguson, tra “dominio” tedesco e zone periferiche (Italia e Spagna) che sopravvivono grazie all’assistenzialismo. Ma si tratta davvero di una prospettiva realistica?
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L Europa del 2021

L'Europa del 2021? Uno stato federale, con il centro di gravità in Germania e con Italia, Spagna e Grecia ridotte a zone periferiche, costrette a sopravvivere facendo ricorso ad un costoso assistenzialismo. Un blocco tutt'altro che omogeneo il cui cuore pulsante è rappresentato dal blocco Austria – Germania, modellato da nuove costruzioni sovranazionali e in cui coesistono spinte e "destini" differenti. E' questa la (fortunata) ricostruzione dello storico e saggista scozzese Niall Ferguson, affidata alle pagine del prestigioso ed autorevole "The Wall Street Journal", dal titolo 2021: The New Europe.

Un viaggio nell'Europa del 2021, dieci anni dopo la grande crisi che ha travolto la zona euro, messo in ginocchio la Grecia e sconvolto le economie di Spagna ed Italia, provocando cambi di governo e causando fortissime tensioni sociali. Un futuro nel quale "Some things have stayed the same, but a lot has changed". L'euro infatti circola ancora, anche se nella gran parte dei casi si usano pagamenti elettronici, con il quartier generale europeo che non è più Bruxelles, ma l'austera Vienna. La disoccupazione in Italia, Spagna, Grecia e Portogallo, ormai considerate le zone periferiche degli Stati Uniti d'Europa, ha raggiunto e superato il 20%, tuttavia la qualità della vita non è drammaticamente peggiorata grazie al drenaggio consistente di fondi dalle zone ricche, reso possibile dalla nuova struttura federale. Il nostro Paese insomma, esce drammaticamente ridimensionato dall'istantanea dello storico scozzese, che (un po' grossolanamente, ma con grande efficacia) immagina uno stato tenuto in piedi da meccanismi assistenziali e in cui agli italiani non resta che fare i camerieri ed i giardinieri nelle seconde case dei ricchi tedeschi.

Gli Stati Uniti d'Europa senza il Regno Unito e la Norse League

Il quadro complessivo è completato poi dall'ingresso nella zona euro delle repubbliche baltiche, che assieme alla Polonia, sono i luoghi di canalizzazione degli investimenti grazie al basso costo della manodopera e all'accorta politica estera dei propri governi nazionali. Ma soprattutto lo scacchiere europeo vede la presenza di altre due formazioni di grande peso politico ed economico. Le nazioni scandinave infatti, rifiutando le lusinghe tedesche, hanno deciso di dar vita alla Norse League, un gruppo "autarchico" di 5 nazioni (con l'Islanda oltre a Danimarca, Svezia, Finlandia e Norvegia). Infine, ma non ultima per importanza, la posizione del Regno Unito, dominato dalla guida di David Cameron, che lo scrittore immagina al quarto mandato, saldamente alla guida del Governo e libero dai condizionamenti del Partito Liberal-democratico. Un isolazionismo inglese sancito da un "rischioso referendum", vinto con larga maggioranza dagli euroscettici, che ha permesso ai sudditi di Sua Maestà di restare al riparo dalla crisi, seppur a costi altissimi. Infatti, quella del 2021 è una nazione dipendente dai capitali stranieri, cinesi ed indiani in particolare, che ha operato una re – unione con la Repubblica d'Irlanda, in cui ha trionfato il fronte euroscettico guidato dai conservatori.

La "resistenza" della socialdemocrazia ed il ruolo di Draghi

Una visione d'assieme la cui genesi ha le radici nella decisione di preservare ad ogni costo la zona euro, contrariamente al parere di molti autorevoli analisti. Il ragionamento portato avanti è stato più o meno il seguente: non avrebbe avuto senso abbandonare Italia e Grecia al loro destino, dal momento che la speculazione avrebbe poi colpito il nuovo anello debole della catena (probabilmente la Spagna). Ed è stata questa la direzione verso cui si sono mossi tedeschi e francesi, con l'ausilio fondamentale della Bce guidata sempre da Mario Draghi. Determinante in tal senso la sconfitta di Angela Merkel alle elezioni ed il ritorno alla guida della locomotiva d'Europa dei socialdemocratici:

"E' stata la Spd che ha spinto per la stesura del trattato che ha creato l'Ufficio europeo delle Finanze, di fatto una europea del Dipartimento del Tesoro sede a Vienna. E' stata la SPD che ha accolto positivamente l'allontanamento di britannici e scandinavi, persuadendo i restanti 21 paesi ad unirsi in una nuova struttura federale, Stati Uniti d'Europa, con il Trattato di Potsdam nel 2014. Soprattutto, è stata la SPD che ha sostenuto le azioni di Mario Draghi. Il signor Draghi è andato ben oltre il suo mandato nel massiccio acquisto indiretto di obbligazioni italiane e spagnole che così drammaticamente ha chiuso la crisi del mercato poche settimane dopo il suo insediamento. In effetti, ha trasformato la BCE in un prestatore di ultima istanza per i governi. Ma la mossa di Draghi di allentamento quantitativo ha avuto il grande merito di funzionare. Ampliare il bilancio della BCE ha restaurato la fiducia in tutto il sistema finanziario europeo, proprio come era accaduto negli Stati Uniti nel 2009. Quindi l'unione monetaria europea non è fallita, nonostante le previsioni disastrose dei critici alla fine del 2011. Al contrario, nel 2021 l'euro è utilizzato da più paesi rispetto a prima della crisi".

Ma l'opera più meritoria della socialdemocrazia tedesca, in un mondo dominato dai "nuovi estremismi", in cui la minaccia iraniana ha "costretto" Israele a preventivare un intervento militare (che ha di fatto blindato il Nord Africa ad ogni tentativo di radicale cambiamento nel segno dell'allargamento degli spazi di democrazia), è stata quello di aver scongiurato la crescita dei movimenti nazionalistici nel cuore dell'Europa. Movimenti e tendenze che invece imperano praticamente ovunque e restituiscono l'immagine complessiva di cittadini angosciati dal timore della crisi e sensibili alla propaganda qualunquista, populista e demagogica. Un sistema nel quale la "conservazione regolata" convive con l'assistenzialismo e la solidarietà di matrice socialdemocratica, un panorama geopolitico e istituzionale completamente sconvolto dal riassetto degli equilibri economico finanziari, in cui la supremazia tedesca è anche e soprattutto politica.

Insomma, nello scenario ipotetico raccontato da Ferguson (con un certo pregiudizio anti – germanico), in cui lo stesso Obama è stato vittima del cambiamento e ha ceduto lo scettro al repubblicano Mitt Romney, dovremo fare i conti con un "Nuovo Ordine Mondiale", basato su un difficoltoso equilibrio fra nuove formazioni politiche antagoniste e tendenzialmente autoreferenziali. Una prospettiva smentita già da autorevoli analisti ed esperti di settore, che però conserva una carica dirompente, soprattutto in quanto prefigura un mondo in cui manca completamente ogni "apertura di Sistema", con l'assenza di meccanismi di inclusione sulla scena politica di soggetti in grado di mettere in campo cambiamenti radicali e palingenetici. Insomma, un mondo in cui è l'economia ad aver modellato i contorni politico – istituzionali del Sistema e non il contrario. Ma, del resto, verrebbe da chiedersi quale sia la novità…

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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